Prologo

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Cammino a passo svelto verso casa, è tardi e a quest'ora non c'è quasi nessuno in giro.
Mi è stato detto più volte di non muovermi da sola, soprattutto se sono a piedi, ma purtroppo i miei genitori sono rimasti a Venezia e io mi sono ritrovata a vivere da sola a Legnano.

Mancano solo cinque minuti e poi potrò tirare un sospiro di sollievo, ma proprio quando ormai sono arrivata al portone di casa, due braccia mi strattonano e mi spingono contro il muro.

Un ragazzo con il volto coperto tira fuori un coltellino e mi intima di dargli tutto quello che ho, faccio per tirare fuori il portafoglio, ma il suo amico mi immobilizza mentre il primo ragazzo si abbassa i pantaloni.

Provo a dimenarmi, ma niente sembra avere più alcun senso.
Le forze cominciamo a venirmi meno quando le mani del ragazzo coperto in volto mi strappano le mutande, ride e la sua risata mi graffia i timpani.

"Come sei carina" il suo è un sussurro, ma riesce comunque a farmi raggelare il sangue.

Qualsiasi cosa io faccia non servirà a togliermi gli aggressori di dosso perciò, mentre piango, non mi resta altro che lasciarmi andare al mio destino.

Quando hanno finito di divertirsi ho ormai perso la mia dignità, mi vergogno del mio corpo, delle mie cosce con le impronte delle loro mani e delle mia mutande macchiate di sangue.
Non immaginavo che il mio primo rapporto potesse risolversi ad essere un atto di violenza sessuale, ora so che cosa si prova a dover convivere con qualcosa di più grande di noi.

Mi provo a dare una sistemata mentre chiamo un taxi perché mi porti dritta all'ospedale, non facci tempo neanche a riagganciare che un ragazzo passa di lì, i suoi occhi verdi si incastrano nei miei ma poi si allontana velocemente girando nel vicolo.

Una settimana dopo

Dopo una settimana da quel fatidico giorno decido che è ora di riprendere in mano la mia vita.
La mia psicologa mi è stata d'aiuto e mi ha fornito numerosi consigli, che spero rivelarsi utili per l'avvenire.

Ho un colloquio di lavoro oggi, nel bar a dieci minuti da casa mia dove spero di riuscire a racimolare qualche spicciolo durante quest'estate.

Non ho ancora detto niente ai miei genitori dello spiacevole evento, ma non mi sembra il caso di farli preoccupare e sentire in colpa per non essere venuti con me.

Mi sistemo i capelli ondulati biondi e mi passo il mascara sulle ciglia, un po' di blush per rendere più presentabile il mio viso e infine passo il lucida labbra.
Decido di indossare una camicetta bianca e una gonnellina nera a cui abbino le mie all star nere, poi prendo il cellulare, il portafogli e ficco tutto nella mia borsetta di subdued nera.
Devo ottenere quel posto per poter andare avanti.

[...]

Sono felice oggi perché ho avuto qualcosa di buono dopo ciò che mi è successo. Ora so che posso continuare la mia vita e rialzarmi lentamente, ho un lavoro e mi ci dedicherò con grande impegno a partire da adesso, il mio primo turno.

Man mano che i clienti ordinano porto ai loro tavolini ciò che hanno richiesto, finché un ragazzo insieme ad un gruppetto non prende posto al tavolo più largo.
Li raggiungo per prendere le ordinazioni e rimango a bocca semi aperta.
Quegli occhi verdi io li ho già visti.

Eri tutti i miei guai | ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora