Capitolo 10

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There's darkness in the distance
From the way I've been livin'
But I know I can't resist it
I love it and I hate it at the same time
You and I drink the poison from the same vine
Oh, I love it and I hate it at the same time

————

«Quindi Lauren é qui, a Chicago?!» Ally strabuzzò gli occhi. Persino per lei era impossibile credere alla crudeltà delle coincidenze.

«Già. Non l'ho più incontrata dall'aeroporto, ma non é lontana.» E come fosse un riflesso condizionato, mi guardai attorno.

Ally mi aveva chiesto di cenare assieme al ristorante per presentarmi la squadra con la quale avremmo collaborato nei prossimi giorni, ma c'eravamo prese un'ora libera per aggiornarci sugli anni perduti.

«É... wow. Quella ragazza non ha il senso del pudore.» Scosse la testa più esterrefatta che amareggiata, ma comunque incupita.

«Non lo hai mai avuto.» Per me non era una novità, anzi. Dove c'era lei la storia non iniziava e non finiva: si ripeteva.

«Che cosa ha detto Dinah?»

«Di non ucciderla.» Ally si fece sfuggire una risatina e io l'accompagnai.

«Non é cambiata per niente, a quanto pare.» Cercò nei miei occhi una conferma.

«Dinah sempre uguale a Dinah é la cosa migliore che mi sia capitata negli anni.» Annuii amorevolmente. Sono più che sicura di aver potuto affrontare ogni avversità proprio perché Dinah era sempre il luogo dove poter guarire. Il suo bene mi ha dato qualcosa che nessun male potrà mai togliermi.

«Cheers.» Ally rivolse il calice verso di me e il brindisi verso Dinah. Anche io mi bagnai le labbra con le bollicine.

«E tu? Insomma, sposata...» Scuotevo la testa incredula, ma in realtà aveva perfettamente senso fosse stata lei la prima -e forse l'unica- a non aver paura del matrimonio.

«Ho trovato l'uomo giusto. É magnifico con me e i suoi figli. Non potrei essere più contenta.»

«Aspetta, figli?» Questo si che mi sorprendeva.

«Camila, sono passati diversi anni da quando ci conoscevamo.» Arrossì genuinamente, rivolgendomi uno sguardo che scommettevo ricevessero spesso anche i suoi figli.

«Wow. E io che non riesco a farmi piacere qualcuno per più di un mese.» Risi di me stessa, ma sotto sotto era una triste ammissione.

«Non é facile trovare qualcuno con cui condividere una vita intera, ma prima o poi, anche attraverso i tentativi falliti, ci si incontra.» Poggiò una mano sulla mia spalla, sorridendomi solidale.

«Sai quale é la cosa più divertente?» Gli angoli della bocca si incresparono in un amaro sorriso, come tutte le verità: «Che l'unico "per sempre" nella mia vita sembra Lauren.»

«Beh, é più facile far durare in eterno l'odio che l'amore.» Si strinse nelle spalle.

«Hai proprio ragione, Ally.» Trangugiai lo champagne: «Proprio ragione.» Ribadì sommessamente, poi venimmo interrotte dagli invitati di Ally e lasciammo cadere la conversazione.

La squadra era eterogenea. Tre uomini si aggregarono ad altrettante due donne, più io ed Ally. Impiegai più di una sera per associare i nomi ai volti, ma ho un ricordo più che piacevole di quella serata. Tutti ci trovammo in sintonia sin dal primo momento. Nessuno ebbe da ridire sui ruoli definiti e implementammo le idee ad un unico insieme. Eravamo stati assegnati ad un caso di frode: noi dovevamo difendere lo Stato, andando contro l'accusato. Non avevamo indizi su chi avremmo fronteggiato, ma qualcosa mi diceva di essere più che consapevole di cosa mi aspettasse. Non avevo bisogno di vedere il suo nome per sapere che si affiancava sempre al mio. Le nostre iniziali erano edera sulla casa del tempo: si nascondevano l'una nell'altra.

Guilty, your honorDove le storie prendono vita. Scoprilo ora