2, Il tuo unico

390 48 28
                                    

Sabato 25 settembre 2027, ore 15:07, The Petersham, Covent Garden, Londra.

Per il ricevimento, i neosposi avevano affittato la sala agreste di un garden center gestita da una famiglia di discendenza italiana, appena fuori da Londra, in aperta campagna. Gli ambienti spaziavano in serre estese all'interno e all'esterno di un complesso: tavoli scorticati apparecchiati con vasi di fiori dalle gradazioni vivaci e sgargianti, un coronamento di glicine a pendervi sopra, aria pregna di semplicità, di camomille e di prato allo stato brado.

La tavolata riservata agli ospiti del nucleo Styles-Horan – una coppia di larghi, interminabili banchi rettangolari – pullulava, secondo precisa richiesta della sposa, di romantici girasoli raccolti e accorciati quella stessa mattina, i cui petali, dal centro, si irradiavano in un arancione fosforescente che sfociava nel più limpido dei gialli. L'intera sala era una baldoria di corolle, di foglie e di pollini. Harry ringraziò mentalmente di non esserne allergico, o ci sarebbe rimasto secco.

Le pareti erano scinte da larghe vetrate opalescenti o, in alternativa, occultate da imponenti tele prese in prestito alla maestranza indiana; affreschi ipnotici in cui erano ritratte donne bardate da vesti di seta svolazzante intente a trasportare caraffe traboccanti di acqua sulla testa.

Le luci erano calde, ramate e dorate. Tutto quel riverbero aureo, benché piacevole e stimolante, lo stava stordendo. Doveva prendere una boccata d'aria.

Lanciò un'occhiata a Gemma, che aveva rimpiazzato i tacchi con un paio di Converse bianche dalla tela macchiata di terra e stringeva lo strascico dell'abito nel pugno per agitare le gambe al ritmo di una musica folcloristica, gaelica, che ridondava di fisarmoniche e cornamuse. Era sudata da fare schifo. Il trucco le si era squagliato sulla faccia paonazza e i capelli erano stati radunati in un disastroso chignon tutto bozzoli e ciuffi indisciplinati.

Niall si era disfatto della giacca e aveva rivoltato i polsini della camicia fin sotto ai gomiti. Era fradicia sotto le ascelle, e schizzi di sugo ne imbrattavano il tessuto ormai irrimediabilmente corrotto.

Quasi tutti gli amici erano in pista a scatenarsi, James compreso, soltanto i più giovani e qualcuno dei più anziani preferivano star seduti a scolare bicchieri di vino o di aranciata e a tentare di fare conversazione sopra quel baccano di note rintronanti.

Harry si sarebbe aggregato al mucchio più tardi, dopo aver fatto due passi nella campagna rigurgitante di flora e di fauna selvatica.

Attraversata la soglia, il martellare della melodia si attenuò di colpo, rimanendo un sottofondo rude e zingaresco. Ben presto, oltrepassati un paio di giardini agghindati a tema rustico aristocratico, s'immerse nel nocciolo della incolta natura collinosa. Sfilze di vigneti acerbi si diramavano sino al limitare del campo ed emanavano aroma acre di mosto cotto in stadio preliminare. Un esercito di cicale in servizio divulgava un incessante frinire che pareva orchestrato da un direttore ubriaco: Cri criii cr cricri criiii cri cri cricri cr criiiii!

Il sole era alto e tiepido nel cielo terso, il vento inviava carezze di brezza mite e umidiccia. I tacchetti limati delle scarpe sbandavano sul guscio levigato e asimmetrico dei sassolini seminati sull'erba verde marcio. Si sentì quasi fuori posto. Così elegante in una landa di una bellezza prelibata e strafottente. Con quel fiocco nero legato al collo, come una bomboniera di porcellana da piazzare in credenza e dimenticare. Si sfilò la giacca, piegandola accuratamente sull'avambraccio. Sciolse il cappio al collo e fece un lungo, rigenerante respiro.

Aria pura e incontaminata. Aria buona, pregiata, da stiparci i polmoni e conservarla per i futuri momenti di magra. Aria di casa.

Gli parve, per un istante, di essere tornato al St. Mary Jane. Nella radura. Nella sua radura. Quella radura che non gli era stato più concesso di visitare in tranquillità. In seguito all'aggressione di Cristian, il preside aveva preteso che venissero eseguiti controlli più severi e che non si lasciasse via di scampo agli studenti, continuamente propensi alla trasgressione di qualche regola. Ciascuno dei ragazzi era stato dotato di un tesserino da presentare a lezione, in mensa, in caffetteria, in lavanderia, in palestra, al limitare del bosco. Ogni accesso era diventato monitorato e schedato. Quella meticolosità, la repressione che aveva avvertito gravargli addosso, al concretizzarsi delle nuove disposizioni, aveva sottratto gran parte delle attrattive a qualsiasi cosa lo circondasse.

Zephyrus Against Raising Autumn [STMJ4 - Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora