6. Come gocce di pioggia

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31 agosto, 1971


"SILENZIO!"

La voce della donna tuonò tra le pareti soffocanti e scure che iniziavano già a stringersi a formare il corridoio.

Sirius, poco più che undicenne, si appellò a tutta la sua forza di volontà per alzare gli occhi su di lei. La donna ricambiò con uno sguardo deciso e che non ammetteva repliche.

Sirius, però, fece l'errore di prendersela con la forza, una replica. "Ho solo detto che non puoi saperlo," disse, scrollando le spalle, come se non si trattasse della Nobile e Antichissima Casata Black, ma di scegliere tra un calzino nero e uno bianco.

Lanciò un veloce sguardo di lato: Regulus era appoggiato al muro. Tentava di apparire il più disinvolto possibile, ma detestava quelle volte in cui sua madre lo costringeva ad assistere alle ramanzine che propinava al fratello, glielo leggeva in faccia. Lei la pubblicizzava come la migliore forma di educazione, ma Sirius sospettava che avesse più a che fare con una sottile e sottintesa minaccia che suonava tanto come, 'se ti azzardi a comportarti anche tu così, ecco cosa ti aspetta'.

Sirius la trovava la cosa più stupida sulla faccia della Terra: Regulus non avrebbe mai mosso un passo falso. Era semplicemente ovvio.

Quello sguardo, occhi negli occhi, durò un attimo soltanto.

Sirius tornò a guardare sua madre, questa volta una scintilla di sfida gli ardeva negli occhi altrimenti disinteressati. In quel momento, seppe di averla fatta scattare.

Walburga Black raggiunse il figlio con un paio di falcate e Sirius, in una frazione di secondo, scosse la testa quasi divertito, quando vide il fratello sussultare.

La donna afferrò il figlio per il colletto della camicia stirata, che lui aveva alzato come poco si conveniva per un nobile, e lo costrinse, in punta di piedi, a fronteggiarla. Un lampo di timore vagò il tempo della sorpresa nello sguardo di Sirius, poi si spense di nuovo per far posto alla faccia tosta che aveva meticolosamente affinato negli anni.

"Tu varcherai la soglia di quella scuola portando alto il tuo cognome," spiegò Walburga, gli occhi iniettati di furia e minaccia, "e, quando la varcherai un'ultima volta," il tono della donna si abbassava di secondo in secondo, "lo farai come Caposcuola della casa dei Serpeverde. Allora, e solo allora, sarai pronto a ereditare questa casa."

Sirius alzò gli occhi al cielo e sbuffò divertito. "Poi," continuò per lei, mantenendo il tono cantilenante della madre, "sposerò una donna purosangue, che faccia parte delle ventotto famiglie sacre, forse... Bellatrix, che dici? A quel punto mi comprerò un bulldog francese a cui lasciare l'immensa e doratissima ricchezza della Nobile e Antichissima..."

Sirius non ebbe il tempo di concludere la recita di quel progetto, perché Walburga lo lasciò andare con uno scatto e si allontanò da lui quel tanto che bastava per puntargli contro la bacchetta.

Sirius la guardò disorientato per un attimo; sapeva di essersi spinto più in là delle altre volte, ma sua madre era sempre stata incline alle punizioni 'alla babbana', che non prevedevano incantesimi.

Spostò lo sguardo veloce su Regulus, vergognandosi, solo per un attimo, di quanto dovesse sembrare supplichevole.

"Stai attento, sai che non ti conviene provocarmi."

E Sirius sapeva bene che non gli conveniva, ma presto sarebbe andato a Hogwarts, avrebbe passato la maggior parte dellʼanno lontano da quella casa enorme ma asfissiante. Non riuscì proprio a evitare che la trepidazione scoppiasse in una risata derisoria.

The kids from yesterday | WolfstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora