Capitolo 2

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Delia*

È sera e sono in camera, penso a Damian, il ragazzo che mi ha parlato stamattina.
Con il suo sguardo ipnotico, e i suoi occhi, hanno un colore molto particolare, indefinibile.
Sembravano un cristallo iridescente, a tratti azzurri, altri verdi e mi è parso che diventassero anche gialli, in alcuni momenti.
Era decisamente più alto di me, arriverà come minimo a un metro e novanta, i capelli corvini creavano un contrasto bellissimo con la sua pelle chiara e marchiata da qualche tatuaggio.

Era vestito in modo semplice, una maglietta nera, che faceva intravedere il corpo muscoloso ma non eccessivo e un paio di jeans scuri che lo fasciavano
alla perfezione.

Insomma ci ho parlato per poco tempo, ma i miei occhi lo hanno ammirato parecchio, tanto da non farmi dormire.

Mi ha stupita che conoscesse il significato del mio nome.

Come una sciocca, gli ho spiegato il motivo del perché mi chiamo così e mi sono imbarazzata.
Voglio dire, neanche lo conosco e già gli ho raccontato una cosa così personale.
Inoltre, sono sicura di essere arrossita in quel momento.
Idiota.

Comunque, nel tragitto per tornare a casa, dopo le lezioni parlai a Selene di lui.
Mi disse che era piuttosto conosciuto, la sua ex lo aveva tradito e per questo era stato un po' sotto i riflettori, ma di lui in sé, si sà ben poco.
Non mi stupì che la mia amica fosse a conoscenza di queste informazioni.
Dove c'è Selene, c'è gossip e dove c'è gossip, c'è Selene.

Morfeo stasera ha deciso di non concedermi il sonno.
È troppo tardi per leggere un libro o dedicarmi ai miei hobby perciò, farò una cosa che faccio da quando sono bambina.
Mi reco in cucina, seguita da Cherry e Choco.
Il mio secondo cagnolino.

«È inutile che mi seguite, non è l'ora della pappa.» sussurro dato che è tardi, Gabriel e mio padre dovrebbero già essere a letto.

Prendo del latte dal frigo e lo metto a scaldare in un pentolino.
Da quando ho memoria, capitava spesso che non avessi sonno, così mia madre, mi preparava un bicchiere di latte caldo e questo mi stendeva, letteralmente.
Verso il latte nella tazza con il disegno del mio anime preferito, è un regalo che mi fece mio cugino Aron.

Sto per tornare in camera, ma vedo mio padre uscire dalla sua.
«Delia anche tu non riesci a dormire?»
«Putroppo no.»
«Hai bisogno di qualcosa?» mi dice.
«Grazie ma come vedi, no, sono ok.»
«Va bene... Io mangio qualcosa, mi è venuta fame.»
«Va bene notte.»
«Buonanotte Delia.» sembra dispiaciuto.
Qualche giorno fà, abbiamo avuto una discussione sulla scelta dei miei studi.
È un avvocato e vede solo quello che i soldi possono fare.
Vorrebbe che facessi un lavoro che in futuro mi concedesse stabilità.
Io al contrario vorrei seguire le mie passioni e mi piacerebbe diventare una Scrittrice.

Non lo biasimo, ha lavorato duramente per me e Gabriel, ma quando tentiamo di parlare con lui di noi, non vede e non sente altro se non se stesso.
Gli voglio bene e vorrei davvero riavere il bel rapporto che avevamo, però è molto difficile.

Sono in camera con i miei "pelosini", mi stendo sul letto, ho finito di bere la tazza di latte e finalmente i miei occhi si chiudono.

Il giorno dopo.

La sveglia suona e mi alzo contro voglia dal letto.

Credo si fosse capito che la mattina faccio veramente fatica a staccarmi dal
mio amato letto.
Come sempre vado al bagno e lavo lo stretto necessario, mi trucco rapidamente con i pochi trucchi che ho, pettino i capelli e ieri sera per oggi ho preparato, un vestito color pesca che mi arriva fino alle ginocchia, le "Converse" bianche e un giacchetto di jeans. Mi vesto e vado a fare la mia
solita colazione.

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