12

570 19 7
                                    

Mi sento molto confusa e odio quando mi succede, preferisco avere tutto sotto controllo in modo da poter agire razionalmente e non impulsivamente come ormai sto facendo da troppo.
Mi guarda per cercare di interpretare cosa mi stia passando per la testa in questo momento, i suoi occhi si distendono quando muovo qualche passo verso di lui seppur rimanendo titubante.
Vorrei anche essere una persona coraggiosa in modo da potergli dire come mi sento, ma non ne sono capace, non è mai stato nelle mie corde.

"Io non so perché l'ho seguita fuori quel giorno" inizia a spiegare senza interrompere il contatto visivo.
"Voleva solo parlare e io volevo chiudere definitivamente qualunque cosa ci fosse stata"
Sembra sincero e io non posso che credergli, anche perché non sono mai stata messa al corrente sulla sua storia e quella di Roberta.

"Non l'ha presa bene lei, ma non mi è mai importato a dire il vero"
Si passa una mano tra i capelli segno che si sente in imbarazzo, una cosa che capita così di rado.

"Andre" cerco di calmarlo perché capisco che sta iniziando ad agitarsi.
"Non importa" ma non ci credo più di tanto nemmeno io. Importa perché mi ha fatta sentire usata e solo un giocattolo, e la cosa mi ha ferita più di quanto potessi immaginare.

Mi sfiora la mano con le dita, facendomi venire i brividi. "E poi tu hai deciso di ignorarmi per tutto questo tempo" sospira appena "e io non sapevo come parlarti di nuovo"

Non ha neanche tutti i torti tenendo conto del mio comportamento da quel giorno in poi. Ma c'è anche da dire che avevo i miei motivi per reagire in un determinato modo invece che in un altro.

Mi stringo nelle spalle sentendo improvvisamente il sonno impossessarsi di me. Cerco di trattenere uno sbadiglio, ma fallisco miseramente e lui si lascia scappare un sorriso. Uno di quelli belli che ti scaldano il cuore, non ne avevo mai visto uno così bello prima d'ora.
Mi spinge delicatamente in camera e io non oppongo alcun tipo di resistenza, mi fa stendere sul letto e mi copre con il lenzuolo soffermandosi a guardarmi prima di provare ad allontanarsi.
La mia mano si muove da sola e afferra la sua, inutile dire le mille farfalle che mi volano nello stomaco quando lui si gira e torna a guardarmi.

"Rimani"
Non serve dire altro perché lui si stenda accanto a me e mi circondi le spalle con il braccio stringendomi leggermente.
Riesco a sentire il suo solito profumo, così fresco ma allo stesso tempo vivace e caldo.
Penso che potrei rimanere qui per sempre a bearmi della sua presenza. Da quando è entrato nella mia vita tutto è cambiato, compreso il mio modo di sentire le emozioni.

[...]

Un raggio di luce passa attraverso la finestra costringendomi a svegliarmi. Sento ancora gli occhi pesanti, ma mi stiracchio e mi alzo molto lentamente per raggiungere la cucina e preparami una tazza di caffè.
Paky sta lì, appoggiato con i gomiti sul tavolo e la testa tra le mani mentre sospira pesantemente.

"Tutto bene Vinc?"

Alza lo sguardo solo per puntarlo su di me.

"Pff" sospira. "Ieri sera ho bevuto troppo ed ora ho un mal di testa allucinante. Ma dimmi, con Andre?"

Immaginavo che prima o poi sarebbe arrivata la fatidica domanda a cui io non avrei saputo ovviamente rispondere, ed infatti così è.
Non saprei spiegare cosa è successo ieri, anche perché poi sono andata a letto perché ero fin troppo stanca per continuare la conversazione con lui.
Ricordo perfettamente la sensazione delle sue labbra che si appoggiano sulle mie e il desiderio enorme di saltargli completamente addosso, ma scaccio tutto ciò dalla testa per non farmi scoprire da Vincenzo che ormai sa già anche troppo.

"Abbiamo solo parlato un poco, poi mi è venuto troppo sonno e mi sono infilata sotto alle coperte"

Mi guarda attentamente come per vedere se gli sto nascondendo qualcosa e sono sicura che lui sappia perfettamente che cos'altro è successo.

"Tutto qui? Vuoi veramente farmi credere che non sia successo nient'altro? Fai come vuoi tanto io lo scopro comunque" ridacchia alzandosi dalla sedia. "E poi Andre e Gionata saranno qui per pranzo quindi mi sarà ancora più facile scoprire qualcosa"

Sospiro mentre lui va in bagno ridendo. Odio il fatto che lui riesca a capirmi così bene, non posso tenergli nascosto niente perché tanto lo viene a sapere in un modo o nell'altro.
Non sono pronta a dover fingere che ieri sera non sia successo niente, ma so che è esattamente ciò che dovrò fare perché Andrea non ha alcuna intenzione di farsi avanti e tantomeno di confessare ai suoi amici quanto successo tra noi.

Sono le 12:45, ormai i nostri amici saranno qui a momenti e io non credo di essere neanche un poco presentabile.
Per fortuna la camicetta e gli shorts che indosso sono rossi come il colore che rappresenta Andrea e spero non riesca a togliermi gli occhi di dosso.
Ho il cuore che batte a mille quando vado ad aprire la porta perché Paky sta finendo di apparecchiare la tavola.
Gionata entra senza fare tante storie, mi stringe in un abbraccio e mi lascia un bacetto sulla fronte sventolando una bottiglia di vino bianco sotto al mio naso.

"Oggi pranziamo come si deve" gli sorrido per poi lasciarlo passare affinché vada a riporre la bottiglia nel frigo.

Quando passa Andrea i nostri occhi si trovano e si incastrano gli uni negli altri, biascica un ciao prima di proseguire e io richiudo la porta. Mi sento stupida e delusa, ma d'altronde che altro mi aspettavo?
Sapevo benissimo che sarebbe andata così quindi non posso prendermela più di tanto.
Finalmente Paky finisce di mettere anche i calici e possiamo sederci.
Per non essere costretta a guardare troppo a lungo Andrea, mi alzo e mi offro volontaria per portare in tavola il primo che consiste in una pasta all'amatriciana, tutta bella rossa proprio come piace a me.
Avevo chiesto a Vincenzo di aiutarmi a cucinare dell'altro, ma mi aveva risposto con un categorico 'no', quindi mi ero dovuta arrangiare con quel poco che sapevo preparare da me.

"Emma in versione cuoca non me la sarei mai aspettata" ridacchia Gionata. "Intendo in modo positivo, però ora assaggiamo e valutiamo se è davvero mangiabile"

Gli faccio la linguaccia e mi lamento un po', ma quando deglutisce la sua faccia non sembra schifata come avrei immaginato.

"Però" si lecca le labbra. "Mi hai sorpreso molto, ti meriti il calice bello pieno"

"Oh ma questo era scontato! Paky si è rifiutato di aiutarmi quindi ho dovuto fare tutto da sola"

Andrea sorride appena e non posso far altro che osservare quel suo sguardo così luminoso, i suoi occhi verdi come pezzi da cento proprio come i miei.
Mi ci potrei perdere nei suoi occhi e penso che lo ringrazierei anche se dovesse succedere.

"Oh cazzo" esclamo alzandomi in piedi. "Ho dimenticato le birre in cucina, scusate"

Mi allontano e mi rintano in cucina dove tiro qualche respiro profondo. Non so perché sono così in ansia visto che si tratta di un semplice pranzo con i miei amici, forse è il fatto di avere Andrea davanti che mi destabilizza, ma devo darmi una regolata al più presto.
Proprio per impedirmi di tranquillizzarmi una mano mi sfiora la schiena e si appoggia delicatamente al mio fianco.
Sento il suo fiato sul collo, ma sono come paralizzata e non riesco a girarmi.

"Tutto bene, mami?"

Mi volto appena solo per ritrovarmi quella distesa verde intenta a guardarmi.
Deglutisco a fatica prima di darmi un contegno e schiarirmi la voce.

"Oh sì, solo una fitta al petto, mi capita spesso"

Non è nemmeno una bugia perché piuttosto spesso mi capita di avere ansia e andare nel panico, a tutto ciò poi si accompagnano anche fitte al torace e al cuore, che mi spaventano un tantino di più.

"Lascia fare a me, ok?" mi guarda in attesa di una risposta e io mi limito ad annuire mentre lo seguo nuovamente in sala da pranzo.
Quando ci sediamo torna a parlare allegramente con Paky come se non fosse appena successo nulla, come se io non esistessi, come se per lui non avessi mai significato proprio un bel niente. 

Eri tutti i miei guai | ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora