Presi un respiro profondo per poi uscire dal bagno, in cui mi ero chiusa dentro a chiave qualche minuto fa'.
Vidi Tom appoggiato alla porta con le braccia conserte, mi stava aspettando?
da come mi guardava suppongo di si.T: - andiamo? - chiese con tono pacato, non incrociando il mio sguardo.
Non risposi, mi limitai semplicemente ad annuire dall'imbarazzo. Uscimmo di casa verso le 9 e 30 del mattino, era una giornata piuttosto nuvolosa con un venticello fresco e leggero, proprio come piaceva a me, la temperatura non era freddissima ma tutto sommato si stava piuttosto bene.
Durante il tragitto nessuno dei due parlò, si percepiva a distanza di chilometri il disagio che c'era nell'aria fra di noi. Qualche volta i nostri sguardi si incrociavano, curiosi di cosa stesse facendo l'altro, e distogliendoli subito dopo aver capito l'intenzione.
Il tragitto per arrivare al primo supermercato più vicino casa era piuttosto lungo, ma in fondo era domenica e fare una bella camminata di prima mattina all'aria aperta non faceva male a nessuno, anzi.Durante il tragitto mandai alcuni messaggi ad Ellie, accennandole un po' tutto quello che successe da quando arrivai qui in Germania. Non nei minimi dettagli per chat, ma appena ne avrei avuto la possibilità, l'avrei chiamata all'istante raccontandole tutto senza tralasciare nulla.
Il silenzio tombale fra me e Tom era sempre più evidente, le nostre mani sempre più vicine iniziarono a scontrarsi fra di loro, ma decisi di non farci troppo caso, e di non rendere troppo evidente il fatto che fossi diventata completamente rossa in volto. Ma a quanto pare, fu comunque capace di notarlo, aumentando sempre di più l'imbarazzo che provavo.
Fortunatamente arrivammo a destinazione poco dopo, entrammo dentro il supermercato prendendo tutto quel che ci serviva al momento e dirigendoci alla cassa in totale silenzio.
Ci impiegammo all'incirca una mezz'oretta di tempo, tra le ragazzine che ci osservavano da lontano e quelle che fermavano Tom per fargli qualche domanda. Fui insospettita dal loro comportamento, ma decisi di non prestare particolare attenzione a quel che gli chiesero. Piuttosto, mi domandavo
del perché si comportassero in quel
modo con lui. Che fosse piuttosto conosciuto a scuola? non mi interessava particolarmente.
Non nego di certo il fatto che Tom sia un bel ragazzo, ma cazzo, contenersi non rientrava nel loro vocabolario e/o comportamento. E tutta quella situazione iniziava a darmi parecchio sui nervi, senza conoscere il principale motivo.
Decisi di sorpassare quelle ragazzine dirigendomi alla cassa e lasciando perdere tutta quella situazione, così Tom fece lo stesso seguendomi, senza che gli dicessi o chiedessi nulla.Arrivati finalmente alla cassa per pagare, infilai una mano all'interno della tasca destra dei pantaloni per tentare di trovare i soldi, che pensavo di essermi
portata dietro.
Ma data la mia solita grande fortuna, non c'era nulla all'interno di essa, se non un piccolo plettro, che presi in mano osservandolo attentamente, notando come fosse rovinato un po' sulla punta.
Senza dire nulla lo riporsi in tasca poco dopo, e quando arrivò il nostro turno di pagare, Tom passò davanti a me per porgere i soldi alla cassiera
C(cassiera): - pagate insieme? - ci chiese
T: - si non si preoccupi - disse senza darmi il tempo di rispondere per prima
C: - com'è gentile il tuo ragazzo
a pagare per te - affermò con un sorriso seguito da un'occhiolino rivolto a me.
Vidi Tom mordersi il labbro mentre cercava di trattenere un sorriso data l'affermazione della cassiera
T/n: - oh no, siamo semplici amici - dissi con un sorriso forzato, ed un po' incerta della risposta che diedi
C: - ohh capisco, perdonatemi - disse dando un'occhiata veloce a me e Tom, per poi tornare a fare il suo lavoro. Prese le nostre buste uscimmo insieme da lì, con ancora parecchi occhi puntati addosso.Fuori dal supermercato non spiccammo una singola parola, di nuovo, e come se non bastasse iniziò pian piano a piovere sempre più forte. Cercammo di trovare un posto asciutto e riparato al più presto possibile, ma ci mettemmo più del previsto, bagnandoci i capi di conseguenza.
Dopo una quindicina di minuti trovammo un piccolo riparo, vicino ad un parco, ci sedemmo su dei gradini lì presenti l'uno affianco all'altro, nella speranza che quella forte pioggia finisse al più presto.T: - scusami per prima, a casa - disse con lo sguardo puntato davanti a sé
Non risposi subito, ero a corto di parole al momento, ma mi sforzai
T/n: - non pensiamoci più - dissi a mia volta guardando davanti a me
T: - penso sarà piuttosto difficile scordarmi di una cosa del genere - disse fra se e sé con tono basso, puntando successivamente lo sguardo in basso
T/n: - come? -
T: - nulla tranquilla -
Silenzio, di nuovo.
L'unica cosa che ci faceva compagnia al momento, erano le gocce d'acqua che cadevano ripetutamente in maniera piuttosto forte sul terreno. Provocando quell'atmosfera calma mischiata all'odore umido della pioggia.T/n: - Ah dimenticavo, la prossima volta che ci vedremo ti restituirò i soldi -
T: - non c'è ne bisogno - disse secco
T/n: - mi sentirei piuttosto in colpa a non restituirteli - fanculo, odiavo i miei
sensi di colpa
T: - non serve, in fondo è stata opera mia. A crearti quei segni sul collo - disse con tono quasi soddisfatto
T/n: - come vuoi tu allora, suppongo -
Ed ecco che nuovamente, quel silenzio tanto fastidioso, si ripresentò fra di noi.La pioggia non voleva saperne di fermarsi, e tutta quella situazione stava diventando insostenibile, non riuscire a parlare apertamente ed a scherzare con lui come qualche ora fa iniziava a darmi fastidio.
Nonostante non mi sia mai aperta così tanto con una persona in poco tempo, con lui era diverso, ma ancora non volevo accettare questa cosa. Era davvero troppo strano per me, questa situazione era strana.
Stavolta decisi di spezzare io quel momento di silenzio che si era ricreato
T/n: - prima al supermercato ho trovato questo in tasca - dissi per poi infilare una mano all'interno della tasca prendendo il plettro in mano e facendoglielo vedere
T: - allora ecco dov'era finito -
T/n: - te l'ha regalato qualcuno di importante? - dissi curiosa data la sua affermazione
T: - sì, direi proprio di sì -
T/n: - chi è stato a regalartelo? - dissi sempre più incuriosita, e Tom percependo ciò, parlò nuovamente rivelando il nome della persona che gli regalò il plettro
T: - mio padre - disse con un sorriso incerto - me lo regalò lui, appena iniziai a suonare la chitarra quando ero molto più piccolo -
T: - non mi sarei mai aspettato che potessi ritrovarlo tu, specialmente nella tasca del mio pantalone - disse in una piccola risata - grazie -
T/n: - e di che - dissi per poi sorridere anche io - quel plettro ha per caso una "storia" dietro? - dissi spinta
nuovamente dalla troppa curiosità - sembra che tu ci sia molto affezionato -
T: - forse - esitò per un secondo - prima o poi te ne parlerò - disse per poi voltarsi verso di me, ritrovando me ed i miei occhi che erano già puntati verso di lui, guardandolo....
Decimo capitolo! Cosa ne pensate?
Vi sto annoiando o vi sta interessando questa storia?
Come al solito, ci sentiamo al prossimo capitolo :)
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Il suo sorriso | tom kaulitz x reader
FanfictionT/n, una ragazza di 17 anni, si è appena trasferita dai suoi zii in Germania con la sua famiglia, distaccatasi dalla sua vita precedente ne inizierà una nuova proprio lì con nuove esperienze e conoscenze da fare. Tante persone proveranno a far parte...