1. Ita Sit In Aeternitatem

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Poesia è tutto ciò che fa bruciare l'anima di passione

Marzo,2017

Edward era alle prove della sua orchestra, immerso nella dolce e soave armonia che lui, assieme ai suoi compagni, creavano con i loro strumenti, quando il direttore, al termine del pezzo che stavano provando, si sedette e interruppe le prove.

«Ho una notizia.» Avvisò, volgendo uno sguardo tenero ai suoi musicisti, «una notizia da darvi.» Tutti i presenti annuirono. «Il teatro di Vienna...» Già a quelle parole sentì i colleghi trasalire e smettere di respirare per la tensione. «...Ci ha invitato a esibirci sul loro palco a Maggio, con la presenza del violinista di fama mondiale Charlie Davis.» Edward si immobilizzò. Non sentiva il suo nome da tre anni. Tutte le altre chiacchiere furono futili per l'udito del ragazzo perché le uniche parole che poteva sentire erano "Charlie" e "Davis".

Il suo Charlie Davis.

Suo fratello.

Quando il direttore tornò nel suo studio Edward quasi lanciò il suo violoncello per terra per rincorrerlo. «Lei non può farlo.» Disse.
«Salve,Edward, sto bene, grazie.» Ray sbuffò: che scortese. «Non può farlo.» Ripetè, poggiando le mani bruscamente sulla scrivania.

«Cosa significa? Non è sempre stato il tuo sogno il Teatro di Vienna?» Domandò stranito.
«Non si tratta di quello!- Edward sbatté un pugno sul tavolo, sussultando lui stesso per l'insolita forza che vi aveva messo-  Davis  non può suonare con noi!» Annunciò, ma venne subito corretto da Liam che, senza essersi scomposto, sedeva alla scrivania su cui Edward stava sbraitando: «Signor Davis» .
Edward sbuffò: «Signor Davis,» si corresse.
«In ogni caso, perché? Perché lui?»

«Edward, io non vedo alcun problema. C'è qualcosa che vorresti dirmi?» Chiese il direttore. Edward ragionò qualche istante, accorgendosi della grave situazione. Ray non era al corrente dei trascorsi con Charlie e non sarebbe stato appropriato raccontare per filo e per segno la sua relazione incestuosa vissuta qualche anno prima. Si schiarì la gola, tolse le mani dalla scrivania e si sistemò la maglia.
«Scusi per il disturbo, capo.» Disse, per poi sgattaiolare via dall'ufficio del direttore e tornare alla sua postazione. Sentiva gli occhi dell'intero corpo d'orchestra su di lui, per la scenata appena fatta che, probabilmente, tutti avevano sentito. Scosse la testa e prese tra le gambe lo strumento, per poi guardarsi intorno. «Riprendiamo dalla quinta battuta.» Avvisò.

Solitamente era il primo violino a guidare i compagni in caso di assenza del direttore, ma nell'orchestra di Londra era Edward ad assicurarsi che ognuno seguisse i suoi ordini. Questo perché il primo violino della loro orchestra era bravo, si, ma completamente negato per dirigere un gruppo di più di quaranta persone. Fino all'anno prima il violinista era un altro, uno degli amici migliori di Edward, Alec, che aveva deciso di trasferirsi per una migliore offerta alla Scala. A sostituirlo ora c'era un certo Jonathan, con cui Edward era stato, una volta, ma aveva deciso subito di lasciar stare, data la sua personalità a dir poco inesistente.

Le prove continuarono per una successiva ora e, intorno alle otto e venticinque, Ray, tornato sul palco, aveva abbassato le mani e tirato un sospiro di stanchezza. «Ci vediamo domani.» Salutò e poggiò la bacchetta sul leggìo. Edward riordinò i suoi spartiti, prese lo strumento e si alzò dalla sedia, dirigendosi verso la parte più in fondo dell'ambiente, dove tutte le custodie erano raggruppate. Cercò la sua e vi infilò il violoncello.

«Bello show.» Ricevette una pacca sulla spalla da una donna  che ,inizialmente, non riconobbe. Voltandosi, accennò un sorriso imbarazzato.
«Che dire,»pronunciò soltanto.
«Sei pronto per il nostro appuntamento?»Continuò la donna. Edward annuì, prese la sua collega sotto braccio e si diresse verso l'uscita dell' auditorium.

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