Capitolo 21: Roy e Nero

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Trovò Nero quand'era solo un giovane alchimista in erba. Il sangue freddo del bambino che nel mezzo del caos tagliò l'aria con un proiettile spietato, fu ciò che lo ispirò a prenderlo con sé. Avrebbero camminato insieme nel nobile intento di servire il paese con onore, avrebbe riforgiato il talento del ragazzo nella sua spada più fedele a affilata.

A questo ambiva Roy Mustang.

Non immaginava nemmeno l'immensità del carico che si stava assumendo. Ma allora era solo un giovane cadetto, ingenuo e dedito all'esercito.

In Nero un po' si rivedeva; anche a lui furono sottratti i genitori in tenera età. La prima lezione che impartì al bambino divenne il loro mantra:

"Sarò onesto con te. Hai perso tutto stanotte. Ma se senti ancora qualcosa dentro che ti spinga, anche ciecamente, verso una nuova meta... perseguila. Corri e non guardarti indietro. Noi umani siamo fatti così."

Furono quelle parole a respirare nuova vita nel giovane. Nei loro primi mesi di convivenza stabilirono il loro rapporto di insegnante e allievo. Nero era troppo giovane per iscriversi all'accademia militare, quindi fu Mustang a impartirgli l'arte del combattimento. Come si aspettava, si ritrovò davanti un talento smisurato. Gli insegnamenti di Roy non si limitavano alle pistole e le spade, ma anche alla disciplina da rispettare in ambito militaresco. Tuttavia, si rese conto che per farlo avrebbe prima dovuto dispensare un'educazione a Nero, che era stato privato dei genitori durante il fiore della sua formazione culturale. Gli insegnò dalla geografia alla storia, e i due passarono sempre più giornate insieme.

Col tempo, Nero riprese a parlare, prima taciturno per via del trauma a cui era stato sottoposto. Ora in Roy iniziava a vedere un punto di riferimento. Un castello in cui si sentisse al sicuro. Roy d'altro canto, rimaneva una figura severa e quasi inamovibile, che talvolta mostrava un lato tenero e amoroso. Conquistare il suo amore era una sfida, e Nero viveva le sue giornate combattendo con se stesso, dimostrando di essere degno della sua approvazione. Quella era la sua nuova meta, e avrebbe lottato per raggiungerla.

Un anno dopo, Roy superò l'esame per diventare alchimista di stato, assumendo il nome di "Alchimista di Fuoco".

Insieme al suo titolo, soffiarono venti di cambiamento. Gli impegni di Roy iniziarono a tenerlo lontano da casa, lasciando il piccolo Nero in solitudine. Alle volte, tornava a notte inoltrata, e per quanto severi potessero essere i suoi rimproveri, non c'era modo di fermare Nero dall'aspettarlo in piedi fino all'alba. Se non fosse tornato, lo avrebbe cercato. Se avesse trovato il suo corpo, sarebbero morti insieme.

Quando invece stava a casa, l'addestramento era sempre più intenso e logorante.

Per allenare i suoi riflessi, lo avvezzò a schivare le scintille della sua devastante alchimia di fuoco. Fu un percorso graduale, ma comunque al dir poco pericoloso.

La cosa più paradossale, fu come entrambi lo ritenessero un male necessario. Roy conosceva i pericoli di quel folle mondo, e oltre che un servo della nazione, voleva creare qualcuno che vi potesse sopravvivere senza alchimia.

Per Nero quei muri di fiamme erano l'ultimo ostacolo tra lui e l'affetto di Roy. Nient'altro contava.

Furono tre lunghi anni estenuanti.

Scoppiò l'insurrezione di Ishval, e per porne fine una volta per tutte, il comandante supremo impiegò tutti gli alchimisti di stato come armi umane per fare tabula rasa di Ishval.

Ciò includeva Roy.

Fu proprio a Ishval che l'ingenuo idealismo dell'alchimista di fuoco fu spezzato una volta per tutte. Mucchi di corpi carbonizzati si accatastavano nei distretti, mentre i suoi vortici infuocati ingoiavano e mietevano sempre più vittime. Lo scoppiettio delle fiamme non sovrastava le urla di tutte le innocenti vite che cadevano sotto lo schiocco delle sue dita. Nessun altro posto era più degno del titolo di "inferno".

Il Caporale e il Colonnello di fuocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora