20. "Message in a bottle" by The Police

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Il rientro alla base fu quasi una liberazione per Bea, che si diresse da Hotch senza nemmeno rispondere ai saluti degli altri.

L'invasione quasi rallegrò il capo dell'unità, che non poté fare a meno di notare come la sua pupilla stesse tornando fuori con tutti i suoi difetti in primo piano.

– Che significa che vogliono silurarti?

– Bentornata –, rispose algido l'uomo, guardandola appena.

– Sto aspettando una risposta.

Quello la invitò a sedere, facendo poi lo stesso.

– La Knox ha detto che avrebbe fatto domanda per la mia sospensione, ma ad oggi non c'è ancora nessuna comunicazione ufficiale, quindi possiamo stare tranquilli.

Il corpo di Beatrix si distese, dandole modo di poggiarsi allo schienale.

– Quella bambola non è nemmeno capace a mandare avanti un'accusa come si deve, e vuole far sollevare te.

– L'hai notato anche tu.

– Io quella nanerottola del suo avvocato me la sarei mangiata a colazione!

– Non ho dubbi –, rispose Hotch, sollevando le sopracciglia,– Allora. Vuoi sapere qualcosa di più sull'ultimo cadavere?

La donna lo guardò decisa.

– Voglio vederlo.

Il suo capo ne studiò il linguaggio del corpo, trovandosi un muro davanti: era seduta in posizione neutrale, nulla sembrava turbarla e il suo viso era inespressivo.

– Beatrix, sii te stessa. Devo capire se sei pronta.

– Hotch, devo vederlo.

L'uomo si alzò facendole cenno di seguirlo. I due scesero le scale per poi dirigersi all'ascensore e da lì arrivarono all'obitorio.

Le fece capire di dover attendere e andò a parlare con un ragazzo, che aveva tutta l'aria di essere un'assistente. Tempo due minuti ed ebbero il permesso di avanzare, entrando nella stanza del coroner, dove il medico aveva già sistemato il cadavere sul tavolo di metallo.

Il freddo penetrò nelle ossa di Beatrix quando ella poté mettere gli occhi sulla vittima: i segni di tortura erano gli stessi che aveva lei, nelle stesse posizioni.

– Come fa a ricordarlo così bene?

Hotch la guardò, chiedendo:– Che cosa?

– Dove mi ha marchiata. Guarda, ha le mie stesse cicatrici –, rispose la donna, passando un dito su un segno tondo lasciato da una sigaretta.

– Lo fa per farti rivivere le torture. Cerca di piegarti.

La donna inclinò il capo da una parte.

– Ormai quel periodo è passato, mi ci sono abituata.

Poi si chinò per osservare meglio i tratti della vittima.

– Non ha nessun segno che possa collegarlo al precedente spartito, vero?

– Già. Sembrano semplici messaggi per te.

Lei scosse il capo.

– La persona che sta mietendo queste vittime non è un semplice imitatore. Forse... forse ho qualche elemento per un profilo. Rientriamo?

Hotch fu il primo a voltare le spalle al cadavere e la donna ne approfittò per spendere qualche minuto con quell'uomo. Lo guardò bene, sfiorandogli il viso con una mano guantata.

Il pensiero che avrebbe potuto esserci lei al suo posto le gelò il sangue nelle vene.

Il pensiero che avrebbe potuto esserci lei al suo posto le gelò il sangue nelle vene

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