Capitolo diciannove

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James

«Non ne sarei così sicura fossi in te. Quello che immagino si realizza sempre. Specialmente se riguarda te.»

Il suo sguardo si soffermò su di me. Giurerei di averci visto un pizzico di desiderio nei suoi occhi.

«Che intendi dire?» chiese innocentemente.

Beh, innocentemente mica tanto. Sa bene cosa intendo. Ma le reggerò comunque il gioco.

«Mh no nulla. Dico solo che se voglio fare qualcosa con te, lo faccio e basta.» dichiarai alzandomi dal letto.

«Dove vai?»

«Tranquilla bellezza, non scappo da nessuna parte. Vado a farmi una doccia. Vuoi venire per caso?» sogghignai mettendola in soggezione.

Le sue guance arrossirono. Quel viso da angelo caduto dal cielo mi farà uscire pazzo prima o poi, pensai.

«No. Ma se vuoi affogare allora fammi uno squillo, così ci potrò pensare io.»

Andai verso il bagno e la vidi prendere un libro dalla valigia.

Accesi il doccino della doccia, regolai la temperatura dell'acqua e mi immersi dentro. Quando mi faccio la doccia penso sempre a degli eventi del mio passato. Penso a come sarebbe ora la mia vita se non mi avrebbero abbandonato in quella merda di posto. O come sarei ora senza le loro terribili e infinite punizioni.

"Sei solo un debole."

"Sei uno scarto dell'umanità. Secondo te perché ti hanno abbandonato?"

Ogni fottuta volta mi chiedevano questa cosa, e ogni volta non sapevo cosa rispondere. A dire il vero, nemmeno ora saprei che risposta dare. Forse sono stati obbligati, o forse ero sempre io il problema. Uno scarto dell'umanità.

Presi il bagnoschiuma e mi sciacquai bene. Come se dovessi togliermi tutte le impurità dal mio porco, tutta la sporcizia. Non funziona. Non funziona mai. È come se quella sensazione mi rimarrà impressa per sempre. Rimasi in doccia per circa mezz'ora, -la teoria dei maschi che stanno cinque minuti in doccia è falsa- e uscii prendendo un asciugamano mettendomelo in vita. Mi ammirai allo specchio; gli addominali scolpiti, i bicipiti muscolosi e le vene che fuoriescono dalle mie braccia fino alle mani. Per tutta la mia vita ho cercato l'approvazione per me stesso di qualcuno. Mentre ora mi guardo, e penso che senza le loro fottute parole non sarei come ora. Vale anche per il mio comportamento. Mi dicono spesso che sono arrogante, egocentrico, stronzo e menefreghista. Ma la verità è diversa. La verità è che rischio più di qualsiasi altra cosa per le persone che amo. La verità è che mi usano tutti.

Uscii dal bagno e vidi Isabel nella stessa posizione di prima con il libro sotto gli occhi ma stavolta addosso a una canottiera e dei pantaloncini con i panda che mettono a risalto i suoi glutei e le sue lunghe e lisce gambe.

Devi guardare me, non il libro.

Mi avvicinai per sdraiarmi sul letto quando il suo sguardo cadde su di me.

Fece una piccola smorfia. «Perché sei quasi nudo?» tuonò vedendomi con soli i boxer.

«Forse perché devo dormire? Però se ti danno fastidio posso tranquillamente togliermeli.» sogghignai beccandomi un'occhiataccia da parte sua.

«Ahahah, oggi sei molto spiritoso vedo.» roteò gli occhi al cielo.

«Con te sempre. Tu perché hai quelle cose addosso?» feci un sorriso finto.

«Nel mentre che tu facevi la tua eterna doccia, io sono andata da Angelina e l'ho fatta da lei. Non mi piace aspettare. E "queste cose" sono il mio pigiama, idiota.»

Mend a Broken HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora