GUARIGIONE FA RIMA CON PRIGIONE

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Io e Martina scendemmo le scale con solo delle ciabatte e ancora i pigiami addosso, dove sarà stata l'infermeria?
Iniziai a girarmi attorno ritrovandomi in un'ampia stanza.
Ecco. Un cartello indicava dove si trovava la stanza di ricovero.
Martina voleva controllare se ci fosse qualcuno, ma, io ero troppo agitata per aspettare.
Presi a correre verso la sala medica e davanti a me trovai un letto con rotelle, una bruttissima scena mi si aggrappò agli occhi: Alex era sdraiato con tutti lividi, ma per fortuna sembrava non essere niente di grave. Ma la cosa che mi fece tremare fu vederlo in quello stato, per quel cretino di Paolo.
- Daf... forse è meglio non a-
Ma Martina non potè nemmeno finire di parlare che io mi catapultati ad abbracciarlo.
- Alex...- dissi avvicinandomi al suo orecchio.
- Sono qui con te...- gli strinsi la mano e pochi attimi dopo lui ricambiò la presa.
- Nanetta, ti scopriranno...- sussurrò piano dentro al mio orecchio.
Io non volevo lasciarlo andare, non questa volta.
- Ma, Alex...- il suo indice si posò sulle mie labbra, delicatamente.
Una strana sensazione si impadronò del mio stomaco: sembrava che mi stessero bruciando gli organi.
Rimasi a fissare i suoi occhi grigi come le nuvole di inverno.
Io non riuscivo a dire una parola mentre rimanevo rapita dal suo sguardo, era, era una strana sensazione quella che mi stava divorando viva.
- Dafne...- lui non mi chiamava mai con il mio nome completo, sarebbe stata sicuramente una cosa seria se solo...
- Altolà!- il comandante De Luca entrò di soprassalto ed iniziò a strillarci contro.
Beh, dopotutto aveva ragione, erano le 2 di notte e mi aveva trovata a parlare con un ragazzo mentre ero abbracciata a lui.
- Comandante le posso spiega-
Non feci in tempo a finire la frase, naturalmente.
Ci fecero prendere di corsa i nostri cuscini e ci portarono in una specie di cella che si trovava all'ultimo piano.
Era tutto buio e pauroso, generalmente ,quando mi trovavo al buio, la mia mente cominciava a pensare ed a riflettere su tantissime cose: erano i momenti peggiori.
- Dafne..- la mano di Martina si stava per poggiare sulla mia spalla, ma...
le diedi una spallata e rimasi lì, accucciata, rintanandomi all'interno dei miei pensieri.
Di lì a poco la mia permanenza all'interno della scuola militare sarebbe stata un susseguirsi di guai e fughe, continuavo a pensare.
Così strinsi l'unica cosa che mi poteva far pensare a qualcosa di felice: il ciondolo a cuore.
In quel momento chiusi gli occhi beatamente e iniziai a sognare.
- Nanetta, tra poco torniamo a casa. Tra poco possiamo tornare a guardare film insieme alle 4 di mattina. Tra poco, tra poco mi riuscirai a riabbracciare.
Tra poco... -
Ma qualcosa interruppe ciò che stava per dire: un'enorme ventata ci spazzò fino ad un cunicolo buio dove le persone che sopportavo di meno si palesarono.
Mio padre, con un'ascia e un'armatura.
La mamma, con una mare di lacrime mi stava facendo affogare.
E per finire... Paolo.
Continuava a tirare pugni ad Alex fino a che... tutto esplose.

- Bianchi, esca fuori dalla cella.-
Una voce mi fece sobbalzare, era mattina.
L'allenatore mi stava aprendo la cella mentre Martina si stropicciava gli occhi.
Mi alzai barcollando con tutta la schiena dolorante per aver dormito tutta la notte senza un materasso decente.
L'allenatore sembrava essere molto arrabbiato e credo che quel giorno ci abbia fatto morire dalla fatica.

- Ringraziate le vostre due amichette, oggi allenamento continuo!- strillò a tutte le reclute.
Tutti ci fissavano con rabbia, erano tutti infuriati.
Ci fecero fare 120 flessioni, 50 giri di tutta la struttura e 230 salti continui, sì, sono molto brava a contare.
In questo modo fu tardi pomeriggio, e, dopo aver fatto le docce, ci ordinarono di pulire tutta la mensa da cima a fondo.
Io in testa avevo ancora il pensiero di Alex, continuavo a stringere il ciondolo a forma di cuore umano pregando che il mio migliore amico stesse bene.
- Bianchi, il generale Bianchi la sta aspettando in quell'ufficio.-
Cosa doveva dirmi?

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