Capitolo 5

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I've seen that look in your eyes
It makes me go blind
Cut me deep, the secrets and lies
Storm in the quiet
Feel the fury closing in
All resistance wearing thin
Nowhere to run from all of this havoc.

————

Lauren's pov

Credi il fato si sia dimenticato di te solo perché ti ha concesso degli anni spensierati, ma il suo potere sta proprio nell'inganno. Non importa quante strade percorrerai, prima o poi un bivio incrocerà la stessa.

Il mio bivio era a forma di croce e aveva il nome di Camila. Una croce da portare, una croce sul passato, una croce su cui scommettere quando la moneta frullava in aria.

Era tutto appena ricominciato e già sentivo le farfalle nello stomaco. Per quanto volessi ritenermi superiore alla competizione, al confronto, non potevo negare di aver scelto il lavoro per cui ogni sfida vale una vita e stavolta in gioco ce ne erano ben due. Mi esaltava sapere che una di queste era la mia. Per diversi anni mi ero nascosta dietro gli errori altrui per non guardare in faccia i miei, ma il destino mi aveva messo davanti qualcosa di più simile della mia stessa faccia: lo sguardo di Camila.

Io e lei eravamo uguali. E non c'é cosa più crudele dell'assomigliare a qualcuno in tutte le parti che vuoi dimenticare di te. Camila non mi permetteva di fare ammenda. Era il peccato dopo la preghiera, il motivo per cui ogni confessione sarebbe stata quasi una bugia. E niente mi eccitava più della dannazione.

Spalancai la porta dell'appartamento. A grandi falcate tagliai la stanza obliquamente e stappai la bottiglia di whiskey.

«Ehi, sono tornata prima!»

Ignorai Normani. Versai un bicchiere intero e lo scolai tutto d'un sorso.

«Woo. Non sono nemmeno le cinque del pomeriggio. Pensavo avessimo smesso con le cattive abitudini.» Ridacchiò, probabilmente facendo riferimento a qualche vecchio aneddoto. Era proprio ciò che non volevo, pensare a come i tempi andati tornavano puntualmente a presentarsi.

Versai un altro bicchiere. Solitamente non si spegne il fuoco col fuoco, ma questo non vale per il fuoco mio e di Camila.

«Ok..» Si mise a sedere lentamente, corrugando le sopracciglia. «Dev'essere stata una giornata pesante.» Sapeva di dover lanciare un sassolino per far esplodere la mina prima di camminarci sopra, ma stavolta anche lei pareva impreparata. Per questo non si manda un uomo ingenuo a guerra, per non farlo morire.

Mi conosceva meglio di chiunque altro, non solo era la mia migliore amica ma anche la mia coinquilina, eppure esistevano delle parti di me che nemmeno Normani conosceva. Solo Camila vi aveva camminato, perché solo lei aveva le stesse zone d'ombra. Le persone cercano la propria anima gemella, noi avevamo trovato qualcosa di ancora più raro: la stessa mente.

«É per l'ultimo caso a cui stai lavorando? Il cliente Ti sta dando filo da torcere?»

Versai un altro bicchiere.

«Ok, già che ci sei, condividi.» Indicò la bottiglia con lo sguardo ed io l'accontentai. Non mi piaceva trangugiare risentimento da sola, era uno spreco di soldi e di qualità.

Le porsi il bicchiere e dopo aver svuotato il mio, cedetti alla sua volontà. «Non é il cliente il problema, ma l'avvocato.»

«Ti fai innervosire così da un tuo collega? Lauren, non avrai problemi a rimetterlo al suo posto in tribunale.»

Mi voltai di scatto, serrando la mascella e col dito puntato verso la persona sbagliata: «Non é una mia collega. É l'ultima persona con la quale lavorerei.»

«Ok... Non so cosa sia successo, ma questa ragazza già mi piace.» Strizzò l'occhio nella mia direzione, ma nemmeno il sarcasmo, in questa occasione, poteva aiutarmi a ridere.

«Ti piacerebbe lo stesso se ti dicessi che si tratta di Camila Cabello?»

Tossì nel bicchiere, strabuzzò le pupille e per un secondo attese la mia risata, ma il purpureo sul mio volto testimoniò la serietà dell'accusa.

