XXIII /Arienne's pov

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Arienne

È sera, il tempo oggi al lavoro è volato.
Ho mangiato un sacco di pastine, maledetti i miei clienti. Il mio compleanno è sempre una scusa per aumentare di qualche chilo. Per chi mi conosce bene sono una golosa di dolci, non potrei fare a meno della crema chantilly e fragole ad esempio.
Esco dal mio studio e saluto i colleghi, pensavano di trattenermi per andare a bere qualcosa e festeggiare, ma sono esausta e temo che rimanderò la mia festa di compleanno al prossimo weekend. Quest'anno non ho organizzato nulla, a differenza degli altri anni. Troppo impegnata a lavorare, poi non ero dell'umore adatto.
Purtroppo non riesco a togliermi l'immagine di Giorgio che mi grida addosso "non voglio starti a sentire".
È stato come se avessi rivisto mio padre.
Fatico a chiamarlo padre perché non lo è mai stato. È stato solo una figura negativa per me e per mia madre.
Ma come ho già detto, non mi va di parlarne. Forse in futuro riuscirò a raccontare qualcosa di più su di me.

Sono arrivata a casa, parcheggio davanti al cancello di casa mia.
Prima di spegnere il motore i fari della mia auto illuminano una sagoma. C'è un nuvolone bianco che copre il suo volto.
Una volta scesa dall'auto realizzo chi si cela dietro il fumo della sigaretta
Riconosco chi è dal vestiario.
È Giorgio.
«Che ci fai qui?» dico impassibile superandolo, per aprire il cancello.
«Sono passato per farti gli auguri» risponde con le mani in tasca, raschiando con un piede il mozzicone della sigaretta.
«Ti ringrazio» rispondo senza guardarlo.
Giro la chiave nella serratura. Sto facendo fatica a tenere ferma l'agitazione.
«Arienne ti chiedo scusa per come ti ho trattata» esordisce poi nel silenzio.
Mi giro per una frazione di secondo. «Tranquillo»
«Arienne...» supplica la sua voce.
Lascio la chiave nella serratura senza aprire la porta. Mi giro verso di lui e una sua mano fruga dalla tasca dei pantaloni. «Tieni, leggila quando vuoi»
Mi ha consegnato una lettera stropicciata. Chissà cosa ci sarà scritto.
Questo è proprio un gesto inaspettato. Ma continuo a non mostrare nessuna emozione. Annuisco e infilo la lettera nella mia borsa. «Va bene. Ora entro a casa, sono parecchio stanca»
Alza le spalle e indietreggia. «Fai pure. Non ti trattengo un minuto in più»
Non vorrei che se ne andasse.
Vorrei abbracciarlo e inalare l'odore della sua pelle, il profumo nei suoi indumenti.
Entro a casa e chiudo la porta.
Mi sfilo le scarpe prendo subito la lettera dalla borsa.
Mi tremano le mani, sto pure sudando da esse.
Apro la lettera e inizio a leggere.
"Arienne, se stai leggendo sappi che sei una stronza.
Partiamo dal presupposto che questa lettera non avrà un senso logico.
Un po' perché sto scrivendo da fatto, un po' per i vari bicchieri di gin.
Ma nonostante questo volevo dirti varie cose.
Dalla prima canna fumata assieme ho capito che mi saresti piaciuta.
Quella sera in discoteca, fuori a fumare una sigaretta, per me eri la più bella di tutte.
Forse non lo sai, ma quando ci siamo spogliati per unire i nostri corpi, era come se avessi azzerato tutte le altre esperienze passate. Era come la prima volta. Chi se la scorda?
E mi dispiace litigare con te. Non lo so di chi sia la colpa, siamo due teste dure.
...non importa se è stata più mia la colpa o più tua...
Mi importa solo di te, della musica... e di te l'ho già detto?
Ti chiederai perché ti ho scritto queste righe.
Perché se consoci Mostro sai che è bravo soltanto a scrivere.
Il mio regalo per il tuo compleanno è questa stupidissima lettera da quattordicenne.
Da stronza come sei, posso aspettarmi che strapperai il foglio.
Tanti auguri Arienne.
Mostro"
Nessuno mi ha mai scritto una lettera, nessuno mi ha fatto sentire importante quanto lui.
Mostro è l'artista che mi ha salvata con le sue canzoni. Giorgio e Mostro sono la stessa persona ed io non so che mi succede, ma sento il cuore scoppiare fuori dal petto.
Corro all'ingresso e controllo dallo spioncino della porta se Giorgio è ancora qui.
Ma è impossibile, è stupido pensarlo.
Vedo tutto nero dallo spioncino. Non riesco a vedere l'esterno.
Spalanco la porta per capirne il motivo e mi trovo Giorgio dinnanzi a me.
È rimasto qui ancora.
L'ho colto di sorpresa, entrambi lo siamo.
«Giorgio, ho let-»
Non mi lascia finire la frase, mi abbraccia stringendomi forte.
Ci guardiamo negli occhi, io che osservo i suoi bellissimi guardare i miei.
Mi sta sorridendo ed anch'io spontaneamente lo faccio.
«Allora non hai strappato la lettera» dice scompigliandomi i capelli dolcemente.
«No, ma potrei farlo se mi farai incazzare un'altra volta»
Sfioro le sue labbra serrando gli occhi convinta di iniziare un bacio, ma Gio poggia due dita sulle mia bocca.
Apro gli occhi, mi sta ancora sorridendo.
«Ti vorrei baciare, ma prima mi dici chi era quello»
So a cosa si riferisce. Quel bacio dato al mio "ex". Alessio.
Quel pomeriggio era passato da me in studio per tatuarsi, abbiamo parlato un po' e mi ha baciata. Io non volevo, infatti mi sono staccata subito.
Gli spiego l'accaduto e mi crede. Si fida di me. «....anche se non dovrebbe interessarti, infondo io e te cosa siamo?» aggiungo finito il discorso.
«Non lo so, dimmelo tu...»
Posa le mani sulle mie guance e le sue labbra si incollano sulle mie.
I suoi baci travolgenti mi stordiscono sempre.

(NON) IMPORTA - mostro /instagram Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora