3. (Bianco) Natale

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Dicembre, 1980

La neve cadeva a fiocchi argentati, poggiandosi silente sul davanzale della finestra. Un bagliore caldo inondava la stanza e le luci sull'albero si accendevano a intermittenza, in una danza rilassante e che sapeva di casa.

L'odore di torta alle carote aveva ormai invaso il soggiorno e, con ogni probabilità, qualcuna delle stanze confinanti.

Lily si soffiò un ciuffo rosso via dal viso e infilò i guanti per recuperare la teglia dal forno. Un'ondata di fumo la travolse e alzò un gomito per scostarsi quell'unico ciuffo che continuava a ricaderle in faccia. Accompagnò l'anta del forno con un piede, si diresse verso il tavolo e vi poggiò il ruoto al centro. Poi osservò la tavola per qualche attimo, inclinando il viso di lato e assottigliando gli occhi alla vista della torta. Dannazione, aveva davvero un buon aspetto.

Incrociò le braccia al petto e lasciò vagare lo sguardo per la stanza.

"James," chiamò. Un mugugno proveniente dalla poltrona le fece alzare gli occhi al cielo, "James," tentò ancora, un angolo della bocca che si alzava in un sorriso divertito.

Puntò gli occhi sulla torta, poi su James, poi ancora sulla torta. Si avvicinò al dolce e lasciò scivolare un dito sull'orlo esterno, dove dei ciuffi di crema al formaggio si alzavano in una maniera irritantemente precisa, poi si recò davanti alla poltrona, si prese un attimo per contemplare il volto di James rilassato dal sonno e, infine, prese fiato: "Mi hai sentita?"

"Sì, Lily, ti ho sentita," biascicò il ragazzo, affondando la testa nello schienale della poltrona e schiudendo un occhio per squadrare velocemente sua moglie.

Lily non aggiunse altro: si chinò appena in avanti e spalmò la crema al formaggio sul naso di James prima che potesse fermarla. Non riuscì a trattenersi dal ridere, quando lui tentò invano di divincolarsi dalla sua presa e scostare veloce la faccia, lamentandosi con versi indistinguibili.

Lily non demorse, continuò a imbrattarlo come meglio poté finché James non grugnì infastidito e le bloccò il polso con una mano. Gli occhi scuri ancora appannati dal sonno, ma illuminati da una nuova luce. James alzò un sopracciglio e si portò il dito di Lily alle labbra, leccando via la crema rimasta con un mugugno soddisfatto e chinandosi in avanti per rubarle un bacio.

"Non possiamo," ridacchiò lei, quando intuì le intenzioni di James. Si allontanò appena, guardandolo con lo stesso desiderio che vedeva riflesso nei suoi occhi. Lily occhieggiò verso il grembo del marito, dove Harry riposava ancora sereno, immune a quel baccano.

"Lo molliamo a Sirius e Remus per qualche minuto, più tardi?" la pregò lui, alzandosi con ancora Harry in braccio e dirigendosi come su un binario verso la tavola imbandita.

"Secondo me ce lo meritiamo," convenne lei, in quel tono per metà ironico e per metà serio tipico di Lily e che lasciava James confuso ogni santa volta.

"Concordo," rispose lui, tagliando una fetta della torta di carote e cacciandosela in bocca. "Ci so proprio fare con i dolci."

"James," Lily si voltò per guardare suo marito: in una mano reggeva la torta, nell'altra Harry, mentre ruminava un boccone. Doveva ammettere che ce la stava mettendo tutta per risultare ridicolo.

"Che c'è?"

Era davvero buffo, con quello sguardo spaesato. Sembrava finalmente avere la sua età, la rilassatezza di un ragazzo.

"Niente," Lily alzò gli occhi al cielo, liberandolo dal peso di Harry, "ma forse dovresti aspettare gli ospiti."

James sospirò, il tipico sorriso di quando stava per dire qualcosa di stupido gli tagliò le labbra. "Al mio tredicesimo compleanno non mi hanno aspettato per mangiare la torta."

The kids from yesterday | WolfstarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora