¤ Prologo ¤

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[aggiornamento aprile 2024: i personaggi sono maggiorenni]

Quello di cupo mietitore non è un lavoro semplice. Ammesso che di lavoro si possa parlare. Non è una di quelle cose per cui si viene pagati, ma lo faccio da sempre, dal primo ricordo che ho della mia esistenza.

So di essere stato un essere umano, ma so anche che, chi diventa Cupo Mietitore, ha un passato di cui vergognarsi, una vita precedente che è meglio non ricordare. Devo aver commesso il peggiore dei tradimenti o un omicidio, una nefandezza tale, da essere destinato a raccogliere le anime per accompagnarle oltre.

Ogni Mietitore ha un taccuino nero, con una lista che si aggiorna costantemente, lavoriamo duro, non abbiamo orari di riposo e siamo maledettamente puntuali. Forse si potrebbe prendere un appuntamento con la morte, ma la cosa certa è che un appuntamento con lei non può essere né annullato né posticipato. Quando arriva la tua ora… è la tua ora. 

Ogni anima ha la sua aura, le più pure ne hanno una bianca, di solito le vediamo nei bambini, e sì, accompagnamo anche loro, la morte, di cui sono il portavoce, non fa eccezioni. Le anime crudeli, quelle di uomini e donne che hanno commesso empietà, i peccatori che non mostrano la luce del pentimento, hanno un’aura nera.

Non siamo visibili agli esseri umani, a meno che non lo si voglia. Per renderci invisibili indossiamo un cappello nero, più precisamente, una borsalino di panno nero. Indossiamo un completo pantaloni e soprabito monopetto nero, una camicia bianca con bottoni in argento e una fastidiosa cravatta nera. Quelli all’ufficio anime, mi dicono che ho un bell’aspetto, ma da mietitore non do importanza a cose del genere, e da umano non ne ho memoria. 

Cerco sempre di avere un sorriso gentile e rassicurante, da mostrare a chi è appena morto, hanno tutti la stessa incredula espressione, che si trasforma in paura quando si rendono conto che sono lì ad osservare il loro corpo senza vita.

Quando mi seguono, mi basta aprire una qualsiasi porta per giungere nella Sala del Tè, mi piace chiamarla così, ma è più come un passaggio obbligato, come una anticamera, registro l’anima trapassata e controllo la sua destinazione, possono passare oltre, oppure attendere per reincarnarsi, dipende dalle vite già vissute. Dopo la reincarnazione, chi ha peccato, in genere incontrerà diverse difficoltà e sofferenze, una sorta di prova per espiare quelle colpe. Chi ha commesso atti deplorevoli o chi non riesce ad approfittare del grande dono della rinascita, diventa un Mietitore senza più un'occasione per redimersi, il solo unico scopo della sua esistenza sarà accompagnare le anime al loro destino. 

Questa è la nostra esistenza da cupi mietitori, sempre uguale ogni giorno. Io, di tanto in tanto e tra una dipartita e l’altra, ho l’abitudine di andare in una piccola caffetteria con i tavoli all’aperto, in una zona di Seoul, frequentata da studenti universitari.

Mi tolgo il cappello, per essere visibile, e sorseggio distrattamente il mio latte caldo. Evito ogni contatto visivo con le persone, chi incrocia il mio sguardo attira a sé ogni genere di sventura, potrebbe non importarmi, ma non ho alcun motivo per farlo, forse potrei se qualcuno osasse prendersi gioco di me o se attirasse la mia ira. 

Sono stato un essere umano, e anche se non ricordo nulla, ho inclinazioni e preferenze, è facile attirare le mie antipatie ed ho alcuni poteri che potrei sfruttare in certe occasioni, posso fermare il tempo e far levitare gli oggetti, sembra fantastico, ma non è divertente e non mi serve a molto. Non ho amici, non so nemmeno il mio vero nome. Ne ho uno però, me l'hanno dato quel primo giorno alla Sala del Tè.

La chiamiamo così perché, quando ti trovi lì, ti viene offerto il tè che ti permette di dimenticare la tua vita precedente. L'ho bevuto anch'io a suo tempo, quindi no, non so nulla di me o della mia vita e, chiunque si reincarna ha questo vuoto.

Grim Reaper [SOPE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora