0. Lo scherzo memorabile

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"È stata una vera fortuna!" trillò il ragazzo, negli occhi quel luccichio di pacata estasi che precedeva una grande idea. Lo trovò riflesso, proprio uguale, nelle pupille del fratello.

"Puoi dirlo forte. Non l'avremmo mai trovata senza tutte quelle detenzioni." George ridacchiò e alzò le sopracciglia con fare eloquente. Sollevò la pergamena e le diede una rapida occhiata, mentre Fred sussurrava incantesimi uno dietro l'altro, serrando gli occhi per concentrarsi.

"Beh, direi che hanno dato i loro frutti," Fred si rialzò, sorridendo sghembo e spazzolandosi i vestiti. "Ci siamo," soffiò poi, tornando a voltarsi in direzione del fratello e trovando sul suo viso la stessa impazienza e trepidazione.

"Nessuno nei paraggi?" domandò Fred, alzando un sopracciglio.

George abbassò lo sguardo sulla pergamena e scosse la testa. "Via libera."

"A te l'onore, fratello."

Fu il turno di George di inginocchiarsi. Osservò il lavoro del fratello e annuì soddisfatto, inumidendosi le labbra. Sollevò lo sguardo su Fred e sorrise, tendendogli la mappa con una mano.

Puntò la bacchetta sul tubo incrostato e inspirò a fondo l'aria fetida dell'impianto idraulico della scuola. Adorava quell'attimo prima di combinare un disastro, quel silenzio adrenalinico che gli faceva venir voglia di ingegnarsi ancora e pensare a qualcosa di più grande, più spettacolare. Mormorò un incantesimo e sentì subito il ferro creparsi, allargarsi e rimodellarsi.

"È andata?" James alzò un sopracciglio e si voltò a dare un'occhiata alle sue spalle. Sospirò teso, osservando l'altro ragazzo chinato ancora a terra. "Ehi," lo richiamò, appallottolando un pezzo di pergamena e lanciandogliela dietro la testa. "Sirius?"

"Ci sono quasi, James, se solo stessi zitto un attimo..." Sirius si curò solo di riafferrare la palla di carta e rispedirla al mittente, ma non lo degnò di uno sguardo.

"Devi darti una mossa, si sta avvicinando..."

"Lo so," tagliò corto Sirius, alzandosi di scatto e osservando con un po' di timore la sua opera. "James?"

"Mh-mh?" il ragazzo teneva lo sguardo puntato sulla mappa e, di tanto in tanto, si sistemava gli occhiali sul naso, in un gesto dovuto più a tensione che necessità.

"James," lo chiamò ancora Sirius, che adesso lo fissava, in attesa di una risposta.

"Che c'è?" domandò lui, seccato, distogliendo lo sguardo dalla mappa per puntarlo sul suo amico. Si fissarono per un paio di secondi, poi un rumore metallico costrinse James a gettare un'occhiata al tubo incrostato.

Sirius si morse il labbro inferiore. "Corri, se scoppia siamo fregati," parlò poi, afferrando il ragazzo per il polso e tirandoselo dietro.

Il corridoio attraverso cui scapparono non gli era sembrato così lungo all'andata. Una luce angolata colpiva pigra la svolta che avrebbero dovuto prendere. "Ha funzionato?" ansimò James, percependo la stretta sul suo polso aumentare di intensità.

"Credo di sì." Sirius rise divertito, una vena di adrenalina gli striava esaltata la voce e James lo seguì a ruota, mentre i mantelli svolazzavano pericolosamente attorno alle suole delle loro scarpe.

Svoltarono alla fine del corridoio e salirono le scale di pietra così in fretta che se Gazza li avesse visti li avrebbe messi in punizione solo per quello.

James sussurrò qualcosa alla pergamena, tra gli ansiti, e la infilò in fretta nella tasca posteriore dei pantaloni. Sirius si voltò verso di lui, un sorriso divertito ancora stampato in faccia. Ricambiò l'occhiata, senza alcun bisogno di aggiungere altro, e insieme accelerarono. "Dovremmo farcela," considerò James, erano praticamente arrivati alle porte della Sala Grande.

The kids from yesterday | WolfstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora