8.2 Tra trasgressione e timidezza

13 1 0
                                    

Agosto, 1981


Sirius ricordava i fiori, li ricordò vividamente per i successivi dodici anni e, di tanto in tanto, anche dopo.
Puzzavano, questo era certo, e alcuni erano obiettivamente brutti. Anche le facce delle persone lo erano. Le facce di quelle poche persone che avevano avuto il modo e la ristrettissima libertà di presentarsi in una casa ormai vuota.
Sirius si guardava attorno con occhi spenti e assenti, sembrava quasi che fosse lì per errore, che non sapesse cosa stava facendo. Teneva la mascella serrata per non lasciar scappare niente. Non poteva saperlo, non poteva neanche immaginarlo, ma quella fu forse una delle cose che spinsero Remus ad allontanarsi ulteriormente da lui, come faceva ormai da circa un anno.
I fiori puzzavano da matti, sapevano di morte. Quel luogo intero ne era intriso.
Sorrise debolmente quando Peter si avvicinò a lui stravolto e gli poggiò solidale una mano su una spalla, la sofferenza dipinta in volto e un senso di impotenza che gli aveva letto in faccia qualche tempo prima e che da allora non gli aveva più visto abbandonare.
Peter sembrava perso, totalmente smarrito e senza più un briciolo di speranza. Si aggirava per la casa con gli stessi occhi vecchi delle fotografie sorridenti ancora in fila sulle mensole, sembrava volersi stampare in testa ogni dettaglio per flagellarsi senza motivo in seguito.
Senza alcun motivo.
Remus era seduto su una poltrona proprio accanto a un bouquet di quei maledetti fiori. Lanciò un veloce sguardo a Sirius.
Lui ricambiò consapevole... e diffidente.
Remus serrò le labbra, come dispiaciuto, come se, indirettamente, tutto ciò fosse colpa sua, poi distolse lo sguardo.
Sirius lo fissò soltanto, cercando di leggere, nella maniera stupida in cui Remus si colpevolizzava da sempre per qualunque cosa, la possibilità di un tradimento.


"James, noi..." Lily scoppiò a piangere, mentre teneva ancora strette le mani del marito tra le sue.
James la guardò per un attimo in viso e non riuscì a trattenere una smorfia di sofferenza. Poi coinvolse Lily in un abbraccio, lasciando che singhiozzasse sulla sua spalla a inzuppargli la maglietta. La strinse più forte.
"Noi non possiamo neanche essere lì," riuscì a dire Lily, asciugandosi le lacrime con una mano e percependo, quasi con la porta sul retro delle sue sensazioni, anche la sua maglietta inumidirsi, "non possiamo dirle addio, capisci? Per l'ultima volta."
"Lo so," disse James, in un sussurro, "finirà presto," si costrinse a dire, ma come poteva mostrarsi positivo in un momento simile? Come poteva anche solo azzardarsi a credere che le cose potessero finire nella maniera in cui le avevano programmate? Improvvisamente gli sembrò tutto così vano e quella casa gli parve stretta e asfissiante, in una maniera che collideva violentemente con la vita che aveva sperato di costruirci dentro quando ci aveva messo piede per la prima volta.
"Lei c'è sempre stata per me," sussurrò Lily. Non piangeva più, ormai, la fragilità dei suoi ventun anni nascosta di colpo sotto la sola voce spezzata, "noi avremmo potuto... io avrei dovuto..."
James sciolse l'abbraccio e le prese il viso tra le mani, scuotendolo dolcemente e portandolo più vicino al suo. "Nessuno avrebbe potuto fare qualcosa," sentenziò, cercando il suo sguardo quando lei sospirò scettica e alzò gli occhi al cielo, "è la guerra, l'Ordine comporta dei rischi, lo sai." Cercò di mostrarsi convincente, ma gli occhi arrossati lo rendevano difficile.
"Sta diventando sempre più feroce," considerò lei, quasi pregandolo con lo sguardo di fare qualcosa "ed è noi che cerca, nostro figlio. Marlene è morta per..."
"Per colpa tua? Non perché lui è un dannato assassino?" James scosse la testa e un sorriso tirato gli alzò un angolo della bocca. "Davvero, Evans? Pensavo di essere io quello egocentrico." Il riflesso di quella scintilla ironica che faceva di James Potter James Potter tornò per un attimo a invadergli le pupille.
Lily rise triste. Era una cosa rotta e poco convincente, ma in quelle circostanze fu una conquista.


Oh, ecco di cosa sapevano quei dannati fiori, di qualcosa di acido andato a male.
Senza ombra di dubbio di quello e di naftalina, ma forse non erano i fiori; era la morte.

The kids from yesterday | WolfstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora