XXI / Giorgio's pov

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una settimana dopo

Giorgio

È mezzogiorno, mi sono appena svegliato dopo una lunga dormita. Mi ci voleva proprio. Fumo una sigaretta affacciato alla finestra e osservo la città muoversi nonostante il maltempo, mentre io ho appena messo in moto il cervello a quest'ora.
È stata una settimana intensa, il mio tour si è concluso e già mi manca. Rifarei tutto da capo. Conoscendomi organizzerò altre serate per ritornare a esibirmi.
Anche se piove a dirotto, ho voglia di uscire.
Devo andare da Arienne.
Dovevamo parlarci, ma fra una cosa e l'altra non abbiamo mai avuto la possibilità di farlo.
Parlare di non so bene cosa, è una semplice scusa per rivederla.

Ho dimenticato l'ombrello, me ne frego e scendo dall'auto per andare verso lo studio di Arienne. Mi sfilo la felpa restando con la t-shirt a manica corta e uso quest'ultima per ripararmi dalla pioggia.
Vedo Arienne fuori dal suo studio, sta fumando una sigaretta con qualcuno. È un ragazzo, forse è il suo collega.
No, ma che dico. Dev'essere qualcuno che conosce bene... più che bene. Si sono appena baciati e solo ora si è accorta della mia presenza.
Una strana sensazione al petto mi impietrisce, arretro e accelero il passo per ritornare in macchina.
Per l'ennesima volta mi sento un deficiente. Cosa ci faccio qui a perdere tempo? Devo rimanere solo con me stesso, non voglio più farmi fottere da nessuno.
«Giorgio!»
È Arienne che mi chiama, ma non voglio voltarmi indietro, continuo a camminare accelerando il passo mentre la pioggia mi picchia il volto.
«Cazzo, fermati un attimo. Sta pure piovendo! Fermo!»
Merda, mi sto troppo innervosendo. La sua voce per me ora è fastidiosa.
Vengo strattonato, preso dalla maglietta per farmi girare verso di lei. «Arienne, lasciami perdere. Fammi andare via» dico incazzato.
«No, non te ne vai da nessuna parte»
Sembra sia nel panico, è agitata. O forse ha solo il fiatone perché ha corso.
«Ma che cazzo vuoi da me?!» sbotto alzando il tono della voce.
Penso sia la prima volta che sente il mio tono alzarsi per colpa della rabbia, o meglio, delusione.
«Niente. Vorrei solo che mi ascoltassi un momento!»
Sorrido amaro e scuoto la testa. Non sto capendo più niente di Arienne.
Oggi è la prima volta che dimostra di essere interessata a me. Non è la solita stronza che ho conosco.
Ma nonostante ciò voglio sparire dalla sua vista, la mia rabbia in questo momento ha preso il sopravvento. Potrei essere capace di qualsiasi cosa.
«Non voglio starti a sentire. Ti basta? E adesso lasciami andare»
«No, aspetta, sul serio!»
Mi ha stretto un polso. Strattono il braccio per liberarmi dalla sua mano che stringe e sento pure le sue unghie infilzarsi sulla pelle. Che dolore.
«Che cazzo fai, stronza! Levati!»
«Perché fai così? Stai fermo e ascoltami!»
«Allora te lo ripeto bene...» avvicino il mio volto al suo. «Non-voglio-starti-a-sentire»
«E allora vaffanculo Giorgio. Vattene» ringhia sciogliendomi il polso.
Siamo inzuppati dall'acqua piovana. Un ultimo sguardo bieco reciproco e ci allontaniamo.
La vedo correre via, ho sentito dei lamenti, forse ha iniziato a piangere.
Io e Arienne cosa siamo stati fino ad ora?
Niente.
O qualcosa.
Un qualcosa di irrisolto.
Per ora lascio perdere, non ho più voglia di rincorrere il mio istinto.
Quando sei troppo cuore rischi di morire soffocato, come in una trappola per topi.
Ho bisogno di una doccia, lavarmi da questa giornata di merda e rinchiudermi nel mio studio per scrivere, scrivere e scrivere fino a far scaricare la biro.

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