SE SOLO NON MI ARRABBIASSI...

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Dedico questo libro a tutte le persone che hanno sempre creduto in me, che hanno sempre creduto che in un futuro io possa esprimere i miei sogni più grandi...

*

Avevo appena dato un pugno ad un professore.

Che ci potevo fare? Continuava a prendermi in giro.
Oh, non mi sono presentata! Io sono Dafne Bianchi, nome schifoso: chi me l'avrebbe dato se non i miei genitori strambi?Loro vivono a Marino, un posto lontano da dove vivo io con i miei zii.
Perché vivo con loro? Ho deciso di andarmene per conto mio via di casa, i miei mi sopprimevano con tutte quelle regole.
Inoltre, mio padre è un militare e mia madre una dottoressa. Chi se non questo prototipo di genitori ti farebbe uscire di testa? Basta, sto parlando troppo di loro anche se non ne parlo mai.
Comunque, ho 18 anni, vivo a Milano e... niente!
Spesso sono a pezzi per la storia dei miei, che, non mi mancano assolutamente, però tutti hanno qualcuno su cui contare ed io nessuno. Vabbè, per modo di dire, ho il diario su cui scrivo e un super migliore amico.
Lui è completamente diverso da me, partiamo dal presupposto che ha 19 anni e, poi, dai, sta sempre a studiare e sembra un adulto di 1232 anni! Però, quando sto male, lui c'è sempre... sempre, da 1 anno. Da quando mi accasciai sul ciglio della strada senza una meta e una vita. Lui fermata la macchina, mi diede la sua felpa e mi ospitò a casa sua per un pò. Poi scoprii dei miei zii che vivano a due passi da lì: Olga e Ugo, completamente diversi dai miei genitori! Loro mi fanno fare tutto ciò che voglio! Posso tornare a casa alle 5 del mattino, posso tatuarmi, posso trasferirmi quando e come voglio e, per giunta... posso non andare a scuola..Vi chiederete perché io ancora ci vado se tutti gli studenti del mondo la lascerebbero alla prima occasione. Beh, perché io voglio imparare, anche se poi è più forte di me e faccio sempre qualche casino. Dopo aver dato un pugno a quel professore per il mio piercing all'orecchio sapevo che non l'avrei passata liscia, infatti i miei zii mi chiesero se la sera a cena avremmo potuto parlare di una cosa. Ero curiosa anche se leggermente agitata. Ecco, la cena era pronta.

Allora, ero leggermente, MA LEGGERMENTE FREGATA... sarei dovuta andare in un posto strano per qualche mese, lontanissimo da Milano. Zio Ugo mi aveva fatta subito sedere e, velocemente, mi disse che ero sospesa da scuola per 3 mesi. In quei tre mesi sarei dovuta stare in quello strano campo per scaricare la mia rabbia. Più che altro in quel momento la mia faccia era piena di lacrime per un altro motivo: Alex partiva... e non l'avrei potuto rivedere prima di un anno....

"Daf, rispondi, perfavore, vediamoci davanti al solito bar.."

Non volevo saperne niente dei suoi messaggi, non potevo vivere senza il mio migliore amico..
Sono corsa subito nel mio posto sicuro.
- Ecco la nanetta, come va? Su, prendi i guantoni e vai sulla postazione-.
Bill è il migliore, mi ha aiutato a non reagire in molti casi, mi ha insegnato a sfogarmi con le piccole cose. -Guardami in faccia, non partire prima del mio via a tirare colpi-.
Quei maledetti, stupidi e insignificanti tre numeri erano troppo lunghi per me, così iniziai subito a colpire i suoi guantoni rossi come il fuoco buttando via tutto quello che avevo subito di quella giornataccia.
Me ne ero tornata a casa ed ero salita in camera mia, quando... Alex era lì, tutto sudato...
-Sono arrivato qui di corsa, perfavore, Daf, non è colpa mia, devo pur sempre costruirmi un futuro-.
- In una scuola di cui non sai nemmeno il nome? Una scuola con regole che ti faranno uscire di testa? Proprio non capisco, dovresti andare all'Università per costruirti un futuro.-
Gettai a terra con tutta la forza che avevo i guantoni da box e, fregandomene che lui fosse lì, mi buttai sul mio letto piangendo, con la faccia sul cuscino.
La sua mano si poggiò sulla mia spalla, come segno d'appoggio.
- Come mai oggi sei andata da Bill? Cosa ti ha fatto arrabbiare?-
- Parto pure io... per il pugno al prof mi spediscono in una scuola militare per 3 mesi.-
Alex rimase rigido e fermo per qualche secondo e facendomi forza, lo cacciai.
Lui però rimaneva lì, con la sua solita postura dritta e l'orecchino a serpente a fargli da portafortuna, perché, dai, si sapeva, quando ero arrabbiata rischiavano tutti di finire in ospedale.
Le lacrime mi avevano rovinato tutto il trucco e stavo oramai macchiando il cuscino col mascara bagnato quando due possenti braccia si arrotolato attorno alla mia vita e mi avvolsero per farmi alzare.
- Daf, non deprimerti, ci incontreremo in un modo o nell'altro!- disse lui con insicurezza mentre mi toglieva il mascara da sotto l'occhio con il pollice.
Io annuii con poca convinzione sperando con tutta me stessa di poterlo rivedere in quei 3 mesi.
- Quando dovresti partire?- chiese lui sorridendo come nessuno sapeva fare. Lui riusciva a tirarmi sempre su di morale, anche quando volevo sferrare pugni da assassina alle ochette nella mia scuola.
- Domani.- risposi netta.
I suoi occhi si spalancarono e lasciò cadere l'enorme ciuffo di capelli neri che aveva su tutto il suo viso stupito.
Sospirò e decise di rintanare le sue emozioni nella preparazione della valigia insieme.

- Un top nero?- Lui continuava a scuotere la testa con disaccordo.
Avevo stravolto tutto l'armadio trovando solo una misera maglia nera da portare.
- Dei pantaloncini di jeans?- chiesi con occhi dolci.
- No, ancora non ci siamo.-
- Un top rosso?-
- No.-
- Ma daiiii, mica sto andando in un convento di suoreeeee-.
- Hai ragione, sarà ancora peggio.
Inizia a calcolare che la divisa te la forniscono loro con anche gli anfibi, magari porta solo 3 paia di calzini spessi, la biancheria e, magari, un top nero che non ti faranno mai usare.-
- E va bene...- dopotutto mi toccava ascoltarlo dato che lui era quello che aveva sempre ragione.
Chiusi la valigia con tutta la forza che avevo, fallii con vari tentativi: ci saltai sopra, la cercai di chiudere persino con un manganello, ma niente.
- Basta che fai così..- Alex prese la cerniera e la chiuse con "delicatezza", come faceva sempre.

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