Il fumo si ergeva dal basso accatastandosi in cielo.
Il vento alimentava le fiamme e trasportava l'odore del fumo misto a quello dei cadaveri bruciati. Varie pattuglie di polizia ispezionavano la zona per ricostruire la scena del delitto. Una famiglia, madre, padre e figlio, fu assalita da una banda di cinque persone in casa loro con l'intenzione di ucciderli e derubarli.
Il padre corse via. Morì, sparato all'occhio destro.
La madre urlò pietà. Che stupida. Se avesse taciuto forse sarebbe sopravvissuta. Morì anche lei, sgozzata.
Le sue urla disperate attrassero un alchimista di stato novizio che passava di lì.
Roy Mustang, diciannove anni. Il caso della famiglia Adler.
I ladri non avevano ancora ucciso il ragazzino, ma gli puntarono una pistola in fronte, mentre questo singhiozzava e piangeva. Aveva otto anni. Non riusciva a dare una risposta per tenersi salva la vita. La sua intera famiglia era stata distrutta in pochi minuti. Che senso aveva continuare a vivere?
"Dai, fallo fuori e andiamocene. Se sapesse dov'è il resto dei soldi avrebbe già cantato da un pezzo, Flint."
"Datti una calmata Tim. Da quando uccidiamo i bambini a cuor leggero?"
I due ladri discutevano se uccidere il piccolo Nero o meno come se fosse una decisione salottiera.
"È quello che avrei voluto chiedere ai tre tizi che avete lasciato qua fuori, ma son bruciati tutti troppo in fretta."
Una terza voce si aggiunse casualmente alla conversazione, i due uomini si voltarono e furono sorpresi da un giovane Roy Mustang. Dietro di lui sembravano disperdersi delle fiamme in giardino.
Flint fu quello più veloce a reagire, istintivamente cercò di sparare a Roy ma questo era già due passi avanti a lui, con uno schiocco di dita generò una scintilla di fuoco che carbonizzò l'uomo all'istante.
"Bastardo!" Tim estrasse un coltello e si avventò sull'alchimista.
Un proiettile gli perforò la fronte da dietro, e cadde morto davanti a un confuso Roy.
Quando Flint morì, Nero afferrò la pistola caduta e sparò immediatamente a Tim. Un tiro freddo e perfetto diretto alla nuca, sparato senza alcuna esitazione.
Il bambino si lasciò cadere sulle ginocchia, mentre le fiamme del suo salvatore iniziavano a divorare il salotto. Ogni cosa si trasmutava in cenere che gli scivolava tra le dita.
"Dobbiamo uscire di qua ragazzino!"
Roy prese in braccio Nero scappando dall'abitazione crollante.
Pochi minuti dopo, la polizia venne a ispezionare la scena del crimine. Roy tenne il ragazzino in custodia nella sua macchina. Di orfani ne aveva visti tanti. Ma nello sguardo di Nero trovava qualcosa di estremamente irritante. Non c'era più nessuna fiamma che ardeva. Così giovane e così vuoto. Un'idea iniziò a formarsi nella mente del machiavellico alchimista.
"Sarò onesto con te. Hai perso tutto stanotte. Ma se senti ancora qualcosa dentro che ti spinga, anche ciecamente, verso una nuova meta... perseguila. Corri e non guardarti indietro. Noi umani siamo fatti così."
Nero alzò lo sguardo.
"Ti sentirai più volte come un idiota che vaga senza meta. Va bene. Ti interrogherai più volte sul senso di tutto questo. È ok. Finché hai quella scintilla, potrai contare su di me. Sul mio sostegno. Sarò il tuo tutore. Ma se non hai nemmeno il coraggio di ricominciare, allora scendi da quest'auto."
-
Il fumo si ergeva dal basso accatastandosi in cielo.
Rinvangando vecchi pensieri la sigaretta mi si spense in bocca. La buttai nel posacenere che tenevo su un tavolino della veranda, dentro ne erano presenti altre otto. Certo che con il mio stipendio avevo avuto la fortuna di permettermi una casa davvero carina. Ci misi poco ad ambientarmi, la acquistai a rate, dopo che richiesi trasferimento a Central City. Fu anche uno dei primi grossi acquisti che feci da solo. Il colonnello aveva badato alle mie spese per la maggior parte della mia vita. Anestetizzandomi in vecchie memorie, un sorriso apparve sul mio volto.
Decisi di seguirlo. Decisi di entrare nell'esercito, per lui. Decisi di diventare un tiratore scelto per proteggergli sempre le spalle. I nostri desideri crebbero insieme. La mia dedizione per lui e la sua ambizione. L'insegnarmi a prendere la mira e sparare era il suo linguaggio d'amore. Il mio era aspettarlo ogni sera, chiedergli della sua giornata, pregare ogni giorno non scappasse via.
Quelle notti a lume di candela erano ciò che respirava vita nei miei polmoni.
Ma con l'andare del tempo, forse fu la stasi ad ucciderci.
Quando fui abbastanza grande per vivere da solo, venni trasferito ai dormitori di East City.
Perché?
Il colonnello iniziò ad essere dissuasivo nei miei confronti.
Pensai mi stesse mettendo alla prova. Quando lui e i suoi sottoposti vennero trasferiti a Central, chiesi di venire anch'io. Lui accettò, ma vedevo indecisione e dubbio nei suoi occhi.
Ormai erano giorni che io e il colonnello non condividevamo un pasto assieme.
Perché?
Mi accesi un'altra sigaretta e feci un lungo tiro.
Iniziava a fare freddo, quindi rientrai dentro. La mia casa era un po' incasinata. In principio era arredata secondo i gusti di Roy- Che a dir la verità non conoscevo nel dettaglio, quindi l'arredo era finito per somigliare a una sottospecie di ufficio poliziesco sui toni del verde. Mi diedi un'occhiata sullo specchio dell'andito.
Il solito me. Capelli neri e scompigliati. Occhi sottili e verdi. Avidi. Dovevo decisamente farmi una doccia, a breve avrei avuto il turno notturno.
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Il Caporale e il Colonnello di fuoco
Fanfiction"Sarò onesto con te. Hai perso tutto stanotte. Ma se senti ancora qualcosa dentro che ti spinga, anche ciecamente, verso una nuova meta... perseguila. Corri e non guardarti indietro. Noi umani siamo fatti così." La storia riprende gli eventi di FMA...