Diciotto.

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Erano in quel bar, seduti uno di fronto all'altro. Keigo aveva davanti a se una cioccolata calda, mentre Touya un semplice caffè nero e amaro. Non mangiava cose con lo zucchero. Erano proprio due opposti e a Touya, quando era con il biondo, a volte gli sembrava di stare con un bambino per quello che mangiava.
Il corvino aveva subito chiamato il capo del biondo, gli aveva detto che era lì con lui e che avrebbe preso una pausa dal lavoro, e il vecchio non aveva contro battuto. Keigo era ritornato nello studio solo per portargli il pranzo, poi ne era uscito subito dopo; Touya gli aveva detto che dovevano parlare.
In quel momento, infatti, si trovavano faccia e faccia e si stavano guardando. Il biondo era nervoso, l'altro sembrava apparentemente troppo tranquillo ed erano in silenzio fino a quando il primo non si schiarì la voce e decise di parlare, dando voce a quei pensieri che lo stavano tormentando:<che fine hai fatto ?>
Gli chiese, tenendo tra le mani la tazza di cioccolata e fece un sorso da essa. Quel buco che aveva allo stomaco si chiuse un po' ma non del tutto.
Touya fece un'alzata di spalle:<ho avuto da fare.>
Mentiva. Keigo lo sapeva che stava dicendo una bugia.
<Di cosa volevi parlarmi ?>
Keigo sviò il suo discorso subito, non gli andava di controbattere e dirgli che stava mentendo.
<Ti ricordi l'altro giorno quando ti ho portato al poligono di tiro ?>
Annuì, ricordava benissimo di aver fatto schifo.
<Ora mi servi. Mi devi aiutare.>
<In cosa ? Tanto non so sparare.>
Face un sospiro, lasciandosi andare con la schiena contro il divanetto e socchiude gli occhi, lasciando perdere la cioccolata calda. Gli era passata la fame.
<A uccidere mio padre.>
Keigo, a quelle parole, si tirò su e lo guardò: sembrava troppo serio, non poteva aver scherzato.
<Cosa ?>
<Sì, hai capito bene. Tu sei di mia proprietà, secondo lui, e devi seguire i miei ordini che sono questi. Vedremo di organizzarci domani mattina.>
Non riusciva a controbattere, Keigo. Era rimasto troppo scioccato dalle sue parole. Vide Touya alzarsi dal suo divanetto, lasciare dei soldi sul tavolo che erano fin troppi per ciò che avevano preso e poi lasciò il locale.

Quella sera, il biondo, si era dato appuntamento con tutti i suoi amici. O meglio, erano stati proprio i suoi amici, Mirko soprattutto, a chiamarlo. Non si vedevano da fin troppi giorni e ,per loro, Keigo era sparito senza lasciare traccia.
Non aveva molta voglia di uscire, aveva solo seguito il consiglio della sua migliore amica. Si sarebbero fatti una semplice bevuta tra di loro e poi ognuno sarebbe ritornato a casa propria.
Tanto aveva staccato anche prima da lavoro, per mezzo di Touya.
Dopo essersi fatto una doccia veloce, si mise un semplice jeans chiaro e una felpa con delle scarpe da ginnastica.
Poi si fermò davanti alla poltrona della stanza da letto. Su quella poltrona vi era quel cappotto beige con la pelliccia che proprio Touya gli aveva regalato.
Gli piaceva, ma era indeciso se metterlo.
Alla fine, decise; prese il cappotto e se lo infilò, poi uscì di casa dopo aver preso le chiavi.

Avevano scelto di incontrarsi tutti nel solito pub dove era inziata la loro amicizia.
Li trovò tutti li. Mirko gli fece un occhiolino, con un sorriso malizioso e poi bevve un sorso dal boccale di birra che già aveva in una mano.
<Ciao Keigo !> Urlò e alzò la mano, attirando l'attenzione di metà locale su di sé.
Il giorno sorrise, non sarebbe cambiata mai.
Li, intorno a quel tavolo di legno, c'erano tutti i suoi amici ma lui si mise vicino a lei.
Nessuno fiatò sul fatto che avesse tutto il viso pieno di lividi.
Ordinò anche lui una semplice birra.
<Allora come va ?>
Gli sussurrò Mirko, in modo tale da essere sentita solo da lui. Aveva l'alito che sapeva di birra e forse quella che aveva in mano non era la prima, ma a lui non dava fastidio.
<Mh ? Bene, penso.>
Disse Keigo, sovrappensiero.
Rifletteva a ciò che era successo quel pomeriggio, con Touya.
Aveva ancora quel brivido di terrore al solo pensiero. Fece un sospiro, mentre guardò il boccale ancora pieno.
<Sei sicuro ? Non hai bevuto proprio niente. Sei giù di morale, sei strano e hai tutto quel ben di dio sulla faccia. Dio, che hai combinato ?> 
Disse lei, seriamente preoccupata. Sapeva che il suo amico non fosse un tipo da risse.
Il biondo si morse le labbra; lei aveva ragione. Non poteva negare davanti alla realtà.
<Non è niente>
<Stai bene ?> Richiese lei. <Con quel tizio ?> Chiese in modo più specifico.
<Sì, tutto bene.>
Tagliò corto lui e bevve un sorso di birra.

Quando tornò a casa, ritornò a piedi. Aveva bevuto solo un po', ma era stanco. Si erano promessi che avrebbero fatto presto, ma la serata era andata troppo per le lunghe e lui si era ritrovato a vagare alle quattro del mattino nelle strade della città, non era nemmeno tanto ubriaco.
Prese le chiavi del suo appartamento e silenziosamente le infilò nella toppa della porta. L'intero condominio dormiva ancora quell'ora, quindi cercò di fare più piano possibile a entrare.
Ma, quando entrò nell'appartamento, dovette fare ammenda di tutto il buon senso per non urlare dallo spavento quando vide Touya che, dall'interno di casa sua, si trovava steso sul divano e con la camicia bianca tutta sbottonata sul petto.
<Cosa diavolo ci fai tu qui ?>
Sibilò a bassa voce, mentre lentamente si chiudeva la porta alle spalle. Che diavolo gli era passato per la testa ? A presentarsi a casa sua a quell'ora ?
L'uomo, come se niente fosse, a quelle parole alzò la testa e fu in quel momento che Keigo lo guardò bene in viso: era ubriaco.

Dangerous love (Dabihawks)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora