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"Per caso è tuo, questo?"

Faruzan lo spinge, lui rischia di perdere l'equilibrio e cadere. Si riaggiusta, solleva lo sguardo su una Nahida perplessa.

Ecco, ora lo odierà.

"Che succede?"

"L'ho trovato in camera sua, stava distruggendo tutto."

Esatto. Come al solito. Giusto?

Nahida però non sgrana gli occhi, non urla, non colora di disgusto la sua faccia. Solo, lo fissa. Nei suoi occhi c'è tanta tristezza, ma anche... preoccupazione, ed è quello a spezzarlo.

Nahida riesce sempre a fargli del male in un secondo, perché lo ama. E non ha ragione alcuna di amarlo, maledizione, eppure le basta un'occhiata per farlo sentire amato, e... che schifo, se lo sente addosso, una vibrazione che lo circonda e lo solleva, come il vento, come quel vento che ora possiede.

Nahida è dolce come la sua vision, come la consolazione che gli è stata donata anche se non meritava niente.

"Stai bene?" gli chiede.

Faruzan incrocia le braccia al petto e si fa seria. "Dovresti educare meglio i tuoi studenti, Nahida. Questo qui è un esemplare problematico, potrebbe combinar qualcosa di brutto."

Ovvio, ovvio.

Ma invece Nahida gli si avvicina e lo spinge a chinarsi. Gli prende le mani, le tiene forte anche se le sue sono troppo piccole per contenerlo, e gli rivolge una specie di sorriso.

"Non ti preoccupare, sistemiamo tutto."

Ed è vero, è proprio così che funziona. Quando qualcuno ti ama, ogni errore che fai può venire sistemato. Puoi sempre correggerlo. Non devi dar fuoco al mondo, puoi chiedere scusa e ricominciare da capo. Puoi riderne, o piangere, o urlare, e dopo arriva un altro giorno, e chi ti vuol bene non smetterà di parlarti o di esserci.

Per lui, è tutto nuovo. Non lo sapeva; non ne sapeva nulla.

La guarda ancora, non sa cosa dire, o se dir qualcosa. Non ha più lacrime, non gli va di piangere. Vorrebbe solo tornare in camera e rimettere in ordine.

"Grazie mille, Faruzan" sta dicendo Nahida, intanto.

"Figurati, però..."

Un'occhiataccia, un misto di curiosità e avvertimento. Poi se ne va.

"Dovresti scusarti con lei, quando vorrai" gli mormora la dea. Sta quasi ridendo. Non è chiaro fino a che punto sia seria. "Faruzan può insegnarti molto, cerca di non alienarla. Mh?"

"... Scusa."

Lo abbraccia. Ed è un tocco talmente sincero e semplice che lui si ferma appena in tempo, non vuole far rumore, non vuole lasciar venir fuori un singhiozzo o qualcosa di patetico, come al suo solito.

Sarebbe bello darle lo stesso.

Sarebbe bello, un giorno.

"Ho parlato con il Generale, prima."

Nahida ora un po' si allarma, anche se prova a non farlo notare. "Capisco."

"Non so cosa sia successo, dopo... mi sono sentito..."

"... Triste?"

Annuisce. "Mi dispiace, ho... rovinato le lenzuola. E i libri."

Nahida fa no con la testa. "Ne ho altri. Ho tutti quelli che servono, e sono certa che non succederà di nuovo. Vero?"

"Sì..."

"Può capitare, di fare una sciocchezza. Ascolta." Gli prende di nuovo una mano, con un tono serioso che su di lei è proprio buffo. "Io sono qui per te. Non smetto di esserci se strappi una coperta. Qualsiasi cosa tu faccia, anche se tentassi di uccidermi, io sarei qui, per te."

Ma non sarebbe giusto.

Non per lui.

"Hai capito?"

"S... sì."

Senza motivo. Così tanto, e non c'è una ragione. Viene amato, e non deve dar nulla.

Sospira. Ha il cuore pieno, non può dire altro, non riuscirebbe.

"Cosa ti ha detto il Generale?"

"Mh... qualcosa sul suo fidanzato."

Nahida sorride. "Già. Forse potresti... chiedere scusa? Per quello che è successo?"

"Pensavo bastasse offrirgli dell'acqua."

"Ma... non ricordavano. Tighnari non lo sa. Forse, se tu volessi parlarne..."

Il ragazzo aggrotta la fronte, al pensiero. Non ha molta voglia di discutere con coppie gay a caso, però Nahida tiene al Generale, e il Generale tiene al suo compagno, ed è una catena che lui ha ferito fin dall'inizio.

"Mh. Se devo."

"Verrò anch'io, va bene? Così siamo in due." Nahida stringe i pugni e finge di combattere, con l'aria. "Ti difendo io, se serve."

Il ragazzo la osserva, divertito, e un sorriso infine gli sfugge. La abbraccia, in fretta, e lei è sorpresa, ma dopo un secondo si lascia stringere senza dir nulla.

Anche lei ne aveva bisogno, in fondo. Sono entrambi molto piccoli, e un po' tristi, ma ora va meglio.

"Grazie."

Lui si allontana piano, si rialza. "Dove posso trovare altre lenzuola?"

Lei lo guida, indica, e insieme camminano.

Un inizio decisamente non veloce, d'accordo, ma pur sempre un inizio.

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