19, Arrivare a te

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Mercoledì 2 novembre 2033, ore 13:30, Londra, scuola elementare a Holland Park Avenue.

«Mi troverai

Sì, mi ritroverai

in posti in cui non siamo mai stati

per ragioni che non comprendiamo

camminando nel vento».

Harry depose il libro mantenendo il segno con un dito schiacciato fra le pagine. Sorrise nello sbirciare il titolo sulla copertina con la coda dell'occhio. The Joker and the King – Louis Tomlinson. Quanta angoscia, tristezza, amore sofferto, traboccava dalle poesie di Louis. Ma quanta speranza ne emergeva, alla fine. Quanta ispirazione, lirica, bellezza; arte sillabata in rime affilate come lame di coltelli, pungenti come spine di rose nere, morbide come guanti di velluto.

Ficcò il volume sotto l'ascella nel momento in cui rilevò l'approssimarsi di una sagoma, il passo indolente e ciondolante, la chioma bionda rimestata dal fomentarsi delle folate autunnali.

Appoggiò la schiena alla cancellata e domandò, le mani nelle tasche, i piedi intrecciati sull'asfalto e un sorriso sbilenco, istigatore: «Com'è andata oggi?»

Jaime si strinse nelle spalle e strofinò la suola di una scarpa contro terra, lo sguardo basso, l'atteggiamento evasivo di chi non voleva esporsi troppo. «Bene» rispose.

«Bene?» fece eco Harry, arcuando un sopracciglio.

«Bene» ribadì l'altro. Alzò gli occhi per sostenere i suoi, quasi spavaldo, ma nelle iridi blu lavanda balenava un baluginio di esitazione.

Harry artigliò il cellulare dalla tasca dei jeans e ruminò la gomma da masticare, ricambiando la maschera di sfida.

Jaime adocchiò l'aggeggio della disfatta ed emise un musicale respiro. «Oh no, non dirmelo».

«Non devo dirti cosa?»

«Che lo sai già».

Si chiarì la gola. Cliccò sul riquadro della e-mail e lesse a voce alta: «Nota di demerito: l'alunno Jaime Lee Tomlinson ha creato scompiglio durante la lezione di algebra».

«Non ho creato scompiglio» dissentì il ragazzino.

«Qui c'è scritto così» insistette.

«Be', il docente di matematica è un permaloso del cacchio».

«Il linguaggio!» lo rimproverò.

«Ho detto cacchio!» rimarcò Jaime, irritandosi fino a colorarsi di porpora le guance. «Ero alla lavagna a svolgere un esercizio, quando lui si è alzato e ha corretto il passaggio dell'equazione. Ma era giusto. Era tutto giusto; ha avuto una svista».

«D'accordo. E allora?»

«E allora gliel'ho fatto notare».

«E in che modo?»

Jaime smise di interagire. Era il suo sotterfugio per sovvertire la consapevolezza di essere in torto marcio, senza degnarsi di ammetterlo.

«Cosa avrei dovuto fare, beccarmi un'insufficienza?» chiese dopo un lungo silenzio pregno di mugugni e distrazioni.

«No, certo, un'insufficienza non sarebbe stata affascinante quanto l'ammonizione».

Jaime afflosciò le spalle e gli puntò addosso lo sguardo più fatalista di cui disponesse. «Lo dirai anche a lui?» mormorò timoroso.

Zephyrus Against Raising Autumn [STMJ4 - Larry Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora