3

663 18 0
                                    

La serata procede così bene che mi dimentico di tutti i problemi che ho, sono spensierata e questo lo devo solo ed esclusivamente a questi ragazzi che sono appena entrati nella mia vita trasformandola completamente in qualcosa di stupendo.

"Dai balla un po' con me" mi invita Michele prendendomi per mano. In tutto ciò io ancora non ho capito se ci stia provando o se è semplicemente ubriaco e ha voglia di divertirsi.
Ad ogni modo non oppongo resistenza e lascio che sia lui a tirarmi vicino al suo petto.
"Ora facciamo vedere come si balla"

Ridiamo mentre ci muoviamo a tempo con la musica, rigorosamente di Sfera visto che è il proprietario della casa.
Anche lui si aggiunge a noi e sorride compiaciuto che anche a me piaccia la sua musica.

"Papi tu stai seduto lì?" lo punzecchio, ma mi rendo conto di averlo appena chiamato in quel modo davanti a tutti.
Sento le guance tingersi di rosso e andare a fuoco, anche Andrea assume un'espressione che è impossibile decifrare per poi tornare a concentrarsi su di me.

"Cos'è, vuoi che ti stia vicino?"
Non so come rispondergli perciò continuo a ballare imperterrita, alzando solamente le spalle e facendo ridere gli altri, tutti tranne Michele che si irrigidisce un tantino.
"Se proprio non puoi fare a meno"

Deglutisco a fatica quando si alza dal divano e si avvicina lentamente a me, ora lo sento dietro e il suo respiro arriva sul mio collo facendomi rabbrividire.
Non ho il coraggio di voltarmi perché non penso di poter reggere il suo sguardo puntato su di me.
Appoggia delicatamente le mani sui miei fianchi tirandomi solo un poco di più verso di sé, ma sento benissimo il tessuto del mio vestito strofinare sulla patta dei suoi pantaloni.
Non cerco di allontanarmi perché so che non ne sarei comunque capace, allora percepisco il suo sorriso dal momento che emette una leggera risatina che però sento solo io, davanti a me Michele socchiude gli occhi.

"Ora non sai più cosa dire mami"
sussurra al mio orecchio, molto attento che nessun altro oltre a me lo senta.
"Hai perso le parole così improvvisamente" passa una mano lungo la mia schiena scoperta a causa di come è fatto il vestito. Le sue dita fredde mi fanno sobbalzare appena, ma il contatto dura troppo poco perché io ne possa trarre piacere.

"È stato un piacere" dice prima di staccarsi definitivamente e di riprendere il suo posto sul divano, certo non prima di avermi fatto l'occhiolino.
Sento che potrei sotterrarmi ora che sono ubriaca, figuriamoci domani quando sarò tornata lucida e ricorderò questo particolare della serata.

[...]

Alle nove della mattina suona la sveglia e io mi ritrovo nel mio letto nel mio appartamento.
Non ricordo minimamente come ci sono arrivata, ma è una fortuna che non mi abbiano lasciata da sola per la strada, anche se effettivamente potrebbe essere esattamente ciò che è accaduto.

Raggiungo il salotto e sobbalzo quando ritrovo Paky addormentato sul mio divano.
Il mio urletto però lo sveglia facendolo stropicciare gli occhi, sembra quasi un angioletto visto a quest'ora.

"Oh Emma scusami, non volevo spaventarti"
"Fa niente, ma potresti ricordarmi perché stai dormendo sul mio divano?"
Mi guarda con un'espressione come a volermi dire 'ma davvero non te lo ricordi?' così io lo invito a raccontarmi cosa è successo ieri sera.
Ovviamente Paky non mi risparmia neanche un dettaglio, di come io lo abbia supplicato ad accompagnarmi perché avevo paura a tornare da sola e di come lui l'avesse già dato per scontato.
Ma la parte peggiore è quando mi ritorna in mente, da alcuni suoi accenni, ciò che è successo con Andrea.
Come potrò guardarlo ancora in faccia dopo quella situazione così imbarazzante?

"Oddio oddio oddio" mi alzo in piedi tastandomi la fronte con le mani.
"No no no no"
"Che succede?"
"Dimmi che non è vero, ti prego dimmi che non ho fatto la scema con Andrea" i miei occhi lo supplicano di accontentarmi, ma il suo sguardo emana solo desolazione.

Mi ammutolisco al pensiero delle stronzate che ho fatto e mi siedo sul divano accanto a lui.
"Se ti può consolare non l'ho mai visto così divertito in vita sua"
"E come mi può consolare? Mi prenderà in giro a vita"
Paky sospira e sorride cercando di trattenere una risata, probabilmente se qualcun altro fosse al mio posto starei ridendo anch'io.

"Anche dopo che te ne sai andata a fumare con Michele lui è rimasto sorridente tutta la sera. Non era mai successo"
Le sue parole però non mi confortano minimamente, anzi mi confermano del fatto che ora non mancherà mai di ricordarmi quanto successo e io vorrò sotterrarmi in eterno.

"Dio che imbarazzo, ricordami di non bere più così tanto per favore"
"Assolutamente" sorride.
"Cazzo è tardissimo e io devo andare al lavoro" corro in camera a cambiarmi e faccio il più in fretta possibile.
"Vuoi venire al bar con me? Posso offrirti una colazione visto che devo scappare"
Paky non se lo fa ripetere una seconda volta e mi segue tenendomi compagnia per tutta il tragitto.

[...]

Mentre servo alcuni tavoli con gente affamata butto l'occhio al tavolo di Paky, lui sta seduto tranquillo e beve il suo caffè accompagnato da una brioche, tutto offerto da me.
Gli sfodero un sorriso quando mi accorgo che mi vede, ma questo sparisce nel momento stesso in cui Gionata e Andrea entrano nel locale.

Cosa diavolo ci fanno qui quei due?
Fa che siano solo di passaggio ti prego.

"Sapevo che ti avrei trovato qui" sento dire Gionata che poi prende posto accanto a Paky.
Mi giro di spalle mentre ripulisco la macchina del caffè e spero con tutta me stessa che questa tortura finisca.

"Un cappuccino doppio" quella dannata voce...
Senza proferire parola e continuando a dargli le spalle, mi metto al lavoro e poso il caffè sotto il suo sguardo attento.
Rimane in silenzio e fermo al suo posto, senza accennare a prendere ciò che ha ordinato per andare a sedersi.

Faccio per tornare alle mie faccende e voltargli le spalle, ma la sua voce mi costringe a prestargli ancora attenzione.

"Che bel posto questo"
Non so bene come rispondergli perciò mi limito ad annuire, sentendo la salivazione venire sempre meno.
"Oggi sei stranamente silenziosa, è successo qualcosa mami?"

Incrocia le braccia appoggiandosi al bancone e sporgendosi di proposito verso di me. I suoi occhi verdi brillano in confronto ai miei, ed il suo sorrisetto compiaciuto mi urta altamente i nervi.

"Sono solamente ancora assonnata e tu mi stai impedendo di lavorare" dico senza chiamarlo papi, non ho il coraggio di farlo se non ho bevuto almeno un poco.
La mia risposta, in qualche modo, lo fa ridacchiare e io mi domando cos'abbia fatto di male per dover sopportare questo ragazzo.

"Hai ancora bisogno di qualcosa o posso tornare alle mie cose?"
Mi sporgo leggermente oltre il bancone, sperando di metterlo in soggezione, ma casomai ciò ha tale effetto su di me, quindi devo lottare con me stessa per rimanere lucida mentre sono costretta a guardarlo negli occhi. Una dura lotta non abbassare lo sguardo sulle sue labbra, che lui apposta si sta leccando.

"Ho bisogno che ti ricordi di non provocarmi più come hai fatto ieri sera, altrimenti la prossima volta non mi tratterrò più"

Rimango con la bocca aperta mentre lui si allontana, lasciando delle monete, forse anche più delle necessarie, sul banco.
Prima di uscire dal bar chiama con sé i suoi due amici che, dopo avermi salutata con la mano, lo seguono fuori.

Che pessimo inizio di giornata Emma.

Eri tutti i miei guai | ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora