16. "I breathe" by Vacuum

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Reid e J.J. si trovarono a poca distanza un fucile puntato contro, impugnato da una donna che indossava un grembiule scuro sull'abito di campagna, recante dei bigodini in testa avvolti dai capelli candidi.

– Chi siete? Che ci fate nella proprietà di Wood?– gracchiò quella,– L'avete rapito voi?

– Siamo agenti dell'FBI, signora –, disse J.J.,– Ora prenderò il distintivo e glielo mostrerò, ma lei metta giù l'arma.

La bionda afferrò l'oggetto dalla tasca posteriore del jeans mostrandoglielo, e l'anziana si avvicinò strabuzzando gli occhi per mettere a fuoco.

Dopodiché abbassò il fucile.

– Che cosa ci fate qui? Mica state cercando il vecchio Andreas?

– Più o meno. Lei lo conosceva bene, signora?– chiese Reid.

Quella grugnì qualcosa, agitando una mano in risposta.

– Quel vecchio pazzo! Era l'unico che non aveva un trattore, coltivava tutto a mano e ci metteva il triplo del tempo, ma i rumori gli davano fastidio e odiava farsi aiutare. Quello aveva qualche rotella di fuori, altroché!

I due agenti si guardarono, avendo avuto tutti e due la medesima idea: Andreas Wood non era chi diceva di essere.

– E poi cos'è successo, signora?

– Mah, sarà scappato, non lo so! Si è rinchiuso in casa, non curava nemmeno l'orto ormai, poi è sparito. Sarà morto, non sono mai entrata. Sapete, mi mettono paura, i morti.

– Non si direbbe –, borbottò Reid, gettando un'occhiata al fucile.

– Sapeva se il signor Wood avesse un capanno degli attrezzi?– domandò J.J., guadagnandosi un'occhiata piena di sospetto, tanto da aggiungere– Aveva dei parenti che reclamano la proprietà del terreno, dobbiamo accertarci dello stato dei luoghi.

L'anziana sventolò ambo le mani in aria.

– Nah, aveva solo una pala e una zappa, forse un martello... ma non aveva un capanno. Teneva tutto all'aria aperta, quel vecchio pazzo.

I due agenti gettarono un'occhiata alle loro spalle e Reid si avviò verso il retro mentre J.J. congedava la signora con tanto di sorrisi imbonitori, per poi raggiungerlo una volta ottenute tutte le informazioni che le servivano.

– Non vedo attrezzi, qui –, le disse il dottore, girando di nuovo attorno all'abitazione per tentare di aprire la porta d'ingresso.

Non vi riuscì e dovette tentare per due volte prima di riuscire a sfondarla con un calcio, generando una densa nube di polvere che solo una volta diradatasi svelò il contenuto della casa.

Quattro occhi sgranati ne osservarono l'interno, quasi sopraffatti da ciò che videro: le pareti erano tappezzate per intero di fotografie che ritraevano tutte la stessa persona.

Reid rispose l'arma, avvicinandosi per avere la conferma di ciò che stavano guardando, voltandosi poi verso J.J., che annuì.

– Quella è Bea.

– Sì... in ogni fase della sua vita, da quando era adolescente.

Spencer era incredulo e guardò l'infinito numero di immagini appese ai muri, finché la sua partner non richiamò la sua attenzione indicandole qualcosa che troneggiava al centro della stanza.

– Un pianoforte –, osservò Spencer, che sedette sullo sgabello con l'intenzione di saggiare le condizioni dello strumento, notando però un difetto.

– La casa è in pendenza?– domandò muovendosi sulla seduta, ma l'altra scosse il capo, avvicinandosi.

– Guarda, il pavimento si muove.

The kiss of JudasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora