Dieci.

506 19 0
                                    

Il patto che avevano stipulato era semplice e chiaro: il biondo doveva fare tutto quello che gli ordinava il moro, senza mai rifiutarsi. Se nel caso lo avesse fatto, ci sarebbero state delle conseguenze. Conseguenze che però non era state specificate all'interno del contratto. Non voleva saperle, anche se la curiosità era troppa e lui aveva anche voglia di trasgredire quelle regole. Il biondo non era fatto per esse; lui non si poneva mai dei paletti, ne dei limiti. E quindi quella cosa, del contratto e delle regole, gli stava stretta. Prese il contatto, lo infilò nella busta e lo mise sul fondo di un cassetto. Ovviamente, era anche specificato che di quel patto non ne doveva fare parola con nessuno, quindi nemmeno con Mirko ne poteva parlare. Nemmeno con la persona che gli stava più vicina. E lei, se avesse saputo una cosa del genere, se la sarebbe presa a morte con il biondo.
Fece un profondo respiro, di passò una mano tra i capelli folti e  strinse le spalle. Quella mattina non sarebbe dovuto andare a lavoro, era giorno di riposo per lui e quindi pensava che se ne sarebbe rimasto a casa.
Voleva davvero riposarsi.
Prese una tuta grigia e se la infilò, poi si gettò sul divano facendo zapping tra i vari canali con il telecomando. Aveva bisogno di svagarsi un po' con la testa e lo avrebbe fatto con un programma divertente. Riuscì subito a trovare il canale, rimase a guardarlo, ma dopo un po' il suo cellulare squillò. Chi mai avrebbe potuto chiamarlo a quell'ora ? Sapeva che tutti i suoi amici fossero a lavoro, essendo che era un fine settimana, e poi nemmeno il suo capo avrebbe mai potuto chiamarlo siccome aveva chiuso  lo studio.
Prese il cellulare e sul grande schermo comparì un numero sconosciuto, che non aveva salvato. Il suo viso si corrugò, ma spinto dalla curiosità, slittò il pollice sul tasto verde, e portò il cellulare all'orecchio per vedere chi fosse.
<Pronto ?>
<Mi servi adesso. Muoviti.>
Era la voce di Touya dall'altro capo del telefono. Lo fece rabbrividire.
<Ora ?>
Non ottenne nessuna risposta; l'altro aveva già attaccato la chiamata.
Il biondo fece un sospiro; già, era decisamente nella merda fino al collo.
Si alzò dalla sedia, si infilò il giubbotto e uscì di casa prendendo le chiavi.
Lui non guidava, in quanto un'auto non gli serviva affatto, e quindi avrebbe dovuto prendere un mezzo pubblico. In più, non sapeva dove abitasse il corvino.
A quel pensiero, mentre camminava sul marciapiede con le mani infilate nelle tasche del giubbino, il suo telefono squillò una sola volta. Era una notifica. Tirò fuori il cellulare dalla tasca e sbirciò tra i messaggi. L'altro gli aveva inviato la posizione. Era come se gli leggesse nel pensiero. Chiuse il cellulare e camminò fino alla fermata del bus che si trovava non tanto lontano da casa sua.
Nei paraggi c'erano molte persone che, non avendo un'auto, lo prendevano e avevano iniziato una vera e propria protesta per fare sì che lì ci fosse un mezzo pubblico. Alla fine il sindaco li aveva accontentati.
<Come non passa oggi ?> Sussurrò il biondo, facendo un sospiro quando si accorse che nella tabella di marcia non ci fossero degli orari.
Il bus non sarebbe passo quel giorno, probabilmente perché era il fine settimana e la maggior parte delle persone non lavorava come lui.
Fece un sussulto quando il suo cellulare riprese a squillare, questa volta insistentemente. Lo prese e pigiò sul tasto verde. Non aveva bisogno di vedere lo schermo, già sapeva chi fosse.
<Dove cazzo sei ?>
Gli chiese scontroso il moro, dall'altro lato del telefono.
<Non passa il bus oggi, non so come venire. Non ho un'auto e il posto è troppo lontano.>
<Inviami la posizione e resta lì.> Staccò nuovamente la chiamata. Quella cosa che aveva di farlo, senza prima salutare, lo faceva irritare e non poco. Ma chi si pensava di essere ? Provava delle sensazioni troppo contrastanti per quell'uomo e questa cosa la odiava tantissimo. Lo mandava in confusione.
Fece ciò che gli era stato ordinato.
Era passato poco tempo dalla chiamata quando lui, seduto sulla panchina della fermata, vide un'auto grande e nera fermarsi davanti a lui, accostandosi al marciapiede.
Il finestrino, anch'esso nero, si abbassò. Non rimase sorpreso a vedere Todoroki, lo era più che altro nel vedere che era andato a prenderlo personalmente.
Essendo una persona abbastanza ricca avrebbe potuto mandare qualcun altro.
<Sali.>
Keigo non ebbe nemmeno il tempo di parlare e, in silenzio, fece il giro dell'auto per salire al posto del passeggero.
Touya mise in moto. Passarono metà del viaggio in silenzio. Il biondo aveva prurito ovunque, non sapeva dove stessero andando e quel silenzio era opprimente. Di solito, lui parlava ma il corvino non sembrava essere un agile interlocutore.
<Dove stiamo andando?>
Keigo fece questa domanda mentre guardava il mare dai vetri oscurati.
<Ora vedrai.>
Era sempre così misterioso.
Il corvino si fermò davanti a un ammasso di container, nella zona portuale.
Il tempo era bello, c'era tanto sole e nemmeno una nuvola grigia, ma tirava un vento così forte da alzare grosse onde che si andavano a infrangere sulla spiaggia.
Il prurito aumentò. Aveva delle brutte sensazioni. Se il corvino avesse voluto ucciderlo ? Avrebbe gettato il suo corpo in mezzo al mare e nessuno se ne sarebbe accorto.
I loro sguardi si incrociarono e Keigo fece per dire qualcosa, ma l'altro lo precedette:< sai sparare ?>

Dangerous love (Dabihawks)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora