7, Il gioco delle parti

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Venerdì 1° ottobre 2027, ore 14:59, Londra, civico 22 di Queen's Gate, appartamento di Louis.

Appena penetrarono nell'abitazione, un abbaiare concitato si affrettò ad assordarli. Clifford corse verso di loro, la lingua rosa penzoloni, le orecchie sbatacchiate dal rimestarsi dell'aria e la coda a dimenarsi come una furia.

Si erse sulle nere zampe posteriori, e appoggiò quelle anteriori, snelle e slanciate, sulle minute spalle del padroncino. Jaime si lasciò leccare la faccia con una tale riconoscenza che impressionò Harry.

«Ciao Cliffy» salutò il piccolo, e il quadrupede gli rispose abbaiando.

Harry si chinò diretto all'animale, e questo avanzò verso di lui, prudente ma curioso. Gli annusò il polso, tastò il suo palmo con una leccata e si accucciò a porgergli la zampa, quasi volesse presentarsi e stringergli la mano. Lui la impugnò, quella zampa, e poi gli accarezzò la testolina riccioluta. Clifford schiacciò il tartufo contro il suo braccio, seguitando a sniffare il suo odore di umano.

Era fatta: si era accaparrato pure l'affetto del cane. Poteva considerarsi uno della famiglia, allora. Giusto?

Jaime lo portò a conoscere la sua stanza da letto. Gli spiegò che ne aveva un'altra, nel domicilio di Alyssa, che si trovava proprio accanto, ma al momento la ragazza era assente, come gli aveva già annunciato Louis. Metà del suo reame, perciò, era confinato in altre mura.

La camera era ugualmente popolata di peluche dalle taglie più disparate, di action figure e di poster. Nell'angolo, ai piedi della parete antistante al letto a una piazza, Harry individuò una maestosa costruzione di lego che duplicava l'architettura medievale del castello di Hogwarts. Doveva essere costato una piccola fortuna.

«Ti piace Harry Potter?» chiese, segnalando il plastico con un cenno del mento.

«Mh-mh» annuì Jaime, avvicinandosi al gioco, come se parlarne avesse scatenato in lui l'improrogabile esigenza di trastullarcisi. «Papi me lo legge ogni sera».

Harry sprofondò sulle assi di legno e si protese a dare un'occhiata più approfondita. Avranno impiegato ore, giorni, per montare uno sull'altro i mattoncini, ma il risultato era strepitoso. Davanti a quello che avrebbe dovuto essere il fossato c'erano anche le miniature di Hermione, di Ron e di Edvige, ma erano troppo grandi in rapporto ai vani del castello.

«Potrei tornare qui ogni giorno per giocare con te» informò Harry.

Jaime sorrise, piazzando sul palmo il modellino della civetta. «D'accordo» accettò.

Dopo un po' di moine e qualche velata minaccia da parte di Harry, il piccolo acconsentì a mollare temporaneamente la costruzione, tirare fuori libri e quaderni e fare i compiti assegnati dalla scuola. Lui rimase al suo fianco, così che se avesse avuto dubbi o perplessità avrebbe potuto cercare il suo aiuto, ma Jaime se la cavava alla grande anche da solo.

Era un bambino sveglio, perspicace, si esprimeva utilizzando termini complicati e in matematica era una sorta di genio. Era Harry a dover prendere lezioni da lui, in tutta onestà.

Per merenda farcirono dei tramezzini con burro d'arachidi e marmellata di fragole, bevvero succo di frutta alla pesca direttamente dai cartoncini monoporzione, e Clifford si unì alla cerimonia triturando le crocchette e tracannando l'acqua dalle ciotole depositate sul parquet.

A pomeriggio inoltrato, poiché era una giornata soleggiata, non circolava troppo vento e il clima era gestibile, Harry propose di fare due passi.

Agganciò il guinzaglio al collare, aiutò Jaime a indossare la giacca e soltanto all'ultimo ricordò di prelevare le chiavi adagiate sul tavolo in cucina. Sollevato dal sorteggio della buona sorte, s'incamminò con bambino e canide al seguito per le vie frenetiche di Londra.

Zephyrus Against Raising Autumn [STMJ4 - Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora