Quattordici.

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Due ore dopo, Derek è seduto nella sala d’attesa dell’ospedale, Scott al suo fianco, Peter che cammina a grandi falcate avanti e indietro e Lydia che cerca di tranquillizzare lo sceriffo. Eli, appoggiato alla vetrata, non vuole rivolgere la parola a nessuno.

“Il mio papà dov’è?” chiede il bambino di due anni seduto alla sua destra. Derek non è riuscito a lasciarlo con le assistenti sociali, non dopo che aveva visto Stiles crollare a terra privo di sensi. Vorrebbe rispondergli, sul serio, ma non riesce nemmeno a guardarlo. Sa con certezza che non è figlio biologico di Stiles o l’avrebbe avvertito dal suo profumo, ma non riesce proprio ad accettare la sua presenza. Si alza, lasciando che sia Scott a parlare con lui e raggiunge Eli. “Non voglio parlare” lo anticipa, in perfetto stile Stilinski.

“Infatti voglio parlare io” risponde, appoggiandosi alla vetrata in modo da guardarlo in viso, anche se Eli non incrocia il suo sguardo. “Avrei dovuto dirtelo, lo so. Ho sbagliato, ma anche se odiavo quella missione, dovevo tenerti all’oscuro per proteggerti, così come ha fatto tuo padre. Sapevo di quel bambino, ero convinto fosse figlio di Stiles.”

Eli lo guarda, un’espressione che Derek non fatica a decifrare.
“Lo so” dice. “So che è assurdo pensare che tuo padre abbia potuto tradirci, ma ero accecato dalla rabbia e lui era lì con loro.”

“Lo odio” sputa fuori Eli e Derek si sente un po’ morire dentro. “Ci ha lasciati soli per fingere di avere una famiglia felice. Lui è stato anni con loro, loro erano la sua famiglia e li ha preferiti a noi. Ha preferito quel bambino a me!”

Derek percepisce la rabbia di suo figlio, la sente come se fosse sua. Vede i suoi occhi diventare gialli, un ringhio sordo provenirgli dal petto e non sa come placarla. Lo stringe di getto, ma Eli non ricambia la stretta. Se ne sta lì, immobile, con il corpo che freme per la furia. “Lo odio” ripete tra le zanne. “Doveva rimanere dov’era!”

“Ehi” cerca di calmarlo Derek. “Se fosse rimasto lì, io ora non sarei qui. Papà mi ha riportato in vita, mi ha riportato da te. E ti ama, questo non metterlo mai in dubbio.”

“Non mi ama abbastanza allora! Ama più lui! Li odio entrambi!”

“Quel bambino non ha colpe e ha anche appena perso sua madre” lo rimprovera Derek, stringendogli il volto tra le mani per calmarlo. “E tu parlerai con tuo padre e cercherete di chiarire, okay?”

“Mio padre è in un letto di ospedale senza conoscenza da ore.”

E Derek lo vede crollare. Le zanne si ritirano, il tremore della rabbia si trasforma in singhiozzi e l’odore delle lacrime pervade tutto l’ambiente. Eli gli si aggrappa alla maglia, piangendo disperato, mentre Derek fa del suo meglio per tenere tutti i suoi pezzi insieme, ma non sa come fare.

Dopo alcuni minuti, si sente tirare i jeans e abbassa lo sguarda: Tommy sta strattonando lui e Eli per i pantaloni. “Perché piangi? Hai la bua?” chiede, con i suoi occhioni grandi e azzurri.

Eli tira su col naso, ma non risponde.

“Non ha la bua” risponde Derek epr lui. “Lui è triste perché il suo papà non sta bene.”

“Oh” sembra riflettere il bambino che, sorprendendo Derek, alza le braccia in un chiaro invito ad essere sollevato. Quando Derek lo afferra e lo tiene in braccio, lui si sporge però verso Eli, avvolgendogli il collo come può. “Basino!” esclama, schioccandogli un bacio sulla guancia. “Mio papà anche bua” dice. “Però lui è fotte fotte e anche il tuo!”

Derek quasi piange, così come suo figlio, con le guance ancora rigate dalle lacrime. Tommy gli dà un altro bacio, poi si gira verso Derek. “Boglio mio papà...”

Derek non riesce a mantenere il controllo, lo avvolge, stringendolo in un abbraccio, per rassicurarlo.
“Starà bene” dice, guardando Eli oltre la spalla di Tommy. “Il vostro papà deve stare bene.”

Family All The Way | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora