2. Paura

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Halloween, 1981


Paura.

Un'emozione brillava nera sopra tutte le altre. Paura.

Peter ne sentiva le vene gonfie mentre correva come un matto in un vicolo deserto e buio, il piccolo naso che già percepiva altri mille odori in più e una nuova e più grande consapevolezza dello spazio che lo circondava, nonostante ci fosse abituato.

Ruzzolò per delle scale umide e andò a sbattere contro un cassonetto di latta. Il rumore metallico lo riportò alla realtà, facendogli sentire per la prima volta il bruciore e il sangue che pompava con forza contro il dito... o quel che ne restava. Non aveva percepito dolore fino a quel momento, forse per l'impennata di adrenalina, ma notò che a stento riusciva a muoversi, un fischio gli bucava le orecchie.

Aveva paura.

E si sentiva un codardo.

Non aveva alcun interesse a uccidere Sirius. A dire il vero non credeva che ci sarebbe mai riuscito. Quel compito, in fondo, non gli era stato assegnato prima che succedesse. E poi farlo con le sue mani era tutto un altro paio di maniche.

Nonostante ciò sapeva benissimo che, in un certo senso, lo aveva condannato. Era l'unica opzione, davvero, non ne vedeva altre. I suoi amici erano sempre stati pronti a schierarsi, a mettere in gioco la vita, credevano nell'onore e nella lealtà.

Non che lui non ci avesse creduto, all'inizio. Se avesse avuto modo di parlare con la persona che era due anni prima e raccontargli cosa avrebbe finito per fare era certo, sicuro, che quel ragazzino avrebbe stentato a crederci, forse l'avrebbe addirittura odiato.

Peter aveva semplicemente capito che era molto meglio così, che non c'era alcuna vittoria in serbo per loro contro uno come il Signore Oscuro. Aveva accettato che le sorti della guerra erano state decise molto tempo prima che James e Sirius e Remus potessero capire o scegliere da che parte schierarsi.

E sarebbe stato impossibile convincerli della verità.

Lui non era cattivo.

Lui era diverso. Lo era sempre stato. E un tempo la cosa gli era pesata immensamente.

Gli anni a Hogwarts erano stati la parte più bella della sua vita. Quando era salito su quel treno, il primo giorno, aveva avuto una gran paura, quasi asfissiante, di rimanere solo. Scenari apocalittici si erano dipinti nella sua testa e si vedeva triste, preso in giro, a condividere il dormitorio con ragazzi belli, brillanti e senza ombra di dubbio migliori di lui.

Gli anni a Hogwarts erano stati felici davvero, ma, a ripensarci dopo il tradimento, c'erano state proprio tante cose sopra le quali era passato e che a quel punto usava per rincuorarsi, giustificarsi o, almeno, per alleggerire il peso che sentiva crescere nel petto. E funzionava.

Peter aveva avuto torto. Ci aveva messo meno tempo del previsto a farsi degli amici. James era simpatico e non aveva storto il naso quando l'aveva visto e Sirius gli dava pacche sulle spalle quando era abbattuto e ogni volta si era sentito innegabilmente suo amico. Anche a Remus aveva voluto bene, davvero, aveva rischiato la vita per aiutarlo con il suo problema, anche se una parte di lui aveva sempre creduto che Sirius l'avrebbe ucciso, se si fosse rifiutato.

Non che non avesse voluto diventare un animagus, gli era tornato utile dopotutto, è solo che una parte di lui si chiedeva a quel punto se avesse avuto propriamente scelta.

Sebbene fosse riuscito a fare amicizia, il senso di inferiorità non l'aveva mai abbandonato e, a passare il tempo con James e Sirius, si era di tanto in tanto anche acuito.

The kids from yesterday | WolfstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora