Capitolo 18

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Stasera Akame ha una riunione con i suoi scagnozzi in uno dei locali più prestigiosi e segreti della Spagna. Insomma, un posto in cui vanno solo i criminali e le persone che li venerano per non farsi uccidere.

Io e Zulema rimaniamo nascoste e cerchiamo la stanza in cui la mia ex amica ha l'incontro.

Fino a quando, arrivando davanti ad una grossa porta, sento la sua voce. Sta parlando in cinese, ma la riconosco immediatamente.

Zulema decide di nascondersi e tenderle un agguato, mentre io aspetto che quella stronza apra la porta. Prima di tutto, voglio un confronto con lei da sola, lo pretendo.

Quando mi vede per poco non cade a terra, si appoggia a un piccolo mobile per non perdere l'equilibrio. Ci credo, nella sua testa io sono morta e lei ha appena visto un fantasma.

"Tu... Tu non puoi essere viva..." sussurra.

"E invece eccomi qua."

Mi osserva per un po', non sa cosa dire. Nemmeno io saprei cosa dire se fossi al suo posto, mi vergognerei e basta.

"Maca, mi dispiace."

"Sappiamo entrambe che non è vero."

"Sì che è vero, non sai quanto ho pensato a quel maledetto giorno."

"Anche io."

"Akame... Ti prego... Aiutami... Per favore..." sussurro, agonizzante.

"Mi dispiace." risponde, prima di uscire.

Provo una rabbia che non riesco neanche a descrivere, mentre quella che credevo fosse la mia migliore amica mi lascia stesa a terra a morire e se ne va.

E decido che, se dovessi uscire viva per miracolo da questa situazione, la cercherò anche in capo al mondo e mi vendicherò.

"Avevi detto anche allora che ti dispiaceva, poi te ne sei andata via lasciandomi lì, che razza di persona sei? Pensavo fossimo amiche, mi fidavo di te. Come hai potuto farmi questo?"

"Credi che io non me ne sia pentita?" mi chiede, con un tono che sarebbe anche convincente se mi importasse qualcosa di ciò che dice.

"Credo che tu abbia ottenuto quello che volevi grazie all'appoggio di Simón e credo che, per farlo, tu abbia mandato la tua amica al macello. Mi sbaglio?"

"No, non ti sbagli, ma cosa vuoi che ti dica?"

"Niente, non devi dire niente."

"Ho saputo che Maria è morta, sei stata tu ad ucciderla, vero?"

In tutta risposta tiro fuori la spada che mi ha prestato Zulema, una vera spada di Hattori Hanzo. Queste armi sono a dir poco magiche, ci potresti uccidere venti persone da sola.

Akame prende la sua spada e mi lancia uno sguardo sprezzante. Poi ascolta qualcosa nel suo auricolare e mi osserva.

Deve essere in comunicazione con qualcuno dei suoi uomini, chissà cosa le hanno detto.

"Zulema Zahir è venuta con te?"

Annuisco, sorridendo.

"Che gran puttana che sei, è inutile che ridi. Zulema è forte, ma ho cento uomini a mia disposizione. La faranno a pezzi, mentre io ammazzerò te."

Per un momento il mondo mi crolla addosso e ho davvero paura che possa finire male. Ormai mi sono affezionata a quella stronza e non posso nemmeno immaginare come starei se dovessi perdere anche lei.

Ma non succederà, abbiamo pianificato tutto e Akame sta solo cercando di spaventarmi.

Mentre combattiamo noto che è davvero forte e veloce e inizio a pensare che forse tra le due sarò io a perdere.

"Sei ancora sicura di voler continuare questo duello, Macarena?"

"Certo che ne sono sicura."

"Lo sai che i duelli finiscono con la morte di uno dei due sfidanti?"

"Ovviamente."

"E sei sicura di voler morire?"

"Credimi, non succederà."

O forse sì, Akame è davvero troppo potente.

Ma la paura passa quando riesco a disarmarla e mi rendo conto che è finita, ho vinto io.

Come mi rendo conto che mi fa più paura ammazzarla piuttosto che morire.

La guardo negli occhi e noto che ha capito ciò che sto provando. Mi capiva sempre, non le sfuggiva nulla e a quanto pare è ancora così.

"Fai quel che devi." mi dice.

Mentre la uccido ripenso a tutti i bei momenti che abbiamo passato insieme. E fa malissimo.

"Sono fortunata ad averti." le dico, mentre lei legge un libro sotto un albero.

Odia il sole, le piace solo stare all'ombra. Forse perché la sua vita è stata piena di ombre e ha dovuto abituarsi ed essere felice anche al buio.

Akame ha perso i suoi genitori quando era piccola, sono stati uccisi proprio come i miei. È anche per questo che io e lei ci capiamo, abbiamo affrontato lo stesso dolore. Un dolore talmente forte e devastante che ti fa pensare che sia finita, che non ti rialzerai più.

Ma poi ti rialzi e ti senti quasi in colpa perché stai continuando a vivere. E incontrare un'altra persona che ti conferma che si può ancora respirare dopo traumi del genere è la cosa più bella che ti possa capitare.

Akame per me è questo, oltre che un'amica.
È il mio pilastro, mia sorella anche se non di sangue, è la mia persona preferita.

"Sono fortunata anche io, davvero." mi risponde, sorridendo.

Quando mi rendo conto che l'ho ammazzata capisco di aver ucciso anche una parte di me.

Ma l'unica cosa che voglio, in questo istante, è cercare Zulema e tornare a casa con lei.

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