Nove.

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Non l'avesse mai fatto. Se solo si fosse fatto gli affari suoi magari non si sarebbe ritrovato un quella situazione: rosso come un pomodoro e con le spalle contro il muro letteralmente.
Davanti a lui aveva il suo sogno erotico, aveva colui che lo faceva alzare al mattino con una tenda tra le coperte. La situazione gli sembrava essere così surreale, i giorni prima, pensava che nemmeno si ricordasse di lui, e invece.
Aveva sbagliato tutto.
Touya Todoroki si ricordava di lui, in quel momento si stava divertendo mentre lui era nell'imbarazzo più totale. Giocava al gatto e al topo.
Keigo non sapeva cosa fare, era immobilizzato. Ma non dalla paura.
<Allora ?>
<Cosa ?>
Era stata la risposta del biondo. Troppo distratto dalla bellezza del modo. Osservava l'altro in tutta la sua interezza. Il moro aveva appoggiato una mano sul muro, alle sue spalle, impedendogli di fuggire via.
Non aveva nessuna via di scampo. Era proprio il topo finito nella trappola, ma non di un gatto. No, Touya Todoroki era più di un semplice felino. Lui era un predatore, come un leone o una tigre.
Aveva artigli grandi, come le zanne.
<Accetta il mio patto.>
Sibilò tra i denti. Era scocciato.
Probabilmente perché non lo aveva sentito.
Era colpa sua che fosse così bello.
<Che tipo di patto ?>
Si sentiva una nullità, solo per aver perso la sua dannata sfacciataggine.
<Farai tutto ciò che vuoi, per me.>
Il biondo si sentì subito tirato via da un brutto sogno, rinsaví improvvisamente a quelle sue parole e storse la bocca.
<Scordatelo.>
Rispose secco, ma sbagliò.
A quel punto, Touya, con la mano libera, afferrò il suo viso e lo strinse tra le dita. Avvicinò ancora di più il viso al suo e strinse gli occhi ancora di più. Keigo si sentì morire. Il suo cuore batteva all'impazzata ed era una fortuna, però, che le sue gambe non stessero tremando.
<Non puoi direi di no. Tu sei entrato qui e ora sei legato a me.>
Entrare in quella concessionaria era stato per il biondo firmare un patto con il diavolo. Non aveva altra scelta. Annuì.
Sperava che fosse solo un altro brutto sogno, ma non era così.
<Domani ti manderò tutto.> Sussurrò e lasciò il suo viso con uno spintone.
<Vattene.>
Infilò le mani nelle tasche del pantalone nero e si girò.
Nel giro di poco, sparì.
Il giorno rimase solo, con i suoi pensieri; si passò le dita tra i capelli lunghi.
Le sue gambe avevano iniziato a tremare.

Non era stato un brutto sogno. Il giorno dopo si era svegliato nel suo letto.
Indossava solo un paio di boxer grigi. Quella giornata era iniziata in modo stressante; non aveva nemmeno appoggiato il piede sul pavimento, ma già lo sapeva.
Il biondo, si avvicinò alla finestra della stanza e aprì le tende: il sole era alto nel cielo, erano le otto del mattino e tutto andava bene, per gli altri.
L'incontro della sera prima, non era stato un sogno e si rese conto di questa cosa quando, uscendo dalla sua stanza, qualcuno bussò alla porta.
Andò ad aprire ma non trovò nessuno.
Abbassò lo sguardo sull'uscio: vi era una busta, sigillata con un timbro rosso. Era il simbolo della famiglia Todoroki.
<Non badano a spese.> Sussurrò, prendendo la busta e osservando le rifiniture in oro su di essa che andavano a indicare il mittente della busta.
Touya.
Era scritto in modo così perfetto ed elegante. Una scrittura del tutto diversa dal padrone, il quale era arrogante e aveva la puzza sotto il naso, nonostante la bellezza.
Chiuse la porta e aprì la busta. Essa conteneva un contratto, o almeno era quello che c'era scritto al centro, a caratteri cubitali.
Lesse velocemente cosa c'era scritto e fece un sospiro.
Non aveva nemmeno il diritto di firmarlo e delle condizioni di privacy. Nulla. Non era un vero e proprio contratto, Touya lo voleva far apparire tale.
Lui doveva rispettare le sue volontà.
Si sentiva uno stupido, ma non avrebbe mai potuto fare nulla per quella situazione.

Dangerous love (Dabihawks)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora