3. Madeleins al cioccolato

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Marzo, 2017

Edward.

Caffè.

Freya odorava di caffè, quella mattina.

Ero passato a prenderla alle otto, come ogni mattina. Tuttavia, essendo sabato, il nostro programma non prevedeva nessuna prova, ma il relax totale. Avevamo deciso, la sera prima, che questa giornata sarebbe stata interamente dedicata a noi stessi e avremmo sfruttato il nostro giorno libero totalmente.

«Prima tappa, mercato.» Mi disse appena salita in macchina. La guardai, e sollevai gli occhi al cielo.

«Ma no,» brontolai.

«Ma si, devo fare la spesa.»

«Perfavore! Ci metteremo meno di mezz'ora. Sono le otto ed è appena aperto. Non ci sarà nessuno.»

Le ultime parole famose.

Quando arrivammo al mercato Borough fu impossibile trovare parcheggio nel raggio di trecentocinquanta metri.
E a quale buon santo non saltano i nervi quando non c'è parcheggio?

«Trovato! Mettiti li, veloce!» Esclamò entusiasta, provocandomi uno spavento.

«Quante volte ti ho detto di non urlare in macchina? Mi spavento.»

Freya si lamentò accennando una risata sotto i baffi, e una volta parcheggiato, scese dall'auto senza darmi il tempo di aprirle la portiera, cosa che, invece, fece lei.

«Qualche volta bisogna ricambiare, cucciolo.» Scossi la testa sorridendo.

Quella mattina c'era un'insolita bella giornata.

Sole, cielo aperto, e addirittura un calore primaverile abbastanza gradevole.Non era mia abitudine andare al mercato, ma alle volte accompagnavo la mia amica, e da piccolo, anche mia madre. E devo dire la verità, ogni singola volta in cui mi recavo in questo posto, mi innamoravo dell'ambiente che c'era, e mi ripromettevo di cominciare a frequentarlo, sfavorendo la frutta e la verdura del market in cui facevo la spesa.

Seguii Freya verso i vari stand di frutta, verdura e qualsiasi altra cosa, osservandola comprare merce e alimentari che sarebbero bastate per altre quattro persone, compresa lei.
«Tieni, assaggia questo. È italiano!» Mi porse un pezzo di formaggio, che per quanto provai a rifiutare, fui costretto a mangiare non solo da lei ma anche dal venditore, che sembrava particolarmente insistente .
E di assaggi ce ne furono altri undici. Un pomodoro, una fragola, un bretzel, prosciutto, qualche tocchetto di cioccolato alla canapa e al peperoncino, un po' di vino bianco, un po' di vino rosso..... e alle dieci esatte avevo appena finito di pranzare.

Lievemente spazientito per la promessa "ci metteremo meno di mezz'ora" mancata, sollecitai Freya a comprare l'ultima cosa e andare via.

«Siamo qui da due ore,» Sbuffai, una volta salito in macchina. « e in ritardo per le prossime commissioni!»
Freya mi guardò con aria dispiaciuta, prendendomi la mano destra tra le sue piccole mani e portandosela al viso. Mi guardò, fingendo di piangere: «perdono, mio signore! Potrai mai accettare le mie scuse?»

Alzai gli occhi al cielo di conseguenza, trattenni la risata e acconsentii a perdonarla. Accesi la radio e questa volta partì Comin' Home Baby di Mel Tormé dal mio cd masterizzato pochi giorni prima con le canzoni del mese di Marzo.

«I'm comin' home baby, now...» sentii Freya cantare. Miracolosamente, la "playlist" mensile sembrava piacerle, dopotutto, la maggior parte delle canzoni inserite erano perlopiù simili alla sua personalità, più che alla mia. «I'm comin'home now, right away.» Le risposi a tono, mentre lei, in sottofondo, ritmava il tempo con il caratteristico do-do-do del brano.
«Adoro questa canzone!» Esclamò. Io sorrisi.
Nel frattempo avevo acceso l'auto e avevo iniziato a guidare verso la prossima meta: Parruchiera.
«È quella di two weeks notice...» Cazzo, sono proprio una ragazzina. Ma la dura verità era che adoravo le commedie romantiche e Sandra Bullock era una delle mie attrici preferite.

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