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Il buio non basta, per nascondere l'imbarazzo di quella situazione strana. Ogni passo sembra produrre un suono immenso, il peso del suo corpo che crolla sul terreno e urla.

Kazuha è leggero.

"Una città splendida, Kuni-kun."

C'è qualcosa di triste, nella sua voce. Nel tono che usa. Nelle sue labbra.

Kazuha ha addosso l'odore di qualcosa che fa male. Quel suo essere così struggente, così perfettamente bello, fa malissimo, perché poi negli occhi, in fondo, c'è altro che non puoi raggiungere, che lui nasconde.

O forse è solo un'impressione.

"Grazie per avermela fatta vedere."

Annuisce. Questa sera il suo nome, dunque, è Kuni. Quello di allora. Quello di quando aveva una persona che fosse soltanto sua; e si prendevano per mano, e si sentiva felice.

E poi quella persona è morta.

Anche Kazuha morirà. Muoiono sempre, gli esseri umani. Forse è il loro più grande pregio e difetto.

Adesso dovrebbe parlarne. Dovrebbe sollevare gli occhi su quel ragazzo e poi straziarlo con le parole che gli pendono dalla faccia, dalla lingua. Vomitargli in bocca tutto quello che ha mai fatto, per liberarsene. Tieni, ora è tuo, grazie tante, tornatene pure a casa. Buon viaggio, Kazuha.

Oppure no.

Oppure potrebbe ascoltare Cyno e giocare al gioco idiota degli adolescenti. Sfiorargli una mano per sbaglio, arrossire e guardarlo, e poi mordergli le labbra, piano, e sorridere, ed espandersi ed esplodergli intorno e intrappolarlo in quella finzione, come se potesse esser vero.

Ti innamoreresti mai di me, tu? Potresti?

"Ma forse è il momento di parlare chiaro, no...?" dice Kazuha.

E lui sussulta, e torna a guardarlo. "Mh?"

"Non penso tu mi abbia portato qui solo per un giro turistico."

Ah, allora non è stupido.

Il ragazzo che oggi si chiama Kuni sorride, con malizia. "Mi sorprendi. Non credevo l'avresti capito."

"E..." Kazuha mette le mani dietro la schiena e scalcia lentamente, come per gioco, come per fingersi innocente e carino. "Non penso nemmeno che sia per una confessione d'amore, Kuni-kun. Giusto?"

Persino lui è ossessionato. "No, giusto."

"Lo supponevo."

Kazuha gli lancia un sorriso ancora più furbo del suo, e lui ne rimane colpito.

"L'ho notato, che sei identico" dice poi.

"Identico...? A chi?"

"A lei."

Lei.

Oh. Sì, questo fa decisamente male.

"... Lo sono?"

Non ricorda più il suo volto, è passato troppo tempo.

"Non capisco cosa dovrebbe essere, questo. Un tranello? Un'imboscata? Da chi...? Per cosa?"

"No, Kazuha." Cerca di avvicinarsi, ma l'altro si ritrae e mette mano alla spada. "No, non... non c'entra nulla, Nahida non farebbe mai una cosa simile. Vorrei che tu lo sapessi. Non vi avrebbe mai invitati qui come pretesto... mai."

"Allora chi sei, tu? E perché hai quegli occhi?"

Apre la bocca per rispondere, ma non riesce.

"Me li ricordo bene, sai" continua Kazuha. "Non potrei sbagliarmi."

"No, io..."

Ma cosa può rispondere? Potrebbe negarlo, ma poi...? Poi dovrebbe spiegargli che no, lui non è Ei, ma ha comunque causato tutto il male della sua vita, in passato. Ah be', allora. Cosa cambia? Non farebbe prima ad assecondarlo? A picchiarlo, adesso? A fuggire, a correre via?

A nascondersi?

"Kazuha, uhm... è... complicato."

"Mh." La spada è ormai pronta, fra le sue dita. "Non vedo l'ora di ascoltare la spiegazione, allora. Ma sia chiaro, Kuni-kun."

Suo malgrado, sorride. Quel kun, ancora, anche mentre è pronto a ucciderlo. Kazuha è...

...

"Non ho mai avuto intenzione di cercare vendetta, perché non si addice alle mie origini e alle persone che ho alle spalle. Ma... non esiste alcuna possibilità che io possa mai perdonare l'Archon electro. Nessuna."

Annuisce. Perché comprende. Perché è d'accordo. Perché nessuno dovrebbe perdonarla, mai. Perché comunque vale lo stesso per lui, e lo accetta.

"Nessuno ti chiederà di farlo."

"Quel che lei mi ha tolto non può venire risarcito, non può tornare in alcun modo. Non può... e quindi lei non può avere il mio perdono."

"Certo."

Ed è quell'immagine che gli rimane in mente: Kazuha con la spada estratta, serio, con quel piccolo viso acceso e all'erta, gli occhi stretti e lucidi, la brezza del suo potere che accarezza i suoi capelli e la stoffa.

L'immagine di Kazuha che odia sua madre, così come lui la odia.

E, anche, l'immagine di quell'odio che lui avrebbe potuto imporre a Cyno. Anche lui, invece di scherzare e ridere insieme, oggi lo guarderebbe in quella maniera, se non per un'imprecisione di un secondo. Sarebbe servito davvero poco, per distruggergli la vita per sempre.

Lui non è meno colpevole di Ei.

"Kazuha..."

Si arrende. Tutti i discorsi sui fidanzamenti e sul piacersi sono così stupidi, ora. Si avvicina, e Kazuha è pronto, e sa che potrebbe batterlo; perché ha battuto Raiden, lo sa, e ora lo sente. Sente quella vibrazione così forte.

Posa una mano sulla lama, il sangue scorre.

"Puoi farmi male, se vuoi. Se ti fa sentire meglio. Però ascolta. Devo parlarti."

E quegli occhi, spalancati, spaventati e assorti.

Si siedono, vicini.

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