I've never been nothing but strong and free.Le luci del primo mattino si fecero spazio tra le fessure delle finestre in legno intagliato presenti nella sua stanza, colpirono il viso tondo e lentigginoso del ragazzino dai capelli verdi e i suoi occhi si aprirono lentamente, svelando un paio di smeraldi luminosi, che sembravano ancora più illuminati dalla luce che gli veniva donata dal sole.
Si rigirò nelle coperte, passandosi una mano sul viso ancora stanco, e sospirò.Quella mattina doveva riprendere gli allenamenti: era inconcepibile, per lui, abitante del regno di Silla, non avere ancora i poteri.
I ragazzi, suoi coetanei, erano già capaci di armeggiare con i vari elementi naturali e voleva anche lui farlo.E poi, sua madre, fata dell'acqua, gli aveva trasmesso il suo stesso elemento.
Se lo sentiva.Si tirò su dal letto, circumnavigandolo con i piedi nudi che strisciavano sulle assi in legno del pavimento e si diresse verso la finestra, aprendo le tendine per fare entrare maggiormente la luce del sole. Il fascio lo colpì in pieno viso, andandolo a inglobare nella sua calda luce e percepì il suo torpore sulla pelle nuda della braccia e delle gambe.
Qualche rondine volò davanti al vetro della sua finestra, seguita a ruota da una seconda ed entrambe iniziarono a girarsi intorno come in una sorta di danza.
Un piccolo sorriso sopraggiunse sulle sue labbra; si prospettava una bella giornata.Il paesaggio che aveva davanti, dava la vista su quella che era parte della città in cui abitava.
Vide sua madre in giardino, piegata su se stessa a raccogliere delle rose fresche e rosee. A quel punto, il ragazzo, si allontanò dalla finestra e andò in bagno per darsi una sciacquata al viso; sentiva ancora la stanchezza e la frustazione della sera prima farsi spazio nel suo corpo.
Quel pomeriggio aveva il suo incontro con il maestro Toshinori; lui gli era sempre stato vicino, nelle sconfitte e nelle vittorie. Anche se le ultime erano effettivamente poche. Per quanto si sforzasse, sembrava sempre che facesse fin troppo poco per non riuscire a raggiungere i risultati che di solito si prefissava.
Sembrava uno senza uno scopo effettivo nel mondo.
Sua madre gli diceva sempre che non fosse realmente così, che era troppo severo con se stesso e, probabilmente, era anche così: Izuku si sentiva un fallimento. Eppure, aveva intorno due persone importanti che lo spronavano sempre a fare del suo meglio.Uscì dal bagno, afferrando i primi capi che aveva messo lì alla rinfusa sulla sedia la sera prima e li indossò, poi andò fuori alla ricerca di sua madre nel giardino.
Trovò la donna ancora china a raccogliere i fiori, accarezzandone prima i petali morbidi e coperti da quella leggera brina che andava a conferire loro una certa lucentezza sotto la luce potente del sole mattutino.
"Oh! Figliolo mi hai spaventato!"
Dopo aver raccolto il fiore e averlo messo all'interno della cesta, la donna si era subito girata verso la sua direzione e aveva sussultato, non accorgendosi dapprima della presenza di suo figlio. Si appoggiò una mano sul petto, in direzione del cuore e cercò di calmare il respiro.
Sua madre e lui erano simili, quasi identici, come due gocce d'acqua. Da lei, il ragazzo aveva preso la gentilezza e quei profondi occhi smeraldini, carichi di felicità. Anche se in quel momento, gli occhi di lui non trasmettevano tutto quel sentimento.
"Buongiorno, mamma."
Disse lui, portandosi una mano tra i capelli arruffati e sfiorandosi con il pollice l'apice dell'occhio, caratterizzato da una simpatica punta; anche tutte le fate del suo regno avevano le orecchie a punta."Buongiorno a te. Sei preoccupato ?"
Gli chiese lei, appoggiando il cesto su un tavolino in legno e muovendo le dita sulle rose.
Da esse, calarono mille goccioline d'acqua che andarono a bagnare i petali rosati."Ho un altro incontro con il maestro. Ce la metterò tutta."
La donna fece un sospiro, scuotendo la testa leggermente. Aveva i capelli verdi raccolti in una crocchia sul centro della testa ed era avvolta in un bellissimo vestito estivo e leggero decorato con dei fiori, aveva lo stesso colore che andava a richiamare i suoi capelli.
"Mangia almeno un po', prima di andare. Devi metterti in forze."
Inko era preoccupata per suo figlio; nonostante non lo stesse guardando, poteva bene intuire dalla sua voce che lo fosse.Il ragazzo scosse la testa, mentre un mezzo sorriso solcò le sue labbra sottili.
"Mangerò non appena torno. Ora vado."
Salutò la donna e uscì dal vialetto. Percosse la lunga strada che portò verso il paese: intorno a lui, si udivano gli schiamazzi dei fanciulli che si rincorrevano e le voci urlanti dei mendicanti che cercavano di vendere dei beni alle persone che erano di passaggio.
Oltre il villaggio, vi era un bosco: costellato da conifere di un verde luminoso e un prato esteso, più scuro e denso, che faceva da contorno.Incontrò il maestro ai limiti di un ruscello, che andava a dividere quell'estesa verde in due: dall'altra parte di esso, vi era un regno in cui, gli abitanti di Scilla non osavano mettere piede.
Esso era il luogo abitato da abili guerrieri, assetati di sangue e guerre.
Era il regno di Xia. Nessuna fata aveva mai osato mettere piede in esso, tanto quanto i guerrieri, molte volte durante l'arco dei secoli, avevano cercato di invadere il loro territorio e imporre il loro dominio.
Izuku non ne era terrorizzato, ma affascinato."Ciao, Midoriya."
L'uomo dai biondi capelli e le spalle larghe si andò a voltare verso il giovane.
"Sei pronto per l'addestramento ?"
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Dominion (Bakudeku)
Fanfiction✓TW: linguaggio scurrile, scene di violenza. ✓non adatto ai più sensibili. ✓ i personaggi non sono i miei ma sono frutto dell'opera di Kōhei Horikoshi, io li ho solo presi in considerazione ma la storia sarà del tutto diversa. ✓ è una au Bakudeku ...