Paris, la ville de l'amour

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"Un pain au chocolat et un café, s'il vous plaît"

Eccomi qua, di nuovo in un aeroporto ad ordinare un'ordinaria colazione prima di salire su un altro volo. A 24 anni la mia vita consiste di trasporti da e per gli aeroporti, taxi, alberghi e facce sconosciute sorridenti di hostess e business man. Ho la mia routine, e mi piace. Trovo soddisfacente riuscire a riempire un bagaglio a mano in 10 minuti per un viaggio di 4 giorni, ci ho messo anni a sviluppare la tecnica giusta! A 16 anni ho partecipato al mio primo seminario internazionale e dal quel momento non ho fatto che aumentare il numero di voli presi e di miglia accumulate.


"Signora, le dispiacerebbe fare a cambio posto con me? Sa, vorrei davvero tenere la mano a mio marito durante il decollo" - la osservo. Una signora, sulla 60ina, hai i capelli bianchi perfettamente cotonati e un sorriso sincero. Io odio cambiare posto. Lo scelgo in maniera sistematica, prendo sempre il 14F se volo in economy.

"Solo per lei signora, le auguro un buon volo" - e mi giro, sperando ancora una volta che il karma sia dalla mia parte per aver fatto una buona azione.

Che poi, come si è permessa a chiamarmi signora?

Senza accorgermene aggrotto la fronte al pensiero di invecchiare contro voglia e non noto di aver raggiunto il posto della signora, 18D, lato corridoio.

"Merda" - mi lascio scappare.

"C'è qualche problema?" - al posto 18F c'era lui. Impossibile.


Per spiegare chi è lui dovrò fare un passetto indietro. Esattamente a 3 giorni fa quando sono atterrata a Parigi un po controvoglia. Mi occupo di migrazioni, sono un'esperta sul tema, e questo mi porta a viaggiare molto in giro per meeting, seminari, workshop, eventi di vario tipo. Parigi mi ha sempre affascinato, anche da un punto di vista lavorativo. È una città con tre anime: turistica, francese e migratoria. Nessuno si integra con l'altro, ma tutti vivono nel mito della Parigi piena di amore e speranza. Io appena arrivata l'ho solo trovata piovosa e con troppe linea della metro.


Il mio primo giorno a Parigi mi sono svegliata in tempo per una corsetta mattutina, una doccia e una bella colazione con dell'ottimo pane francese. Ho indossato il mio vestitino nero con delle calze senape, una collana d'oro sottile e una giacca abbastanza formale con dettagli senape e poi loro, le mie louboutin. Ogni volta che le tiro fuori dalla valigia e le indosso mi sento una donna nuova, più forte è decisamente più sexy. Decido di prendere la metro. Non sono schizzinosa con i trasporti pubblici, a differenza di come si penserebbe guardandomi.


"I'm a barbie girl, in a barbie world", il mio iPhone canta dalla mia borsa. Merda! Perché non ho modificato la suoneria di Claire!

"Pronto!" - esclamo imbarazzata

"Tesoro! Dove sei? Come stai? Che combini? Ho troooooppe novità" - eccola qui, la solita Claire piena di energie. La conosco da 6 anni ormai e non c'è giorno che non abbia una novità fondamentale da raccontarmi.

"Claire sono a Parigi, sto da favola adesso che ho del contatto umano con qualcuno e sto andando a questa conferenza pallosissima"

"Che conferenza?" - claire è la persona più curiosa e chiacchierona che conosca

"Ma non ho ancora capito. Una roba sui fondi dell'Unione europea per l'integrazione. Insomma roba noiosa, tecnica e sulla quale sto troppo avanti per questi scemi" rido, Claire fa lo stesso dall'altra parte del telefono.

"Dai! In bocca al lupo! Allora ti mando una mail, siamo state invitate al party di Joey sabato prossimo. Baci baci" e prima che potessi ribattere aveva già chiuso.

Sorrisi scuotendo la testa, quella ragazza è un portento. Fu allora che lo vidi. Lui, il ragazzo del 18F, mi osservava con aria di disapprovazione.

Mi girai dall'altra parte e aspettai la mia fermata. Charles de Gaulle - étoile. Eccola. Faccio per scendere e inciampo. Un braccio si para alla mia sinistra come un ramo dove appoggiarsi. Con delicatezza mi rimetto immediatamente in piedi.

"Merci" - dico a bassa voce voltandomi.

Ancora lui.

"Di niente." - sorride beffardo

"Buona giornata"

"Aspetti, ho sentito che va esattamente alla conferenza che ho aiutato ad organizzare. Che ne dice se andiamo insieme?"

Porca pu... "S-si. Oddio, mi scusi per come l'ho descritta.. Io.." - ero un peperone rosso grigliato in quel momento.

"Lo so, non è facile far capire a chi non è del settore cosa facciamo e con quanta passione lo facciamo" - enfatizzando quella parola.

"Eh, si" - non riuscivo a dire altro

"Sono Raymond, piacere" - mi stava sfiorando la mano, e io sentivo le mie guance sempre più calde.

"Jane, Jane Port" - lo stavo guardando negli occhi. Meraviglioso.

Raymond del 18F è un giovane e affascinante inglese che, come me, vive su un aereo. Alto, rossiccio, sorriso irregolare ma meraviglioso e ragazze, che accento!


Raymond e io abbiamo passato il primo giorno a chiacchierare del più e del meno, senza mai lasciare la sfera lavorativa. Al cocktail serale ci siamo allontanati per conoscere gli altri partecipanti all'incontro e fare chiacchiere d'occasione, ma ogni tanto i nostri sguardi si incrociavano, e giuro che ogni volta che sorrideva con gli occhi un set di fuochi d'artificio partiva nelle mie mutande.


Me ne sono tornai in albergo con l'amaro in bocca. Ray, caro, non ti lascerò scappare. Io e te passeremo una grande notte d'amore (o per meglio dire di sesso) a Parigi. Te lo prometto. E con questo pensiero mi addormentai nelle lenzuola morbide che hanno solo nei grandi hotel.


***

Ciao! Questa è la mia prima storia, fatemi sapere che ne pensate :)

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