"Sarò onesto con te. Hai perso tutto stanotte. Ma se senti ancora qualcosa dentro che ti spinga, anche ciecamente, verso una nuova meta... perseguila. Corri e non guardarti indietro. Noi umani siamo fatti così."
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Quartier generale di Central City. A mattina inoltrata, il sole batteva sull'ampio atrio principale della struttura, risplendendo sulle scalinate bianche. All'interno vi era uno scambio perpetuo di vari suoni. Chiamate e squilli che interrompevano conversazioni, rumori di matite, penne e taccuini. Varie carte che cadevano o venivano riordinate.
Nei corridoi di quegli uffici, vari uomini dalle divise blu. Erano appartenenti alle forze armate di Amestris. Tra i ranghi più bassi vi era un costante viavai mentre i maggiori sembravano prendersela comoda.
Puntuale come suo solito, un giovane ragazzo dalla divisa senza stelle saliva le scale. Sembrava quasi dovesse forzarsi ad apparire composto seppellendo il desiderio di correre su per le scale energicamente. Lasciò scorrere la mano sul corrimano fin quando non incrociò un uomo molto più alto e vecchio di lui.
"Colonnello Generale Cyrus."
Il ragazzo salutò con un'espressione impavida mentre il Generale lo guardò dritto nei suoi occhi sottili ed eleganti.
"Caporale Adler. Buona mattinata. Avresti cinque minuti per me?"
"Certamente signore."
L'uomo gli sorrise e continuò con un tono gentile.
"I miei uomini hanno finalmente individuato il covo di quei criminali. Ho intenzione di dirigere l'attacco stasera. Tuttavia tra i miei subordinati mi pesa l'assenza di un cecchino. Ti andrebbe di assistermi?"
"Mi perdoni signore. Mi trovo costretto a rifiutare. Come ben saprà sono alle dipendenze private del Colonnello Roy Mustang. Non ho voce in capitolo senza il suo ordine."
L'uomo più anziano tentò di mantenere la sua faccia serena, ma non poté che sfuggirgli una smorfia di disprezzo. Nero continuò.
"Se siete venuto a chiederlo a me, presumo abbiate già ricevuto un "no" dal colonnello. Sono desolato."
Nero riprese a salire le scale ma qualcosa lo bloccò.
il maggiore gli aveva afferrato un braccio.
"Perché? Non ha alcun senso. Ormai fai parte dell'esercito da anni e siamo tutti al corrente dei tuoi talenti. Eppure non hai mai ricevuto nessuna promozione da quella volpe di Mustang. Ha in mente qualcosa. Perché non lo lasci perdere? Entra a far parte dei miei ranghi. Io ti darò il rispetto che meriti, Adler."
"Mi dispiace. Non posso proprio accettare il vostro invito. È tutto. Con permesso"
Il ragazzo dai capelli scuri liquidò il generale, che si voltò e continuò a scendere le scale, come se quella conversazione non fosse mai avvenuta.
Raggiunto il piano superiore, il giovane si specchiò nel pomello della porta. Cercò di sistemarsi i capelli, scompigliati come sempre e si assicurò di essere perfetto da cima a piedi. L'uniforme gli stava a pennello, se l'era fatta stringere appositamente da una sarta perché più strette erano introvabili. Tirò un forte sospiro e infine bussò.
Il suo battito cardiaco accelerava. La porta si aprì.
"Caporale Adler?"
"... Tenente Hawkeye".
Ad aprire la porta purtroppo non fu Roy. Ma il suo fidato braccio destro, la temibile Riza Hawkeye. Una donna di media statura dagli occhi castani e i capelli color miele, raccolti dietro la nuca.Nero la salutò in quanto sua superiore e poi chiese di poter vedere il colonnello.
"Il colonnello è molto occupato al momento."
"Uh.. Veramente sta dormendo. lo vedo da qui."
"Cos-... Be quando si sveglierà sarà molto occupato."
"Ma-"
"È una questione urgente?"
"... No."
"Allora può attendere. Ci rivedremo tutti in sala ricreativa, sii un po' paziente."
La donna sapeva essere tanto tagliente e sbrigativa quanto dolce e comprensiva. Sorrise a Nero e chiuse la porta. Dall'altra parte del muro si potevano udire distintamente il colonnello e la tenente discutere dei pisolini sul posto di lavoro. Nero posò le mani sui pomelli della porta, come per aprirla. Qualcosa lo fermò. Un altro mondo si dilagava oltre la soglia. Tutti i più fidati uomini del colonnello lavoravano in quell'ufficio, ma lui no. Perché? Non era abbastanza? Gli tornavano in mente le parole del maggiore con cui parlò pochi minuti prima. Nero scosse la testa.
"Alla sala ricreativa. " Ripeteva, asciugandosi il sudore dalla fronte.-
Seguii l'indicazione della tenente Hawkeye, e verso mezzogiorno gironzolavo nei pressi della sala ricreativa. Ma di lei o del colonnello nemmeno l'ombra. Incrociai invece una vecchia compagnia.
"Ehi ehilà! Buongiorno"
"Oh, Sottotenente Havoc". Jean Havoc era un uomo moderatamente muscoloso dai capelli corti e gli occhi blu. Se ne andava sempre in giro con una sigaretta in bocca, ma non fumava mai all'interno degli uffici.
"Come andiamo caro ex compagno di dormitorio? Che fai qui a zonzo? Stai pensando a qualche bella ragazza?! Se è così ti ordino subito di dirmi il suo nome!"
"Niente del genere signore."
"Dai! chiamami solo Jean. Niente ragazze quindi eh... non me la bevo. Sei in quell'età. E mi pesa ammetterlo ma ti stai facendo proprio carino!"
"G-grazie?"
"Non era un complimento! Ricevo già troppa competizione da quel diavolo del colonnello."
"Già. Il colonnello è davvero un bell'uomo."
A quelle parole la sagoma sfocata di Roy mi apparve nella mente come un lampo, ma sufficiente per lasciar cadere il mio sguardo nel vuoto. Ovviamente Havoc pensò si trattò solo di una reazione demoralizzata, per incoraggiarmi mi sorrise e mi diede un'energetica pacca sulla spalla.
"Ehi noi non siamo da meno!"
Cercai di sorridergli."Dovrei sentirmi lusingato o temere che stiate complottando alle mie spalle?"
Una terza voce si aggiunse alla conversazione.
Appoggiato a un muro, il colonnello Roy Mustang. Sembrava prendersela comoda, come suo solito.
Era un uomo poco più alto di me, dai capelli corvini.
Nei suoi sottili occhi neri, il riflesso di un me che sapeva nuotare in ogni oceano del mondo.
Un me che lui approvava, e di conseguenza, anch'io.
Lo salutammo entrambi, tesi. Ma non durò troppo."Ehi colonnello, potrebbe accendermi una sigaretta?"
"Certamente Havoc."
Con uno schiocco di dita una scintilla fu sprigionata dalla mano del colonnello, generando una fiamma forte abbastanza da polverizzare l'intera sigaretta.
"N-no... era l'ultima..."
"Stupido. Sai bene che non si fuma qui. La prossima volta che mi chiedi una cosa del genere ti metto a riordinare tutti gli archivi."
"Colonnello, la tenente Hawkeye le ha parlato della mia visita?" Mi feci strada con le parole fra il siparietto comico dei due.
"Sì... sì me l'ha accennato. Che hai da chiedermi?"
Di colpo, sentii il mio stomaco pesante come il piombo e il cuore pulsare in modo invadente.
"Una cosa da nulla... davvero. La tenente ha fatto bene a non disturbarla. Comunque. Mi son portato molto avanti col lavoro, non che vista la mia posizione avessi troppo da fare. Salvo imprevisti dovrei avere il sabato libero. Le andrebbe di venire a casa mia? Non l'ha ancora vista da quando siamo stati trasferiti a Central City, poi potremmo uscire e prenderci qualcosa da mangiare."
Il colonnello mi osservava, con uno sguardo che sapeva perforare l'anima. La nostra differenza di altezza si faceva sempre più grande di quanto non fosse.
Havoc era un terzo incomodo che assisteva alla scena curioso. Al quadro si erano aggiunti la tenente Hawkeye e il sergente capo Fuery.
"Caporale Adler. Sei venuto dritto nel mio ufficio per recapitarmi un puerile invito?"Parlare col colonnello ultimamente era diventato come raccogliere delle rose spinose a mani nude. Nonostante il dolore, la loro bellezza era troppo inebriante.
"E comunque sia, sono troppo occupato questo sabato."
"Capisco. Perdoni la mia sfacciataggine."
Qualcosa nello sguardo di Roy si intenerì.
Roy Mustang. Un colonnello pigro, ma furbo e autoritario. Un temibile avversario, che in guerra si guadagnò l'appellativo di "eroe di Ishval", un potente alchimista di stato e- cos'altro? come se il tempo si fosse fermato solo per me, guardavo le spalle dell'uomo che ora se ne tornava a lavorare accompagnato dalla tenente Hawkeye.
Un padre. Un fratello. Un amante. Un amico.
Stancante. Era tremendamente stancante.
Amarlo in tutti questi modi allo stesso tempo."Ehi Nero, tutto bene?"
Venni riportato alla realtà da Fuery. Era un giovane di bassa statura dagli occhi e capelli neri. Si occupava del reparto comunicazioni.
"Sì, Non si preoccupi."
"Mustang sa proprio essere insensibile alle volte." Brontolava Havoc.
Volsi il mio sguardo alle tasche di Havoc.
La sera mi inoltrai verso l'uscita del quartier generale, avevo terminato il turno diurno.
Accesi la prima sigaretta.
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Il Caporale e il Colonnello di fuoco
Fanfiction"Sarò onesto con te. Hai perso tutto stanotte. Ma se senti ancora qualcosa dentro che ti spinga, anche ciecamente, verso una nuova meta... perseguila. Corri e non guardarti indietro. Noi umani siamo fatti così." La storia riprende gli eventi di FMA...