Diciassette.

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Il giorno dopo, Touya non andò da lui, non lo trovò nemmeno all'improvviso nella cucina come era capitato la mattina precedente, neanche una chiamata o un messaggio in segreteria da parte sua. Anzi, al suo posto aveva chiamato il suo capo. Lo aveva svegliato dal profondo sonno che stava facendo e gli aveva urlato in un orecchio che era in ritardo e che doveva sbrigarsi per andare a lavoro.
Touya era come scomparso. Come se fosse stato solo un sogno per il biondo, e così da un momento a un altro aveva perso le sue tracce.
Non riusciva a capire. Era così confuso.
Keigo, inoltre, provava una strana sensazione, il non vederlo sotto casa sua che lo era andato a prendere con la sua auto nera, che lo colpì dritto al cuore.
Osservò lo schermo del cellulare, con il pollice scorse tra le chiamate e guardò il numero che non aveva salvato. Era il numero di Touya. Ricordava gli ultimi due numeri, quindi non si poteva sbagliare.
Cliccò sulla chiamata e portò il cellulare all'orecchio. Il cellulare squillò per un paio di volte, più scattò la segreteria e a quel punto il biondo sospirò, spense la chiamata.
Gettò il cellulare sulla penisola della cucina e si andò a vestire; doveva andare a lavoro, non poteva fare ritardo altrimenti.
Era entrato dalla porta, il suo capo lo stava già guardando male dalla soglia del suo ufficio e con le  braccia incrociate al petto.
<Mettiti a lavoro che tra ieri e oggi hai un bel po' di roba da recuperare.>
Fece un sospiro e andò verso la sua scrivania.
Non aveva nemmeno fatto colazione quel giorno, era quasi mezzogiorno e sentiva un profondo buco allo stomaco, ma cercava con tutto se stesso di ignorarlo in quanto non era dell'umore adatto per mangiare.
Verso mezzogiorno e mezzo il suo capo sbucò dall'ufficio e si avvicinò alla sua scrivania, mettendo su di essa una banconota:<vai a prendere qualcosa da mangiare.> Gli ordinò e a quel punto il biondo si alzò, con un sospiro, e prese la banconota, andando a comprare del cibo al suo capo.
Una volta uscito da lì, infilò le mani nelle tasche del giubbino e mise la testa in esso, quando una folata di vento gli andò a colpire il viso.
Camminò verso il fast food più vicino ed entrò all'interno, avvicinandosi poi alla cassa. Aveva ordinato un panino, sapeva che il suo capo si facesse sempre il solito con hamburger, patatine e le varie salse che vi erano.
Pagò il panino, lo prese e uscì fuori.
Quella giornata era abbastanza strana, lui si sentiva molto stanco nonostante avesse dormito tanto e si sentiva anche psicologicamente stressato. Non faceva altro che pensare a Touya, era con la testa tra le nuvole. Intanto camminava senza effettivamente guardare davanti a se, tanto sapeva la strada a memoria, ma non si accorse di ciò che gli stava davanti e andò a sbattere contro qualcuno.
Quando alzò il viso, i suoi occhi incontrarono quelli indimenticabili di Touya. Quegli occhi azzurri che non si sarebbe mai tolto dalla testa.
<Touya ?>
Sussurrò, confuso.
<Keigo.>
L'altro non sembrava sorpreso, anzi. Sembrava proprio averlo fatto apposta a trovarsi li.
<Cosa ci fai qui ?>
A quella domanda, il corvino sospirò.

Dangerous love (Dabihawks)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora