ALEXANDER POV:
-flashback-
(età 12)mi sveglio come ogni mattina, per via della luce del sole.
mi stiracchio e mi sento subito di buon umore, sapendo che posso passare tutto il giorno con la mia sorellina e i miei fratelli minori.
uscendo dal bagno mi dirigo verso la cucina con un grande sorriso sul volto, sapendo che lì si trova la mia famiglia.
:-buong- fermo la mi esclamazione e il mio sorriso cessa, quando vedo mio padre, in lacrime, con le mani tra i capelli.
guarda il vuoto stravolto, e non credo si sia accorto della mia presenza.
:-papà?- mormoro e lui si sblocca dal suo trance.
:-oh.. figliolo, vieni qui, dobbiamo parlare..- dice con voce rauca.
ha le occhiaie molto accentuate sotto agli occhi rossi e gonfi per un probabile pianto, i capelli arruffati e i vestiti sgualciti.
non l'ho mai visto in queste condizioni.
:-papà, che succede mi spaventi, e-e poi dove sono tutti, e vittoria?-
:-ale, vittoria.. non c'è più.- dice con voce tremante, ed insicura.
:-cosa stai dicendo?- esclamo con gli occhi lucidi.
:-la mamma e lei.. sono partite, se ne sono andata, ma ti prometto che le troveremo.-
:-no.. non è vero! MAMMA! MAMMA! VITTORIA!-
Leonard scende si corsa dalle scale, ripulendosi gli occhi dal risveglio.
:-che succede?!- esclama lui spaventato.
:-figliolo..-
-FINE FLASHBACK-
perseguitato.
ecco come mi sento, perseguitato.
perseguitato da tutti i ricordi della mia adolescenza, mentre combattevo di non crollare davanti agli occhi della mia famiglia.
mai, mi sarei aspettato del suo ritorno.
grande, bella e autonoma, così simile a nostra madre.
ma, triste.
si vede dai suoi occhi, si vede da come sta cercando di combattere i suoi demoni davanti a tutti.
mangia poco, ma non lo da a vedere, ma prima, a cena, c'è stata la prima prova.
oggi è particolarmente senza energie, pallida e apatica.
credo che un po' tutti vorremmo entrare nella sua testa e capirne il motivo.
è qui da poco meno di una settimana e abbiamo assistito a dei suoi momenti di vulnerabilità, e questo le è costato molto.
LEONARDO POV:
quel senso di vuoto dentro di me, mi ha sempre accompagnato, sin da piccolo.
ricordo come se fosse ieri, quella mattina di agosto, che sentendo le urla di Alexander, scesi al piano di sotto vedendo Papà distrutto e in lacrime.
vittoria, quella stessa mattina venne portata via, dalla mia stessa madre.
quello stesso giorno, qualcosa dentro di me cambiò.
ho attraversato cose immaginabili.
l'astinenza da droga, da alcol, ma anche se lei è qui, sento sempre quel senso di colpa, che mia non è.
salgo le scale, dirigendomi verso la stanza di mia sorella.
è da stamattina che ha una faccia bianca, e in tutto il giorno avrà mangiato due biscotti a colazione e qualche bicchiere d'acqua a pranzo.
busso leggermente con le nocche e ricevo un "avanti" debole.
appena entro la trovo sdraiata sul letto, con la faccia sul cuscino.
:-vic.- sussurro e lei tira il naso.
:-dimmi.- dice con fare duro, ma si può notare la voce tremante.
:-che hai.- dico con tono fermo.
sospira e si gira verso di me, con tutto il trucco sotto gli occhi.
:-va tutto male..- dice incrinando l'utima parola e aspetto che continui.
:- non posso sopportarlo Leo, ho subito troppo e sfogo tutte le mie emozioni sugli altri.-
:-non merito il loro..il vostro affetto, sono qui da meno di una settimana ed è successo di tutto, e io non so cosa potrei far..e..- i suoi singhiozzi diventano incontrollabili e mi affretto ad abbracciarla.
le accarezzo la schiena, mettendole il mento sulla testa.
:-non dire così, da quando sei arrivata a casa hai riacceso una luce che si è spenta tempo fa, ti amiamo Vic, ricordalo.-
tira su col naso e alza la testa, guardandomi con i suoi occhioni a cerbiatto, ormai rossi.
annuisce e mi sorride leggermente, e mi basta questo per uscire dalla camera con un problema risolto.
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riuniti ||DISCONTINUA
General Fictionla storia di una giovane diciottenne, scappata e portata via con la propria madre dalla sua famiglia. stiamo parlando di Vittoria Athena Russo, con decine di denunce e migliaia di dollari. è molto introversa, fredda, e stronza, ma può essere molto s...