XXVII ~La parte più viva~

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Victoria

Non ho mai fatto caso alla velocità con la quale il mio sangue defluisce nelle mie vene, ma adesso sembra l'unico suono che le mie orecchie ascoltano, insieme a quello di un respiro regolare.

Il mio corpo sembra drogato, anestetizzato, incapace di muoversi non perché qualcuno o qualcosa glielo impedisce, ma perché ha trovato una pace talmente quieta da aver paura che se muovesse un muscolo, la perderebbe all'istante.

Il leggero soffio affaticato che mi colpisce la spalla è caldo, a momenti scosso da un leggero batticuore che mi rimbomba nella schiena, e disorienta per un attimo i miei sensi.

Dove sono, con chi, perché.
Sono domande a cui adesso non so rispondere, mentre schiudo lentamente gli occhi appesantiti, ritrovandomi un buio pesto davanti.
Un buio che non mi lascia intravedere null'altro che delle mani posate sulla mia schiena, delle braccia che circondano le mie spalle, mentre la mia guancia è posata sulla curva di un collo caldo.

Abbasso lo sguardo sul mio corpo totalmente nudo, poi sul suo, percependo una tranquillità estranea.
Attorciglio la coscia al suo bacino, il mio petto preme contro il suo mentre non ricordo in che momento io mi sia ribaltata a pancia in giù sopra di lui.

Sollevo incerta lo sguardo sul viso sopra la mia testa, quando la sua mano che giaceva sulla curva del mio fondoschiena, si chiude a pugno premendo le sue nocche contratte sulla mia pelle.
Schiude le labbra affaticato, prendendo a respirare in modo irregolare.

Chris sta avendo un incubo.

A confermarmelo è il suo mento che si muove in uno scatto improvviso voltandosi dall'altra parte, poi dall'altra ancora mentre la sua fronte si increspa in difficoltà.

Poso una mano sul suo petto, sollevandomi leggermente per allineare i nostri visi.
Il mio cuore, si risveglia allarmato come se avesse dormito anni interi.

«Chris» le mie labbra mimano, sopra le sue, mentre le sue palpebre si stringono in maniera violenta, e la sua testa si agita da una parte all'altra, facendo cavalcare il suo cuore e il mio a tremila.

«Chris» le mie mani corrono sulle sue guance, fermando il movimento della sua testa.
Ma lui schiude le labbra d'un tratto, ed io mi concentro su queste.

«Mamma, no..» soffia sottovoce, mentre i miei pollici si posano sulle sue guance, esaminando il suo viso.
Mamma.

«Per favore, no» continua, mentre i miei pollici sul suo viso iniziano ad inumidirsi lentamente, facendomi rendere conto che non si tratta più di sudore.
Ma di lacrime, salate, piene di dolore e amare, direttamente dai suoi occhi serrati.
«Lascialo andare..»

«Chris non c'è lei» interseco le dita fra i suoi capelli, passando i pollici sul suo viso per pulirglielo dalle lacrime.
Non ne toccavo da un sacco di tempo, di lacrime, e se è questa la sensazione che si prova nel farlo, preferirei non toccarne mai più.

«Ci sono io, Vic, solo io» ripeto, mentre i suoi denti afferrano il suo labbro inferiore.
Perché sogna sua madre? E perché mentre lo fa, il suo cuore soffre?

Le sue labbra si schiudono ancora in cerca d'aria, sussurrando parole che ormai ho smesso di comprendere, soffocate da sospiri faticosi, mentre le sue palpebre si serrano tormentate.

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