Capitolo 15

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Baciare Zulema è stato un errore dettato dall'entusiasmo del momento.

Per fortuna lei non ci ha dato molto peso.

Stamattina ci siamo salutate all'alba e mi ha fatto gli auguri per ciò che sto per fare. Sto per uccidere la prima della mia lista: Maria.

Maria non mi era mai sembrata una ragazza cattiva. È bionda, magrissima e ha lo sguardo triste. La sua pelle è così chiara che tutti noi l'abbiamo sempre chiamata "Casper".

Ho saputo che vive in un paesino un po' fuori Madrid, che si è sposata e ha una figlia che ha quattro anni.

Anche la mia bambina avrebbe quattro anni...

Arrivo davanti alla porta di casa sua e suono al campanello, come se fossi un corriere di Amazon. Lei apre subito, senza esitazione.

"Amore, sei in anticipo... Oh cazzo... Maca..."

"Mi fai entrare?" le chiedo.

"Certo..." sussurra.

Adesso sì che sembra davvero un fantasma, è bianca come un cencio. Molto più del solito.

"Tu... Tu sei morta..."

"A quanto pare no."

"Cosa vuoi da me? So che non sei qui per un caffè o un cappuccino."

"Sono qui per pareggiare i conti."

"Senti, io non vado fiera di ciò che ho fatto e se potessi tornare indietro lo farei, ma sono cambiata. Sono diversa, la mia vita è diversa. Guarda, ho anche una figlia." dice, sbattendo sul tavolo una foto di una bambina bellissima.

"Anche mia figlia avrebbe quattro anni..."

"Macarena, mi dispiace. Ti prego, perdonami."

"Perché dovrei?"

"Per mia figlia, sii razionale e perdonami."

"Vuoi che io sia razionale? Quando mi avete sparato tu sei stata razionale?"

Ma poi guardo la foto della sua bambina e penso che, forse, posso fermare questa spirale di odio e di violenza che mi ha travolto.

Io posso essere migliore delle persone che mi hanno fatto del male, anche se loro non se lo meritano proprio.

"Va bene, non ti ucciderò." le dico.

E lo penso davvero. Lei sicuramente non ha più niente a che fare con Simón e non voglio che la bambina nella foto rimanga orfana di madre a causa mia.

Forse mi sto facendo troppi scrupoli, però io non sono una stronza senza cuore, a maggior ragione quando c'è di mezzo un bambino.

"Vuoi dei cereali? Devo prepararli per Niki, ma se vuoi ne ho un po' anche per te."

"No, grazie. Io ormai sono grande."

"Anche i grandi mangiano i cereali, però come vuoi tu."

"Come mai hai abbandonato quella vita? Eri una delle migliori." le dico.

E lo penso davvero, nonostante l'apparente timidezza era una delle migliori della nostra banda. Era forte e veloce, riusciva a portare a termine ogni missione senza imprevisti.

"Sono rimasta... Avevo bisogno di cambiare vita, tutto qui."

So cosa stava per dire, che è rimasta incinta. Come me, anche io avrei voluto dedicarmi a mia figlia... Ma lei non c'è più e non potrò mai farlo per colpa di una banda di stronzi tra cui la nostra Maria, che adesso si atteggia come se fosse innocente.

"In ogni caso, tu eri la preferita di Simón. Te lo scopavi, quindi eri sempre un passo avanti." continua, ovviamente per cambiare discorso.

"Sul serio? Stai davvero invidiando me?" le chiedo, ridendo.

Questo è il colmo. Sta invidiando una persona che è stata quasi uccisa dall'uomo che diceva di amarla e che le ha portato via sua figlia.

E all'improvviso mi spara. Con una pistola che non avevo visto, la teneva ben nascosta.

Per fortuna il suo proiettile non mi prende.

Io, abituata a dovermi difendere, le lancio un coltello che trovo accanto a me e la colpisco dritta al cuore. Poi, in maniera lenta e glaciale, estraggo l'arma e penso a dove la farò sparire affinché non ci siano prove che colleghino la sua morte a me.

Faccio tutto questo in maniera automatica, come un robot che non sente le emozioni.

È quando torno a casa da Zulema che crollo.

"Tutto bene?" mi chiede.

"Ho ucciso Maria..."

"Non eri andata da lei per quello?"

Mi viene da piangere, ma questa volta decido di trattenere le lacrime.

Viviamo in un mondo in cui chi piange viene considerato debole e ci abituiamo a tenere le emozioni dentro di noi, nascoste nel profondo della nostra anima.

"Aveva una figlia di quattro anni..."

"Anche tu." risponde, fredda.

"Anche tu avresti una bambina di quattro anni." aggiunge.

"Lo so, ma..."

"E anche tu meritavi di essere felice... Meriti di essere felice..."

Come mai Zulema è così gentile con me? Di solito mi parla a malapena.

Non può essere per il bacio, sono sicura che per lei non ha avuto alcun significato.

Nemmeno per me ha avuto significato... O forse questa è solo una bugia che racconto a me stessa per paura di non essere ricambiata.

"Zulema, lo credi davvero?"

"Sì, certo... Ho imparato a conoscerti e non sei più fastidiosa come i primi tempi... E poi hai un cuore d'oro."

Non saprei descrivere con precisione ciò che sto provando, so solo che le sue parole mi fanno stare dannatamente bene.

Mi sento come se fossi stata sott'acqua per molto tempo e ora stessi prendendo una boccata d'aria. Finalmente riesco a respirare dopo ore di apnea.

Provo a baciarla, non so nemmeno io perché.

Forse perché l'altra volta è stato bellissimo.

Ma lei si sposta.

"Tu hai un cuore d'oro, ma io no." mi dice, come se questa dovesse essere una specie di spiegazione.

"Vaffanculo, Zulema." le sussurro, prima di prenderle il viso tra le mani e darle un bacio.

Un bacio che lei ricambia.

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