Capitolo sedici

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James

«Cos'è questo?»

Portai la mano sulla sua guancia sinistra accarezzando lentamente il livido viola. Isa si ritrasse immediatamente dal mio tocco. Sgranò gli occhi e il suo viso divenne pallido come stamattina.

«Niente. Non è niente.» si allontanò ancora di più da me.

«Non ti credo. Chi te l'ha fatto?» domandai raggiungendola, sedendomi su una delle sedie del bancone del locale.

«Nessuno, sono caduta stamattina.» si giustificò abbassando lo sguardo.

«Pensi davvero che io mi beva una delle tue sciocchezze? Perché se è così, sei una piccola ingenua. Perciò te lo chiedo un'altra volta, chi te l'ha fatto?» scandii bene le parole beccandomi un'occhiata da parte sua per il modo in cui l'ho soprannominata.

Alzò nuovamente lo sguardo incrociando i suoi occhi con i miei.

«Te lo dirò, ma promettimi che non farai nulla.»

«Sai che non sono bravo a mantenere le promesse.» confermai.

«James, ti prego.» mi supplicò in un bisbiglio.

«Okay, va bene.»

«È stato lui, di nuovo...» sussurrò con gli occhi lucidi, sull'orlo di un pianto.

«Chi è lui?» azzardai a chiedere.

«Ti ricordi il tipo di stamattina? Brendon Davis?»

«E come scordarselo, i suoi vestiti e la sua faccia mi hanno dato il voltastomaco.» proferii sarcastico.

«Ecco, è il mio ex. Siamo stati insieme per più di un anno, dopo un paio di mesi della nostra relazione lui iniziò a diventare...Cattivo. Non mi lasciava andare da nessuna parte, non voleva che io mettessi dei vestiti più attillati e non voleva che io vedessi le mie amiche. Non era geloso, era possessivo. Finché un giorno non perse completamente le staffe, dovevo andare ad una cena di famiglia con mio fratello e mia madre, e quindi volevo approfittare dell'occasione per mettere un vestito che mi regalò mia madre...» si fermò ansimante per via del fiato. Una domanda entrò nella mia testa...Suo padre dov'era?

Dopo aver ripreso fiato ricominciò a parlare, «Era arrabbiato e io non sapevo nemmeno il motivo, quello era un vestito semplice. Mi disse di togliermelo ma io mi ribellai. Un secondo dopo mi trovai la sua mano sulla mia guancia. Mi aveva tirato uno schiaffo. Ma non si fermava solo ad una volta, lo aveva fatto molte altre volte. Prima di andarmene da Mooresville lo lasciai. Lui non sapeva nulla della mia partenza definitiva. Da quando sono arrivata qua a Los Angeles non faceva altro che mandarmi messaggi su messaggi, e l'incontro di stamattina è stato più che scioccante. Io...Io non so cosa fare James. Ho paura, lo ammetto. Sa una cosa, e se la dice a mio fratello sono finita.» disse singhiozzando con le lacrime agli occhi. Sentii una sensazione strana nel petto, vederla in quello stato mi rendeva vulnerabile. E la voglia di prendere a pugni Brendon Davis aumentava sempre di più. Cercai di calmarla, chiedendomi quale fosse l'argomento che lui sapeva.

«Cos'è successo stamattina, dopo che sono andato via?»

«Era furioso, continuava a chiedere chi tu fossi e il perché me ne sono andata. Gli ho detto più volte di andarsene, ma la sua ira prese il sopravvento. Mi ha insultata, dicendo che sono solo una cretina che si illude facilmente. Si comportava come se fossi di sua proprietà e mi ha spinta contro un mobile. Ha detto che è venuto fin qua per sua zia che vive a Santa Monica e poi se ne andrà.» spiegò con voce tremolante.

«Figlio di puttana...» bofonchiai contraendo la mascella.

Mi alzai dalla sedia per pagare i drink di Isabel.

Mend a Broken HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora