Ranch - Qatar

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-Pecco ti tiro un pugno se non la smetti-

Mi ero svegliata con la luna un po’ storta e ovviamente il torinese ne aveva approfittato per farmi arrabbiare ancora di più.

-non lo faresti mai- disse tutto convinto
-ne sei così sicuro?- chiesi guardandolo di traverso
-fossi in te scapperei- dichiarò Franky rivolgendosi al torinese che tornò a sedersi sul divano a testa bassa.

Restammo a chiacchierare ancora un po’ nel soggiorno fin quando Uccio non ci obbligò ad andare in palestra per i nostri allenamenti.

-quanto vorrei andare al mare…- se ne uscì Migno mentre pedalava sulla cyclette
-potremmo andarci oggi pomeriggio, no?- propose Bez ottenendo un “sì” generale
-Cami?- chiese poi a me dato che non avevo risposto
-va bene- sbuffai
-non sei obbligata, se non vuoi venire..-
-ci sarò tranquilli- lo interruppi per poi tornare ad eseguire gli esercizi
-problemi in paradiso?- chiese Pecco ridacchiando
-no- risposi secca e in palestra piombò il silenzio, cosa inusuale nell’Academy.

Verso mezzogiorno presi la mia bottiglia d’acqua e uscii, raggiungendo la mia stanza per farmi una doccia prima di pranzare.

Luca’s pov
-ma che le prende?- chiese confuso Bez. Tutti alzammo le spalle non avendo minimamente idea di cosa passasse per la testa a Camilla.
-una cosa è certa: Pecco dovresti smetterla- gli dissi cercando di non essere troppo duro con lui
-lo so- replicò sospirando.

Nel pomeriggio ci preparammo per andare a Cattolica: crema solare, costumi e via.

Raggiungemmo la spiaggia in cui eravamo soliti passare l’estate con le nostre moto per poi stendere i teli sulla sabbia.
-inspirate, sentite che buon profumo di mare- disse Migno come se fosse un filosofo
-goditelo perché poi ti affogo- ribatté Bez beccandosi uno schiaffo sulla nuca.

Tutti entrarono in acqua tranne Camilla che rimase seduta sulla sabbia a guardarci. Dopo nemmeno 10 minuti decisi di raggiungerla e presi posto accanto a lei.

-ehi, che succede?- le chiesi dolcemente
-sono solo un po’ giù di morale- rispose senza staccare lo sguardo dai ragazzi di fronte a noi
-è per la stagione?-
-non solo quello- replicò appoggiando poi la testa sulla mia spalla -mi manca Mick- confessò sospirando
-hai preso in considerazione l’opzione di andare in Qatar?-
-sì, infatti sabato mattina parto-
-resisti ancora un paio di giorni e poi potrai stare con lui- 

Fin dal primo momento in cui avevo conosciuto Mick, via videochiamata, ero rimasto quasi affascinato dallo splendido rapporto che avevano lui e Camilla. Erano anime gemelle nonostante fossero fratelli. Così simili ma altrettanto diversi, così vicini ma lontani.

Camilla’s pov
Sabato, dopo essere andata a trovare Bez in ospedale poiché si era rotto la clavicola durante un allenamento di flat track, raggiunsi, accompagnata da Pecco e Luca, l’aeroporto di Bologna.
-chiamaci quando arrivi- disse subito il numero 10
-e salutaci Mick- aggiunse Pecco
-sarà fatto, ci vediamo lunedì. Mi raccomando fate i bravi- li minacciai per poi dirigermi verso il mio gate.

Dopo più di 9 ore, tra volo e scalo, finalmente atterrai a Doha dove presi un taxi per raggiungere il circuito di Lusail.

Mick❤️‍🩹

a che punto sei sorellina?

sono all’entrata del paddock

aspettami che ti raggiungo

Infatti poco dopo vidi comparire mio fratello che abbracciai immediatamente. Affondai il viso nella sua spalla mentre lo stringevo ancora di più. Avevo nostalgia di quelle braccia in cui mi sentivo a casa.
-quanto mi sei mancata Milla- e sentirmi nuovamente chiamare così mi fece venire gli occhi lucidi
-anche tu Mick-

Mi accompagnò direttamente all’hospitality della Mercedes poiché era l’ora di cena e ci sedemmo al tavolo con Lewis e George.
-ciao Cami!- dissero in coro, sorpresi di vedermi
-ciao ragazzi-
-il paddock già sentiva la tua mancanza- scherzò il sette volte campione del mondo facendo sì che il mio sorriso si allargasse ancora di più-
Chiacchierammo mentre mi godevo un po’ di cibo saporito dopo il pessimo pranzo offerto dalla compagnia area su cui avevo volato.

Il giorno dopo raggiunsi con Mick il paddock dove incontrai tutti gli altri piloti ma soprattutto Charles con cui scambiai due parole in più.

L’atmosfera della Formula 1 mi aveva sempre incantato fin da quando avevo assistito per la prima volta ad un Gran Premio, quello di casa in Germania nel 2006, dove papà salì sul gradino più alto del podio con la Ferrari.

Passai il pomeriggio girando per i box fin quando non arrivò il momento della gara e presi posto accanto a Mick sotto lo sguardo attento di Toto.

-come fanno a correre con questo caldo?- chiesi prima che le monoposto si fermarono in griglia di partenza
-me lo chiedo anche io- rispose mio fratello.

I semafori si spensero e subito alla prima curva Russell ed Hamilton si toccarono facendo ritirare quest’ultimo. Toto assistette all’incidente dagli schermi posti di fronte a noi e colpì la scrivania con un pugno facendomi sobbalzare.

La gara sembrava non finire più: con 3 pit stop obbligatori, track limits, penalità e soprattutto il caldo facevano sembrare quei 57 giri come minimo 70.

-Sargeant non ce la fa più, si è ritirato- sentii dire da qualcuno e seppur non avessi il miglior rapporto con lui quando lo inquadrarono lo guardai preoccupata.

A fine gara vedere tutti i piloti uscire con fatica dalle auto o sedersi ovunque pur di riposare un po’ mi rievocò i ricordi del gp in India dove ero esausta quanto loro.

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