Due.

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Quella mattina filò tutto liscio e perfetto a lavoro da lui.
Aveva comprato del caffè al suo capo mentre si trovava in giro per la città a tappezzarla di volantini.
Aveva apprezzato quel gesto, anche se non glielo aveva detto in modo diretto. Il biondo si era limitato a sorridere ed era tornato al proprio lavoro, dietro la scrivania. Aveva parecchie foto da modificare, da sistemare e da eliminare completamente. Pochi giorni prima aveva fatto un set fotografico per una famiglia, aveva consigliato loro molte pose nella quale mettersi, ma tante foto erano venute mosse, sfocate oppure un membro aveva chiuso gli occhi.
Era sul tardo pomeriggio e lui aveva lavorato per quasi tutta la mattinata su quelle foto, era parecchio stanco e il suo capo era uscito per comprare da mangiare, lasciandolo quindi solo nel negozio. Di tanto in tanto lanciava una sbirciatina alla porta di ingresso per controllare se qualcuno fosse entrato, ma nulla, e ritornava nuovamente a guardare lo schermo illuminato del PC.
Ormai i suoi occhi erano diventati ardenti come due tizzoni e aveva un grandissimo mal di testa.
Sentì il campanello della porta suonare, un suono che gli fece alzare la testa dallo schermo e sperare tanto che fosse il suo capo, almeno avrebbe avuto qualcuno con la quale parlare, ma non fu così. Infatti, nel negozio entrò un uomo e la prima cosa che lo andarono al colpire di lui furono i suoi occhi: due lapislazzuli blu infissi nelle sue orbite.
Era vestito interamente di nero, dal giubbotto in pelle ai  jeans pesanti.
Non troppo elegante, ma nemmeno troppo sportivo siccome maglietta con scollo a V che portava lo rendeva un outfit da indossare tutti i giorni.
Fuori si stava bene e pensava che non facesse troppo freddo almeno per l'altro che era vestito in abiti così leggeri.
L'uomo attirò immediatamente l'attenzione del biondo, che fece un grosso sorriso e si alzò dalla scrivania:<buonasera, serve un aiuto ?> L'altro non si era nemmeno guardato intorno, si era diretto immediatamente verso il bancone.
<C'è il proprietario?> La voce dell'uomo era profonda e bassa, ma scandiva molto bene le parole. Quindi lo sentì bene nonostante fossero separati da un'ampia scrivania.
<Attualmente è fuori. Posso dirgli che è passato. Mi lasci il numero di telefono e un nominativo.> Disse Keigo, prendendo un foglio e una penna.
<No. Ripasso quando sono sicuro che ci sia.>
Concluse l'altro brevemente, facendo annuire il biondo che rimise le cose al loro posto.
<Va bene. Buona serata, allora.> Ribatté, vedendolo che voltò le spalle e uscì fuori, senza degnargli nemmeno di un saluto.
La gente era proprio strana e lui non era lì per fare da psicologo, ma per fare il suo lavoro. Non erano affari che gli interessavano ma almeno avrebbe potuto salutarlo. Scosse lentamente la testa e si rimise seduto alla sua scrivania; aveva tante cose da sbrigare.

Dangerous love (Dabihawks)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora