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"Lo conosco da tempo" si ritrovò Evie a dire con la gola secca, quasi dovesse giustificarsi.

Per farlo, si era staccata dal muro e fissava un punto indefinito all'orizzonte.
Era il crepuscolo, e il cielo sarebbe stato di meravigliosi colori ma minacciose nuvole si dirigevano nella loro direzione.

Aveva sentito il disperato bisogno di chiedere perdono davanti a quegli occhi chiari che la guardavano di sottecchi sotto i capelli.
Lui non voleva farsi scoprire mentre la osservava, ma Evie sentiva il suo sguardo addosso anche senza controllare.

"I miei genitori gli hanno detto di tenermi d'occhio, tutto qui"

Non seppe mai perché le interessasse tanto dare una spiegazione a quel ragazzo che se ne stava con lo sguardo perso nel vuoto ogni lezione ad aspettare che il tempo finisse.

Lei lo aveva osservato a lungo, ponendosi domande curiose che erano sicuramente più interessanti delle parole del dottor Collins.

Aveva guardato i suoi muscoli del collo contrarsi quando gli veniva chiesto di parlare.
Aveva visto i suoi capelli muoversi mentre scuoteva la testa.
La bocca rosea e sottile contrarsi quando lei stessa prendeva parola per rifiutare cortesemente lo stesso invito fatto a lui.
I suoi occhi che la guardavano mentre veniva sgridata e quando se n'era andata passandogli di fianco.

E in quel momento, appoggiati al muro sotto la tettoia come una settimana prima, desiderava continuare ad essere lei ad osservarlo, e non viceversa.
Le sembrava di essere esposta e nuda, quando in realtà era coperta da spessi strati di stoffa che la nascondevano in modo indecente.

"Non è importante" mormorò il ragazzo. "Non avrei dovuto ascoltare"
Evie si trattenne dal spalancare gli occhi. La situazione si era capovolta.
"Scusa"

Tutto era terribilmente sbagliato e frainteso. Non voleva che il ragazzo pensasse che lei lo stesse incolpando. Non era così che stava andando. Provò l'impulso quasi ingestibile di scuotere forte la testa e dirgli che non si doveva scusare, che non avrebbe mai dovuto farlo.
E invece resto zitta.

Attese che il ragazzo proseguisse ma quello che le riservò non fu quello che si aspettava.
Girò invece timidamente la testa nella sua direzione e la sorprese a guardarlo.

Ed ecco che tornò tutto come un'ondata di ricordi.
Il ragazzo la guardava, lei lo guardava.
Lui iniziava a gridare e lei chiudeva gli occhi.
Li chiudeva sempre.

La sua voce le ripeteva nell'orecchio quanto fosse tutto così surreale e diverso.
Quanto lei lo fosse e quanto lo sarebbe sempre stata. Era colpa degli altri, colpa del ragazzo che ora la guardava dritta negli occhi.
Lei li chiuse.
Lo faceva sempre.

"Non.. Non ti ha fatto nulla, vero?"

Era diverso.
Sospetto e compassione.
Quasi... Incerto.
Diverso dagli altri sguardi.
Diverso da lei, ma così uguale da farle male.

"Nessuno me ne ha mai fatto"

Le parole uscirono così, come sempre, pronte a ripetere quello che molti prima di lui le avevano chiesto.
Mezza verità, mezza bugia.

"Bello il cielo, oggi" disse.
Stava succedendo di nuovo.
La voce le cambiava, le diventava più amara, più sarcastica. Cercava di celarsi dietro le parole, per nascondere quanto in realtà doloroso fosse il silenzio.

Il biondo la guardò confuso, e poi rivolse lo sguardo davanti a loro.
"Sì... Presumo di sì" mormorò stranito.

"Ne ho visti di migliori, sai?" continuò lei. "Centinaia, per la verità, ma questo ha un certo ché di..."
Si fermò a pensare.

"Diverso" e le loro voci si sovrapposero.

Girarono entrambi la testa per guardarsi e lei gli fece un timido sorriso.

"Dicono che domani ci sarà un bellissimo tramonto"

"Dicono?"

Lei inclinò la testa. "Si. Non so come funzioni, ma ho sentito che sarà bello"

A lui bastava.
A lei anche.
Si fermarono entrambi ad immaginare cosa ci fosse al di là delle nuvole.
Troppo, persino per le loro menti che viaggiavano veloci tra le stelle. Troppo poco, perché nulla avrebbe potuto dar loro ciò a cui aspiravano.

"Non ho mai visto un tramonto" sentì sussurrare di fianco a lei.
La voce leggera, persa nel vento, quella usata per raccontare una storia lontana.
Sembrava stesse liberando da sé un macigno enorme, quando in realtà era solo una semplice affermazione.
Semplice eppure così complicata.

"Mai, neppure una volta"

E se la semplicità avesse potuto avere una forma, avrebbe preso le sembianze di quelle parole.
Ferme, sussurrate al vento come segreti perduti nel tempo.
Erano semplici, eppure così complicate.
Forti, eppure così fragili e delicate come petali neri.
E quando Evie parlò, del fiore, ne rimase solo uno.

"Un giorno te ne mostrerò uno, allora"




Lui Non Mi Lascerà Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora