Ranch- Tavullia

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Dopo il gran premio in Argentina tornai al Ranch di Valentino insieme ai ragazzi in attesa di volare ad Austin.

-Franky, Mig, Bez e Cele contro Maro, Pecco, Cami e me- disse il nove volte campione del mondo dopo averci proposto una sfida sulle motocross.
-sono un po’ squilibrate queste squadre…- si lamentò Migno
-così ti impegni al massimo- replicò Pecco
-dai non si possono mettere due campioni del mondo insieme- 
-smettila di piagnucolare Mig e indossa quel casco- lo richiamò Bez che era già pronto a partire
-Cami vai- mi disse Pecco indicando la linea della partenza 
-lasciate me per prima?- chiesi incredula
-cert- provò a rispondere Luca ma Migno lo precedette: -prima vanno quelli scarsi-
-MIGNO- lo rimproverarono tutti ma io lo ignorai e mi preparai a partire.

Vale mi lasciò fare un giro di prova dato che era solo la seconda volta che giravo sul tracciato del ranch, per poi far partire la vera gara.
Sostanzialmente era una staffetta sulle motocross: partiva il primo e quando superava un cono posto a 10 metri dalla partenza, poteva iniziare il secondo pilota e così via; ovviamente chi arrivava prima vinceva.

Cercai di andare il più veloce possibile, tracciando una traiettoria piuttosto stretta nelle curve. Forse esagerai dato che giusto all’ultima curva persi il posteriore e mi ritrovai a terra; provai ad alzarmi ma la moto era sopra di me. Subito vidi Pecco e Luca venirmi incontro: il primo spostò la moto ed il secondo mi aiutò a rimettermi in piedi.
-tutto bene Cami?- chiese 
-sì sì- risposi. La verità è che l’avambraccio faceva molto male ma non volevo far preoccupare i ragazzi né tantomeno rischiare di non poter gareggiare in America.

Alla fine si decise di rimandare la staffetta ad un altro giorno e di fare qualche giro normalmente, prima di andare tutti a farci una doccia per poi pranzare assieme.

Appena entrai in camera mia, mi fiondai in bagno: avevo proprio bisogno di una doccia per rilassarmi e cercare di alleviare un po’ il dolore al braccio.
Quando uscii lasciandomi una nube di vapore alle mie spalle, indossai la maglietta di Mick e lo videochiamai sperando che non fosse occupato.
-ehi Milla- mi salutò non appena gli comparve la mia faccia
-ciao Mick, disturbo?-
-no, anzi, hai chiamato al momento giusto. Mi devi aiutare-
-dimmi tutto- risposi sdraiandomi a pancia in giù sul letto per restare più comoda e non dover tenere in mano il cellulare
-allora, stasera devo andare a cena- iniziò a raccontare
-CON UNA RAGAZZA?- chiesi interrompendolo subito
-no- rispose secco facendomi sbuffare -stavo dicendo, ho una cena di LAVORO e non so cosa mettere-
-è così complicato mettere un paio di pantaloni e una camicia?-
-sì, è troppo semplice come outfit-
-stare con Hamilton ti fa male- dissi facendo ridere entrambi -è semplice ed elegante, è perfetto-
-mi hai convinto-
-io ho sempre ragione- dissi 
-vola basso sorellina, ora però c’è un altro problema-
-del tipo?-
-i colori-
-oddio Mick, pantalone nero e camicia bianca dai-
-anche se l’unica giacca che ho è grigia?-
-sì Mick- dissi alzando gli occhi al cielo.
Lui in risposta annuì soltanto ed iniziò a cambiarsi.
-non potevi andare in bagno?- chiesi guardandolo mentre non aveva la maglietta
-sei mia sorella, non ti scandalizzi se mi vedi in mutande e poi non vorrei farti notare che tu indossi solo una maglietta, mia tra l’altro-
-ok, sta volta hai ragione tu e sì, potrei avertela rubata, era troppo bella-
-puoi anche tenertela-
-non avevo dubbi- dissi ridendo

-allora, come sto?- chiese sistemandosi la giacca
-lasciatelo dire fratellone, sei un figo-
-ottimo, non devo neanche chiedere un secondo parere alla mamma, mi basta il tuo-
-se fallissi come pilota, potrei fare la stilista- dissi facendo uno screen al telefono
-mi hai fatto una foto?- chiese ridendo
-assolutamente sì, così posso andare in giro vantandomi di avere il fratello più bello del mondo-
-come mai tutti questi complimenti?- ecco, ha capito che c’è qualcosa che non va
-perché te li meriti-
-oltre a quello? Milla, che c’è?- chiese sedendosi e cercando di scrutare il mio sguardo per quanto fosse possibile essendo in videochiamata
-lo scorso weekend non mi è piaciuto- risposi cambiando umore 
-per essere il tuo primo anno, hai fatto un ottimo risultato, non tutti i rookie finiscono in top 10-
-lo so però non sono soddisfatta del mio risultato-
-Milla, devi imparare a non essere così severa con te stessa-
-io ci provo Mick, veramente, ma è inutile- dissi ormai con gli occhi lucidi
-ehi, non piangere, odio vederti triste e per di più non sono lì con te- replicò ottenendo però il risultato contrario

Mick pov’s

Era scoppiata a piangere e vederla così attraverso uno schermo, senza poterla abbracciare, mi faceva sentire impotente. Per quanto lei lo negasse, aveva bisogno di affetto e di qualcuno che tenesse veramente a lei. Dopo l’incidente di papà sono diventato io quella persona: Camilla era stata quella che aveva sofferto forse più di tutti e so perfettamente quanto io le ricordi papà; ma lei fin da piccola era stata legata a lui, meno a mamma e per nulla a Gina. Quindi diventò il mio compito prendermi cura di lei.

Stava ancora piangendo quando sentii qualcuno chiamarla, la voce arrivò ovattata, segno che quella persona era fuori dalla sua camera. La porta poi si aprì e un ragazzo alto e con gli occhi uguali ai suoi comparì di fronte allo schermo mettendosi accanto a Camilla.
-oh ciao Mick, sono Luca- disse presentandosi nonostante l’avessi già riconosciuto
-ciao- risposi per poi continuare a guardare preoccupato mia sorella che se ne stava sdraiata con la testa appoggiata sulle braccia senza farsi vedere.
-che è successo?- chiese il ragazzo, più a me che a lei
-non è contenta del risultato di domenica scorsa, ma so che c’è qualcos’altro sotto-
-ehi Cami- le disse accarezzandole la schiena. Aveva smesso di piangere o per lo meno non si sentivano più i suoi singhiozzi.
-penso si sia addormentata, le succede sempre dopo aver pianto- non appena dissi questo Luca tolse la mano dalla schiena di mia sorella e si alzò dal letto
-Mick mi dispiace di esserci conosciuti così-
-anche a me, ma rimedieremo. Senti Luca, posso chiederti un favore?-
-certo- 
-stai vicino a mia sorella, lei magari ti respingerà però provaci-
-lo farò anche se dovrebbe pensarci qualcun’altro- disse ed io lo guardai confuso -ah, non te l’ha raccontato, allora fai finta che io non ti abbia detto nulla-
-cosa dovrebbe dirmi?-
-oh niente di cui preoccuparsi, tranquillo te lo racconterà- rispose sorridendo per poi terminare la chiamata.
Un ragazzo. Sicuramente mi nasconde qualcosa a tal proposito.

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