4, Smetti di ripeterlo

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Venerdì 1° ottobre 2027, ore 4:45, Londra.

Gli incontri clandestini tra Harry e Louis avevano avuto inizio in un pomeriggio piovoso di ottobre, nel 2023, poco più di un anno dopo aver deciso di lasciarsi, dopo i pianti occultati, dopo il sanguinamento di ferite recise da un per sempre infranto.

Era accaduto per caso. Harry, terminate le lezioni al Royal College of Art, tornava all'appartamento che condivideva con altre due matricole ad Archel Road, e quelle due matricole erano Niall e Gemma. Nel passare per Queen's Gate era stato travolto da un presentimento, una morsa soffocante che gli aveva occluso le vie respiratorie. Si era allora sficcato le cuffiette dalle orecchie, e così aveva potuto udire quel pianto disperato di bambino.

Inchiodandosi, aveva iniziato a far scodinzolare la testa a destra e a manca, fino a che gli occhi non vennero calamitati da una sagoma conosciuta, che si adattava impeccabilmente ai suoi occhi da scrutatore.

Gli si era avvicinato, col cuore impantanato in gola, il cappuccio della giacca calato su metà fronte, la voce roca e vacillante. «Lou?»

Louis si era girato a tramandargli, con un'occhiata, tutto il pandemonio che lo corrodeva dall'interno. Un ombrello fradicio applicato sopra le teste, le ciglia zuppe di lacrime, le labbra tremolanti e rosse di sale, Jaime avvinghiato a lui come un cucciolo di koala spaventato.

«Louis» aveva insistito Harry, avvicinandoglisi ulteriormente. Una spia di allarme gli si era accesa nella mente. «Va tutto bene?»

«No» aveva risposto l'altro, tirando su col naso. «No, per niente. Ho perso le chiavi di casa e non riesco a entrare. Alyssa non c'è, Jaime è affamato e assonnato, e anche io vorrei buttare qualcosa nello stomaco, farmi un bagno e una dormita, e invece sono bloccato qui come un idiota, perché sono un padre tremendo. Pessimo» si era corretto, mentre una lacrima scendeva a solcargli una guancia.

«Non sei affatto un cattivo padre» aveva confutato Harry. «Sono cose che capitano a tutti. Senti, adesso telefoniamo ai vigili del fuoco, poi ce ne andiamo ad aspettarli in un posto asciutto, tipo una caffetteria. Ti va?»

Louis ci aveva pensato su solo qualche istante prima di annuire. Per Harry era stato strano che si fosse fidato di lui a quel modo, senza timori o tentennamenti, considerando che si stavano rivolgendo la parola per la prima volta dopo una vita, o ciò che lui percepiva come tale. Era come se il tempo si fosse congelato, come se non fosse trascorso davvero, come se Harry e Louis fossero rimasti sempre Harry e Louis e nulla fosse cambiato, come se in quel momento fossero stati ancora due innamorati pronti a sostenersi l'un l'altro.

Ma il tempo era passato, invece. A ricordarglielo era stata la stazza di Jaime, non più quella di un neonato, bensì di un esserino poco più grande di due anni.

«Dici che i vigili verrebbero per una sciocchezza del genere?» aveva domandato Louis titubante.

«Certo che sì. È successo anche a me alcuni mesi fa».

«Okay. Allora possiamo trattenerci nella mia auto, finché non arrivano». Louis aveva indicato una vettura parcheggiata al lato del marciapiede, una Mercedes classe E con la carrozzeria metallizzata e i finestrini oscurati.

Harry e Louis si erano seduti sui comodi interni color caffellatte, asciugandosi i sentieri di pioggia dalla fronte. Jaime era rimasto illeso, un po' perché il padre si era accovacciato su di lui a proteggerlo, e un po' perché Harry aveva puntato la conchiglia impermeabile dell'ombrello sulla sua testolina bionda. Ma di cessare quel pianto squillante, angosciato, strillato a pieni polmoni, non voleva proprio saperne.

Aveva pensato Harry a contattare telefonicamente i pompieri, spiegando la situazione e fornendo loro l'indirizzo, e nell'attesa era rimasto in disparte, taciturno e inquieto, frattanto che Louis provava a calmare il piccolo.

Zephyrus Against Raising Autumn [STMJ4 - Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora