Risvegli

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Marco mi aveva usata, aveva usato la nostra giornata come regalo per i suoi amici e per i suoi giochi sporchi. Toccarlo oggi mi indebolisce e mi rafforza. E' uno strano meccanismo quello che ti scatta in testa dopo una violenza, o almeno così è stato per me.

Quella notte riuscii a dormire solo perchè il mio corpo non reggeva fisicamente più tutte quelle sensazioni, dormii senza sogni ma dormii un sonno profondo dovuto anche alla droga che Marco mi aveva messo nel bicchiere. Non provavo niente, provavo il distacco emotivo più puro. Le lacrime le avevo finite già quando durante la serata le droghe avevano finito il loro effetto.

Credo che quei cinque avessero fatto male i conti e mi hanno lasciato essere cosciente durante buona parte della serata, ma questo non cambia la storia. Non mi sarei sentita meglio non ricordando niente di quell'anniversario.

Mi svegliai la mattina in uno stato pietoso. Ogni parte del mio corpo tirava, i miei muscoli nelle gambe erano molli a causa della divaricazione obbligata e opposta in parte, sentivo odore di saliva asciutta sul mio corpo e una sensazione collosa tra le gambe, la testa martellava insistentemente e i miei polsi portavano il segno rosso di una trazione continuata. Non provavo niente. La pesantezza che solitamente si prova quando si ha ansia o paura non c'era, i miei occhi non riuscivano a pizzicare dalle lacrime, ero solo un corpo abbandonato. Da quel momento ricordo una serie di gesti meccanici tra i quali una doccia durata un'eternità, un nuovo taglio di capelli, una visita ginecologica e una denuncia ai carabinieri. Denunciai 4 sulle 5 persone che mi avevano svuotata. Marco non riuscii a denunciarlo, non so se per pietà o per amore e non so come si faccia ad amare una persona che ti fa una cosa del genere. Forse non lo denunciai per odio, forse mi mancava la forza di affrontarlo, forse lo giustificavo perché non era in lui, insomma non lo so, ma decisi che la sua pena peggiore potesse essere affrontare silenziosamente il mio distacco improvviso. Non volevo spiegazioni.

La mia vita è cambiata così, è così che ho cominciato a non volere più nessuna relazione, a non fidarmi di nessuno, ad usare il mio corpo per cercare quel piacere autentico che quella sera mi è stato strappato.

Per due anni non mi sono potuta stendere sul lettino del ginecologo, per mesi non mi sono toccata tra le cosce, per mesi non mi sono fatta toccare e solo recentemente ho accettato che mi venisse posta una benda sugli occhi. Sono cose che ti cambiano, ti riempiono di rabbia e di risentimento. Cose che dimentichi piano piano, perché sei un corpo vuoto ma pieno di ricordi.

Mentre questi ricordi mi frullano nella testa lui mi dice "J, ti prego. MI stai ammazzando. Posso andare via se vuoi, ma parlami. Ti prego amore mio. "

Gli rispondo a tono e vedo i suoi occhi rabbuiarsi "Tu mi hai ammazzato. Tu hai ammazzato tutto l'amore che c'era dentro di me e ti sei preso tutto. Avresti dovuto pagare"

Vedo i ricordi passare nei suoi occhi e le sue labbra che si muovono, ma il suono che viene fuori è un respiro più che un'articolazione completa. Lo guardo con aria interrogativa e vedo i suoi occhi riempirsi di liquidi. Sta per piangere e trema. "Io pago. Pago ogni giorno della mia vita" mi dice con voce tremolante.

Chi ha da dare tanto amore resta sempre qualcuno che ha da dare tanto amore e io ne ho sempre avuto tanto da dare, prima lo davo nel senso comune del termine, ora lo incanalo nel lavoro, ma ho sempre avuto tutta me stessa da dare. Ho voglia di abbracciarlo ma di riflesso faccio un passo indietro. Lo guardo fisso negli occhi e con uno sguardo che scotta indico l'uscita.

Fuori l'aria è troppo calda e sento il mio corpo pizzicare. E' una strana sensazione. Pizzica e prude ovunque per il caldo, per il nervosismo e per l'ansia che Marco mi mette. Camminiamo in silenzio e lui mi racconta di come paghi ogni giorno, di quanto gli incubi su di me lo perseguitino, di quanto la riabilitazione gli abbia fatto bene e di quanto non riesca più a fare sesso neanche a volerlo. Di contro io gli racconto di quanto mi ha cambiata, cosa mi ha fatta diventare e quanto mi senta sull'orlo di un precipizio ogni volta che penso a lui. Sputo odio anche se lui mi sembra già abbastanza carico di odio per se stesso ma poi mi convinco che non sarà mai abbastanza. Pagare nel senso di andare un po' in prigione non era quello che volevo per lui, pregavo sempre perchè rivivesse in loop le mie urla di coscienza e la mia assenza dolorosa.

"Stai con qualcuno?" mi dice lui

"Come potrei." ribatto malinconica. Penso a Ray e alla giornata passata come una coppia normale e penso alla spensieratezza che mi ha dato e di quanto abbiamo giocato con il fuoco al tira e molla.

"Tu potresti, sei una donna forte" mi dice con un sorrisino. E' bellissimo e vulnerabile. Ha gli occhi ancora rossi dai singhiozzi, le occhiaie pronunciate e i capelli scompigliati ma è bellissimo.

"Sono una donna forte quando non si parla del mio cuore di burro. Hai mai fatto sciogliere il burro fuori dal frigo? Una volta che si è sciolto si può anche solidificare di nuovo se lo metti in frigo, ma non avrà mai la stessa forma di prima. Sarà deforme, difficile da tagliare e da spalmare e non tutti lo vorranno perché è strano e martoriato. Il mio cuore è così" dico convinta.

"Le tue metafore e similitudini rimarranno sempre le migliori. Riesci a spezzare sempre la drammaticità con un po' di realismo" dice ridacchiando poi mi guarda e si fa serio "Mi sei mancata. E avrei davvero voluto spiegarti tutto. Avrei voluto riempire il vuoto che ti ho lasciato con le mie scuse"

Si avvicina e mi abbraccia con forza. E' un abbraccio stretto che non contraccambio. Lascio che le braccia mi cadano ai lati del corpo con pesantezza e ho gli occhi chiusi. Pizzicano e le lacrime cominciano a sgorgare veloci e liberatorie, come nella doccia. Lascio che questo abbraccio vada avanti per una quantità di secondi che non so quantificare, poi improvvisamente sento qualcosa dentro di me, quella forza che mi mancava fino ad ora che mi fa aprire gli occhi e mi fa realizzare tanto. Come un lampo di genio. Apro gli occhi di scatto decisa a dire le ultime parole e mettere il punto definitivo a questa storia, ma quando i miei occhi si sbarrano quello che vedo mi manda in pappa il cervello. Ray se ne sta lì, da le spalle a Marco e mi fissa, con sguardo interrogativo, sembra deluso. Allontano Marco e lo guardo, poi guardo Ray. Apro la bocca e sono di nuovo immobile. Dietro di Marco vedo Ray allontanarsi e sento che una parte del mio burro deforme si squaglia di nuovo. Scosto Marco e cerco di seguirlo.

"Jane" si lamenta Marco in un richiamo quasi disperato

"Ray" provo a chiamarlo io

Lui si gira e continua a guardarmi interrogativo.

"Fa niente" mi fa lui

"Tu.. non.. io.." farfuglio

"Non mi devi spiegazioni Jane. Ho sbagliato io a venire qui sotto, speravo di trovarti e passare del tempo con te, volevo dirti delle cose" Ray suona davvero deluso

"Resta" lo imploro

"Non posso. Non così. Tu.. non sembri nelle condizioni" mi dice

Eccolo qui. Un altro uomo che scappa alla prima difficoltà. Ho sbagliato io.

"Vai pure allora" dico acida e mi giro puntando verso Marco. La sua faccia è rossa di gelosia, rossa di rabbia perchè l'ho lasciato così.

"Chi era quello?" sbotta

"Niente che ti interessi. Hai perso ogni potere di chiedere cose da me e a me qualche anno fa. Ascolta. Tu ti sei preso tutto da me e non potrai mai ridarmelo indietro. Le tue scuse non potranno mai riempire il mio vuoto, e io non voglio che tu lo faccia. Non sai quanto male mi hai fatto, quanto male mi fa pensare alla violenza gratuita che mi hai inflitto, e non posso, non posso proprio, giustificare il tuo comportamento dietro una dipendenza, perchè anche quella è una colpa e non una debolezza. Ti odio, ti odierò sempre come ti ho amato e ti amerò sempre un po', ma non chiedermi più di vederti, non toccarmi mai più e non provare ad intrometterti più nella mia fottutissima vita. E' mia, lo è diventata ormai e voglio capire da sola come viverla. Ti auguro di riuscire a capire quale sia la tua vita il prima possibile." dico tutto d'un fiato e lo guardo. "Addio Marco. " Mi giro e riparo dietro le porte scorrevoli dell'albergo. Mentre si chiudono sento i singhiozzi di marco e la sua voce debole che dice "Jane, amore..". Alzo lo sguardo e cammino spedita verso l'ascensore. 906 penso, e il mio pensiero va a Ray. Lo sconosciuto che voglio conoscere.

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Questo capitolo è tutto per L. perché si è rialzata dal lettino come nessuno avrebbe fatto e ha fatto del suo dolore la sua missione di vita contro le violenze sessuali e per un sesso sano, perché no violento se consenziente.

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