ChrisAvanti, indietro, avanti, indietro.
La mia altalena mostrava ad intermittenza il cielo nuvoloso e il terreno ricoperto di foglie secche.Odiavo l'autunno, come papà.
Diceva che le giornate di autunno erano spente e fredde, il cielo sempre grigio e le foglie sempre morte.
Mettevano tristezza anche a lui.Posai la testa contro la catena arrugginita dell'altalena e la fermai, ricordando il suo volto.
Papà mi aveva regalato i suoi capelli biondi, i suoi occhi grigi e le sue guance rosse.
La mamma invece la sua tenacia, il suo coraggio, ma anche il suo cinismo, la sua cattiveria, me lo ripeteva sempre.
"Tu sei un bambino cattivo, Christopher, proprio come la tua mamma"L'altalena vicino alla mia scricchiolò, segno che qualcuno si fosse seduto accanto a me.
Seppi subito di chi si trattasse, dato che era l'unico che mi rivolgeva parola.«Guarda cosa ho preso?»
Mi mostrò il palmo aperto, che reggeva due piccole pillole blu.«Non ne voglio» scossi la testa. Era strano, ne volevo sempre di quelle pillole, riuscivano a non farmi pensare alla mamma e al papà.
E lui ne recuperava sempre una porzione per me.Me le infilò in tasca lo stesso, senza permesso, e tornò al suo posto.
«Che hai?» mi chiese sospirando.Mi scese una lacrima lungo la guancia.
«È l'autunno, papà dice che mette tristezza a tutti» scrollai le spalle.
Stavo mentendo: quella volta l'autunno non c'entrava nulla, mi mancava il mio papà e basta.
Mi mancava il cielo, mi mancava volare al suo fianco.
Non sapevo se l'avrei più rifatto e quel pensiero non riusciva a farmi pensare ad altro.«A me l'autunno non mette tristezza»
«Senti.. non ti ho mai chiesto quanti anni hai» mi voltai nella sua direzione, volevo cambiare argomento.
«Sette, credo. In realtà dicono che ne ho sette ma non ne ho idea» mi sorrise e guardò il cielo.
A lui questo posto non faceva la differenza. Era felice qui, non l'avevo mai visto triste, e non ne capivo il motivo.
Io lo detestavo.«Come fai a non averne idea? Tutti sanno la loro età. Io ne ho dodici, sono nato il ventuno Gennaio» sputai, ero arrabbiato: mi stava mentendo, tutti hanno un'età.
«T'importa dell'età? Potrei averne dieci oppure sessantacinque! Oppure settanta, ma non ho le rughe» scoppia in una risata che mi provoca un piccolo sorriso.
È riuscito a farmi sorridere in autunno.
Solo papà ci riusciva.«No settanta decisamente no» ridacchio, dando un calcio ad un cumulo di foglie per terra.
Volano in aria fino a ricadere per terra.«Perché non sai la tua età?» mi aggrappo all'altalena, e lo guardo oscillare in avanti e indietro piegando le piccole ginocchia lasciate scoperte dai pantaloncini che tutti i bambini portavano.
«Perché quando mi hanno trovato avevo solo il nome, con me, scritto su una collanina» mi spiega, volando sempre più in alto.
Ed io lo guardavo ammaliato.«E come ti chiami? Non so nemmeno questo»
«Non te lo dico. Non mi piace, me l'hanno messo gli stessi genitori che mi hanno abbandonato»
Avanti, indietro, avanti, indietro e l'altalena scricchiola sempre più forte.
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Deadly Heartbeats
RomanceLa vita di Victoria McLay, figlia dello sfarzo di Seattle, dal cuore e l'anima di ghiaccio, si intreccia in modo inesorabile con quella di quattro ragazzi a capo del rione più malfamato della città: Il Northgate. Sullo sfondo di una città divisa a m...