«Non é possibile.» Il sibilo impercettibile punse con un bruciore diverso il mio stomaco.

«Ah no?! Si é seduta nel mio studio proprio questa mattina. Con quella faccia da sbruffona...» Sospirai rumorosamente, camminando su e giù per la stanza.

Non riuscivo a togliermi di testa l'espressione compiaciuta del suo volto; sapeva di cogliermi alla sprovvista e si beava già del vantaggio; la sfida era cominciata molto prima di quanto io immaginassi. Era davvero terminata, poi? La distanza aveva spento il fuoco, ma chi pensava alle braci?

«Questa é una notizia... fantastica.»

Il sorriso sul volto di Normani mi confuse e alterò allo stesso tempo. Non so cosa avesse in mente, ma erano due pensieri diversi i nostri. Non c'era niente di fantastico nel doversi comportare bene con chi aveva passato gran parte della sua vita a fare l'opposto con me. Non c'era in gioco solo la mia reputazione, ma un valore più grande fissato da tempo come premio per la nostra rivalità. Non esistevano pareggi e non importavano le vittorie: gustavamo solo le sconfitte. Non era fantastico per niente essere di nuovo disposta a sfoggiare la parte peggiore di me pur di scoraggiare la sua.

«Normani, voglio fare bene il mio lavoro e questo non mi aiuta per niente.»

«Io credo proprio di sì.» Balzò in piedi prima che potessi recriminare e mi afferrò per le spalle: «Finora sei stata eccezionale, ma bisogna ammettere che hai avuto avversari poco degni del tuo nome. Finalmente puoi confrontarti con qualcuno del tuo livello e, senza dubbio, vincere. Non sarà un premio solo per la tua carriera, ma anche per la tua autostima.» Il sorriso sul suo volto ricordava quello di Joker, ma forse il suo macabro entusiasmo era solo un altro specchio della mia adrenalina.

«Il gioco non vale la candela.» Sospirai scuotendo la testa, ma erano resistenze inutili le mie, come scendere in battaglia a mani nude: nobile, ma stupido.

«Non ci credi nemmeno tu.» Mi sbeffeggiò saccente.

«Certo che non ci credo!» Serrai i pugni e digrignai i denti: «Quella ragazza ha rovinato l'unica cosa buona della mia vita. Nessuno aveva mai visto il lato migliore di me e lei se l'è portato via! Certo che voglio restituirle il favore, ma ho timore di cosa dovrò perdere per farlo. Non ti ricordi l'ultima volta?»

«Non devi perdere niente se non un po' di noiosa quotidianità. E poi, stavolta é stata lei a cercare te.»  Si strinse nelle spalle, ma era facile giudicare un ring che non era il suo, facile strepitare quando i pugni li incassava qualcun altro.

Mi voltai di spalle. Lo sguardo si perse oltre il vetro, cadendo nel vuoto di New York. Abbassai la voce e una volta per tutte confessai:«Non mi piace chi divento quando le sono vicina.»

«Ma quando le sei lontana, non sei tu.»

Il silenzio aveva la voce del passato. E li c'era tutto ciò di cui avevo paura.

Normani non aveva tutti i torti. Questa facciata di buonismo era una redenzione da orticaria. Bello garantirsi il paradiso, ma che ci fa un diavolo fra i santi? Si annoia, si tradisce. Un angelo non salva l'inferno, ma un dannato sporca per sempre il paradiso: il bene necessita di un altro bene per mettersi contro il male, ma un unico male é sufficiente a screziare la perfezione.

Non volevo e non potevo tornare indietro, ma andare avanti senza tentare era un rimpianto che prometteva di rendermi doppiamente peggiore di quanto potessi essere in quell'occasione. Sapevo come fare ammenda con i rimorsi, ormai ne avevo commessi anche di irreparabili... uno in più cosa avrebbe cambiato? Questa era un'occasione senza precedenti e senza repliche, il che voleva dire: ora o mai più. Il mai più non ci era piaciuto, forse il momento era il nostro riscatto. E il momento era arrivato.

Forse non avrei dovuto, ma ero già pronta a ignorare ciò su cui avevo giurato la mia fede: il dovere. Aveva ragione Camila: la migliore avrebbe vinto e, ancora una volta, non sarebbe stata lei.

Guilty, your honorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora