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Il resto della serata lo passo divertendomi insieme a Martina, non beviamo tanto anche perché siamo già belle che andate, balliamo e cantiamo a squarciagola.
Non ci importa dei ragazzi che ci stanno intorno, ci basta essere noi due e spassarcela insieme e in questo modo riesco anche a tenere Michele lontano.

Quando guardo l'orologio mi accorgo che sono già le due di notte e io volevo riposarmi un po' di più domani.
"Marti, io mi sa che devo proprio andare" vado verso la stanza con le giacche e mi impossesso della mia.

"Amore non puoi andare da sola di là, non è affatto sicuro" Martina lo sa perché mi sono confidata con lei due giorni fa, ho sentito il bisogno di parlarne anche con lei e infatti si è dimostrata un'ottima spalla su cui piangere e ho avuto conferma della bellissima amica che ho trovato.

"Starò attenta ma ora devo proprio andare. Ti scrivo appena arriva casa"

Esco con l'intento di camminare il più velocemente possibile, e quando sento dei passi dietro di me accelero, inizio quasi a correre tanto casa mia non è così distante.

"Ma cosa corri, sono solo io" inchiodo sul posto tirando un sospiro di sollievo.

Non mi sarei mai aspettata di trovarmelo li, ma per la prima volta sono felice che sia con me.

"Andrea cristo santo, mi hai fatto prendere un colpo" sospiro un'altra volta facendolo sorridere.

Lui mi affianca e cammina con me verso il mio appartamento.
Quando arriviamo all'angolo in cui tutto ha avuto inizio mi fermo e deglutisco talmente forte che sono sicura anche lui mi abbia sentita.
Riprendo a camminare fino ad arrivare al portone del palazzo, infilo la chiave nella serratura e salgo le scale fono al mio appartamento.
Andrea mi segue fin lì, non sembra volersene andare quindi mi giro verso di lui in attesa di una spiegazione.
Ma vedendo che rimane zitto lo invito ad entrare, rimaniamo entrambi in piedi in mezzo al salotto.

"Emma"

È la prima volta che mi chiama per nome e non ci sono affatto abituata, però devo ammettere che mi piace, lo pronuncia bene.

"Che è successo lì fuori?" so a cosa si sta riferendo ma lo ignoro.
"Andiamo, non è certo la prima volta che in quell'angolo di marciapiede hai una reazione del genere"

Lo guardo confusa.
"Tu come fai a saperlo?"
"Me l'ha detto Paky" risponde e ora tutto ha più senso.

"Nulla Andrea, davvero" cerco di risultare il più convincente possibile anche se mi costa molto.

"Non ti credo" afferma con tono deciso.
Perché diavolo mi legge così bene?

Muove qualche passo verso di me e si ferma quando è veramente ad un centimetro dal mio corpo, con il suo viso così vicino al mio.

"Non mi mentire" è serio e fa quasi paura, ma mi tranquillizzo quando appoggia la mano sul mio braccio.
È un semplice tocco ma mi trasmette coraggio e pace, perciò mi decido a dirgli la verità anche se davvero per me è difficile parlarne ogni volta.
Trattengo qualche lacrima, ma non ci riesco quando mi sto avviando alla fine del racconto, sicuramente rimpiangerò di avergliene parlato, ma la foga del momento e l'alcol nel mio corpo mi hanno annebbiato il cervello facendo sì che svuotassi il sacco.

Andrea non dice nulla, rimane in silenzio per un tempo che sembra essere interminabile e ho paura.

"Ti prego vai via ora, voglio davvero dormire" gli chiedo mentre cerco di trattenere i singulti.

Annuisce solamente, mi lancia uno sguardo, che non so interpretare, e se ne va richiudendo la porta. Mi dà fastidio che se ne sia andato seriamente, ma d'altronde ha fatto solo ciò che gli avevo chiesto, e allora perché diamine me la sto prendendo così tanto?

Eri tutti i miei guai | ShivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora